Ricoverati al “Gemelli” di Roma 26 feriti della strage di Baghdad

Su invito del Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone

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ROMA, lunedì, 15 novembre 2010 (ZENIT.org).- Ventisei persone, ferite nella strage del 31 ottobre scorso nella Cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso di Baghdad, sono state ricoverate il 12 novembre sera al Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma. 

Si tratta di sedici donne, tre bambini e sette uomini – trasferiti con l’aereo da Baghdad insieme a ventuno familiari – sfuggiti al massacro avvenuto nella chiesa del quartiere centrale di Karrada, quando un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nell’edificio. Il bilancio dell’attentato è stato di 58 morti e più di 100 feriti, in seguito anche al tentativo di liberazione da parte delle forze irachene dei fedeli tenuti in ostaggio per cinque ore.

Il ricovero, organizzato dal Ministero degli Affari Esteri italiano, in collaborazione con il Policlinico universitario, e su preciso invito del Segretario di Stato vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, segue quello di altri 72 feriti trasportati da Baghdad in Francia nei giorni scorsi.

Secondo quanto riferito in una nota dell’Ufficio stampa del Policlinico, i feriti sono quasi tutti in discrete condizioni e sono assistiti da una task force multidisciplinare prevista per la gestione delle maxiemergenze, coordinata dai responsabili del pronto soccorso della direzione sanitaria. I familiari soggiorneranno in una struttura attigua all’ospedale messa a disposizione dall’Università Cattolica.

In alcune dichiarazioni al sito “Baghdadhope” padre Ameer Gammo, uno dei sacerdoti e dei seminaristi iracheni che ha fatto visita ai feriti, ha detto: “Sono persone ferite nel corpo e nell’anima che non sanno ancora come esprimere il proprio dolore. E’ passato ancora troppo poco tempo ed il dolore, il vero dolore che strazia l’anima, ricadrà su di loro forse tra qualche mese. Eppure, anche se sembra impossibile, mi hanno dato coraggio. Hanno dato coraggio e conforto a tutti noi sacerdoti e seminaristi che oggi li abbiamo incontrati”.

“C’è una ragazza che è stata colpita da una pallottola che ha attraversato prima il corpo di padre Waseem. Quando l’ho vista, ed ho visto il suo sorriso, la sua serenità, mi è quasi mancato il coraggio di chiederle come stava. Lei stessa però mi ha dato la forza e mi ha raccontato di essere, con la madre, l’unica sopravvissuta della sua famiglia. Ho ancora negli occhi quel sorriso dolcissimo e soprattutto nella mente la risposta alla domanda di quale sia il suo mistero: la fede incrollabile di queste persone che le rende forti anche nella tragedia”.

“Molte di quelle persone – ha aggiunto – ci hanno detto la stessa cosa: che mentre erano nella chiesa hanno desiderato di morire perché ciò che stava capitando era troppo orribile da poter sopportare, ma anche che i loro cuori hanno visto, proprio in quella circostanza, il bene, l’amore assoluto della fede che ha spinto padre Thair ad abbracciare dei bambini a lui vicini nel disperato tentativo di salvarli”.

“Tutte le storie che queste persone narrano sono tragiche, ognuna di loro ha perso qualcuno che amava. Tra i feriti c’è anche la mamma di un bambino di tre anni, Adam, che è stato ucciso insieme a suo padre. Questa donna ha con sé la figlia di pochi mesi che è stata colpita da una pallottola che le ha attraversato una gamba e mi ha raccontato di come non appena abbia potuto uscire dalla chiesa abbia affidato sua figlia ad un medico e sia ritornata a prendere Adam”.

“Lei – ha raccontato padre Ameer Gammo – non aveva capito che suo figlio era morto perché in tutte quelle ora non lo aveva mai sentito piangere ma solo gridare ‘Basta! Basta!’ e per questo l’ha portato fuori chiedendo ad un altro medico di salvarlo”.

Secondo quanto riferito sempre da “Baghdadhope” un gruppo di cristiani iracheni si è riunito questa domenica in piazza San Pietro per l’Angelus con il Papa, portando con sé le bandiere dell’Iraq e le foto di alcune vittime della strage nella Cattedrale di Nostra Signora del Soccorso.

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ZENIT Staff

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