Card. Burke: contro gli abusi, prendere ogni tipo di misura

Non si può mai fare abbastanza, sottolinea

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ROMA, giovedì, 25 novembre 2010 (ZENIT.org).- Uno dei due Arcivescovi statunitensi creati Cardinali sabato scorso ha affermato che la Chiesa deve prendere qualsiasi misura per evitare un’altra crisi degli abusi sessuali, anche se non potrà mai fare abbastanza per prevenire casi di questo tipo.

Il Cardinale Raymond Burke, 62 anni, ha servito come Arcivescovo di St. Louis e Vescovo di La Crosse, Wisconsin, prima di essere nominato nel 2008 Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

Interpellato dalla “Radio Vaticana” sulla risposta della Chiesa agli abusi sui minori da parte del clero, ha affermato che “da un lato si può dire che non si può mai fare abbastanza per evitare che accadano cose così orribili – la più dolorosa rottura della fiducia tra un sacerdote, un padre spirituale, e un bambino”.

Dall’altro lato, ha detto di credere che “sia stata presa ogni misura prudente per far fronte a questo male di modo che non si verifichi di nuovo”.

“Il lavoro continua, ma credo che siano stati fatti enormi progressi”, ha aggiunto.

Il Cardinale si è anche espresso sul modo di guidare i fedeli nella promozione degli insegnamenti morali della Chiesa, richiamando l’ipotesi che “una persona che sposa in modo pubblico e persistente il diritto di una donna di scegliere di abortire il bambino che porta in grembo possa ricevere la Santa Comunione”.

“Nei 2.000 anni della tradizione della Chiesa, essa ha sempre sostenuto fermamente che una persona che è pubblicamente e persistentemente in condizione di peccato grave non dovrebbe accostarsi per ricevere la Santa Comunione, e se lo fa questa le dovrebbe essere negata”, ha dichiarato.

“E’ scoraggiante che i membri della Chiesa affermino di non capire questo o dicano che in qualche modo c’è una giustificazione che fa sì che chi è pubblicamente e persistentemente in condizione di peccato grave possa ricevere la Santa Comunione”.

Sfida bimillenaria

Donald Wuerl, Arcivescovo di Washington, D.C., è l’altro statunitense nella lista dei 24 nuovi Cardinali.

La “Radio Vaticana” ha parlato anche con lui, 69enne originario di Pittsburgh che ha affrontato il tema della “crescente diminuzione della libertà religiosa”.

“E’ vero a livello globale”, ha detto. “Penso che sia qualcosa di cui dobbiamo essere preoccupati come popolazione di questo pianeta”.

Il porporato ha quindi espresso preoccupazione per la libertà religiosa negli Stati Uniti.

“Abbiamo sempre lasciato spazio all’obiezione di coscienza”, “e ora ci sono coloro che dicono fondamentalmente che la religione vuol dire che si può esprimere il culto nella propria casa, ma questo non può ‘trascendere’ e avere un impatto sulla nostra cultura. I valori religiosi insiti nel tessuto della nostra storia non sono più i benvenuti. Penso che sia qualcosa di cui dobbiamo essere ben consapevoli e su cui dobbiamo stare in guardia”.

Il Cardinale Wuerl ha anche parlato delle sfide per la Nuova Evangelizzazione, citando la serie di tre “barriere” principali nel predicare il Vangelo presentate da Benedetto XVI durante la sua visita negli USA nel 2008.

La prima, ha detto il porporato, è il secolarismo, “che non guarda al di là dell’orizzonte dell’oggi. Non pensa alla nostra relazione con il trascendente, con Dio, anche se moltissimi dei nostri giovani scoprono oggi che è una parte essenziale della vita se si vuol vivere in modo davvero equilibrato”.

“La seconda è il materialismo – ha proseguito –. La società consumistica che di cui spesso ci vantiamo è una società concentrata sulle cose e sulla loro accumulazione. E ciò tende a limitare molto il nostro orizzonte”.

“La terza è l’individualismo. Siamo talmente concentrati su noi stessi, sui nostri diritti, sui nostri bisogni, che tendiamo a non fare molta attenzione alla nostra interdipendenza con la gente che ci circonda, la comunità, il bene comune”.

“Il contesto è questo, e penso che sia la grande sfida della Chiesa oggi. Come predicare Gesù risorto e presente in questo mondo secolare, materiale e individualistico? Come aiutare qualcuno a capire che si può davvero incontrare Cristo risorto e avere una vera relazione con Dio? Questa è la nostra sfida, è il nostro compito. Ma è così da 2.000 anni”.

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ZENIT Staff

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