Edio Costantini: basta con lo strapotere dei club di calcio

Sullo sciopero della serie A indetto dall’Assocalciatori

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ROMA, giovedì, 2 dicembre 2010 (ZENIT.org).- “I calciatori della serie A fanno bene a battere i pugni. C’è un attacco selvaggio da parte dei club e della Lega Calcio al concetto stesso di lavoro e ai suoi principi basilari”. Ad affermarlo è Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport. 

In questo modo, Costantini è voluto intervenire sulla decisione dell’Associazione italiana calciatori (Aic) di indire uno sciopero nella 16ª giornata del campionato di serie A di calcio (11 e 12 dicembre) per protestare contro la posizione della Lega di A sul rinnovo del contratto collettivo.

Tra i motivi di frizione tra Lega calcio e Aic, il diritto dei club di trasferire un giocatore ad altre squadre della stessa categoria con stesso salario senza il suo consenso.

“Alcuni calciatori – ha commentato Costantini in una nota – saranno pure milionari, ma restano sempre persone. Non possono essere spostati come pacchi postali in base alla convenienza dei presidenti che sono per altro più ricchi di loro”.

Inoltre “il contratto dei calciatori – ha spiegato – non riguarda solamente quella decina di campioni milionari, ma la stragrande massa di calciatori che guadagnano il minimo sindacale. Gente precaria che, in molti casi, deve far fronte al fallimento della loro società sportiva. Lega e club hanno pochi diritti di fare la morale a chicchessia. Il calcio piange semmai proprio l’arroganza dei suoi dirigenti, imprigionati nella loro autoreferenzialità e nei loro egoismi”.

“Lo sciopero dei calciatori – ha proseguito Costantini – rappresenta il punto di emersione definitivo dello sgretolamento del sistema calcio. Le società hanno fatto per anni la corsa al campione, sperperando denaro, rischiando il fallimento e falsificando i bilanci, senza che nessuno sorvegliasse”.

“Abbiamo gli stadi più obsoleti d’Europa – ha aggiunto poi –. I presidenti pensano di spadroneggiare, di poter ridisegnare il calcio italiano a loro beneficio. Vogliono una superlega che non ridistribuisca i profitti alle serie minori. Vogliono poter sbattere un giocatore in tribuna, oppure venderlo senza nemmeno consultarlo”.

“Occorre – ha sottolineato – che il calcio italiano sia pensato e gestito realmente come patrimonio di tutti i cittadini, e non di pochi privilegiati. Se il sistema appare inquinato, non affiora altra soluzione che un’audace ripresa etica, capace di attingere e far emergere le ragioni fondative e condivise del calcio”.

“Il reale rinnovamento – ha concluso – consiste nell’identificazione di un modello di impresa calcistica che restituisca dignità al calcio in quanto sport, ridisegni il rapporto tra club e risorse finanziarie, elabori un equilibrato quadro giuridico tra soggetti istituzionali interni ed esterni al calcio con l’alta regia del Coni”.

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ZENIT Staff

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