di Silvia Gattas
ROMA, venerdì, 26 novembre 2010 (ZENIT.org).- Missione umanitaria in Ghana, presso l’ospedale St. John of God di Asafo, cittadina nel sud del Paese, a un migliaio di chilometri dalla capitale Accra. Protagonista dell’iniziativa è l’Afmal, Associazione con i Fatebenefratelli per i malati lontani.
Una equipe di una ventina di persone, guidata dal delegato Afmal per le missioni umanitarie fra Benedetto Possemato, partirà il primo dicembre per dare vita alla missione “Ridare la Luce 2010’.
Per quindici giorni, medici oculisti, infermieri, assistenti e volontari, allestiranno ad Asafo un tavolo operatorio per poter effettuare interventi mirati agli occhi e risolvere il problema della cataratta che colpisce gran parte della popolazione africana riducendola alla cecità.
L’obiettivo della missione è quella di debellare la cosiddetta “malattia del fiume”, una vera e propria piaga per gran parte degli africani. Seconda in classifica come causa infettiva di cecità, in alcune zone dell’Africa occidentale questa malattia colpisce un uomo su due con più di 40 anni di età.
Nell’Africa sub-sahariana, la cecità rappresenta una grossa emergenza non solo sanitaria ma anche sociale. Dal punto di vista sanitario, la cecità colpisce circa 2 milioni di persone, che non hanno la possibilità di ricorrere alle cure mediche e chirurgiche. Dal punto di vista sociale, la malattia obbliga le persone che ne sono colpite ad avere un accompagnatore, un “bambino guida” che sacrifica così la sua infanzia per assistere la persona non vedente.
La missione “Ridare la luce” ha dunque due obiettivi: risolvere sia il problema sanitario che quello sociale. Durante i quindici giorni di permanenza in Ghana, inoltre, i medici italiani formeranno i loro colleghi e gli infermieri africani affinché acquisiscano le conoscenze e le tecniche per curare autonomamente, in futuro, le malattie degli occhi.
Finora l’Afmal ha dato vita a ben 21 missioni umanitarie (una in Marocco, sette in Mali, due in Benin, una a Bali, tre in Togo e in Ghana, due in Tanzania e in Ciad), realizzando ad oggi un totale di circa 6.000 interventi chirurgici e oltre 21.000 visite ambulatoriali.