La presenza dei laici, contributo all'umanizzazione della vita pubblica

Il presidente dei Vescovi portoghesi parla alla plenaria a Fatima

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FATIMA, venerdì, 12 novembre 2010 (ZENIT.org).- Riconoscendo che “lo Stato e il potere politico non sono gli unici responsabili del governo della Nazione”, monsignor Jorge Ortiga, presidente della Conferenza Episcopale Portoghese (CEP), ha affermato che “lo spirito di missione e di umanità impone che tutte le forze e tutti i settori collaborino in vista del bene comune”.

Il presidente della CEP ha aperto questo lunedì i lavori dell’assemblea plenaria dell’organismo, conclusasi a Fatima questo giovedì.

Nel suo discorso, l’Arcivescovo di Braga ha difeso la presenza dei laici cristiani “nella vita politica, culturale, economica, finanziaria, nella comunicazione sociale”, affermando che “rappresenterà certamente un contributo all’umanizzazione della vita pubblica”.

“Un laicato in sintonia con il Vangelo e con la Dottrina Sociale della Chiesa eserciterà certamente una forza positiva nella risoluzione dei problemi del nostro Paese”, ha affermato.

L’Arcivescovo ha espresso “perplessità per la mancanza di verità nei centri di decisione della gestione pubblica, per l’assenza di volontà nel risolvere le sfide attuali e per l’ansia ossessiva del lucro che conduce alla disumanizzazione della vita”.

“La comunità umana non può scendere a patti con la teoria dei consensi politici minimi che in genere non portano a soluzioni efficaci. L’appello alla giustizia e all’uguaglianza si svuota di contenuto perché senza risultati pratici”, ha affermato.

Monsignor Ortiga ha segnalato che le nuove generazioni “non hanno aspettative in relazione al futuro, sia per la mancanza di lavoro che per la mancanza di orizzonti per la vita”, e che i centri sociali e assistenziali si riempiono sempre più di persone che non hanno più un posto nella propria famiglia.

“Sorgono nuove forme di liberalizzazione e di imposizione forzata di una cultura della morte senza precedenti e minimalista, in cui le proposte conducono tendenzialmente alla disumanizzazione delle relazioni umane”, ha avvertito.

Secondo il presidente dei Vescovi portoghesi, in questo contesto di incertezza “l’appello della Chiesa alla carità nella verità ha perfettamente senso. La verità è un imperativo posto a tutti, è un atto di onestà, soprattutto a livello dei centri decisionali dei vari incarichi politici, economici, sociali e culturali”.

Il presule ha poi indicato che “manca, a volte, una verità oggettiva, che è relativizzata a favore del prestigio e del protagonismo personale”.

“Senza la testimonianza e gli esempi della leadership, come si potranno esigere sacrifici da parte delle persone? Non saranno necessari sforzi di concertazione e di mobilitazione nella ricerca di un modello sociale che duri e dia speranza alla generazione presente e futura?”, ha chiesto.

La Chiesa, ha proseguito l’Arcivescovo, “continuerà ad annunciare la Pasqua del Signore, nell’aspettativa di rispettare il comandamento dell’amore di Cristo e di realizzare le beatitudini nel quotidiano delle persone, nei luoghi in cui le strutture dello Stato non arrivano o smettono di arrivare”.

“Nonostante tutte le difficoltà che possano sorgere nelle nostre parrocchie o Diocesi, cercheremo di mettere in pratica il Vangelo e di essere presenti dove la vita umana non viene rispettata o viene indebolita per mancanza di beni e per l’assenza del senso della vita”.

“Abbiamo la responsabilità apostolica di proporre la bellezza del Vangelo di Cristo ai credenti e all’umanità, e di seminare la possibilità di una vita felice per tutti”, ha concluso monsignor Ortiga.

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ZENIT Staff

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