di Roberta Sciamplicotti
ROMA, martedì, 31 agosto 2010 (ZENIT.org).- “Con la misericordia, Dio ci dà sempre di nuovo una chance, ci concede una nuova opportunità, un nuovo inizio”.
Il Cardinale Walter Kasper lo ha affermato sabato 28 agosto a L’Aquila nell’omelia della Messa che ha celebrato in occasione dell’apertura della Porta Santa presso la Basilica di Santa Maria di Collemaggio per la 716ma Perdonanza celestiniana, rito collegato all’elezione al soglio di Pietro di Papa Celestino V e all’indulgenza plenaria concessa ai partecipanti all’incoronazione del Pontefice, il 29 agosto 1294.
La celebrazione ha chiuso l’“Anno Celestiniano”, indetto per commemorare gli 800 anni della nascita di San Pietro da Morrone, il futuro Celestino V.
Il Cardinale Kasper ha ricordato che quel Papa “visse in un’epoca di una Chiesa ricca e potente, ma anche di una Chiesa in grave crisi interiore a causa del suo coinvolgimento nella politica, in affari di denaro, in conflitti ed intrighi interni, una Chiesa troppo mondana e perciò troppo poco spirituale”.
“Questa situazione gli fece intendere che urgeva una ricostruzione ed un rinnovamento spirituale”, messaggio valido “non solo per il tredicesimo secolo ma anche per il nostro tempo”, visto che l’Europa attuale è afflitta da “una crisi della fede e della vita cristiana forse più profonda e più preoccupante di allora”.
“L’Europa si sta allontanando da Dio e dalle sue radici cristiane – ha constatato il porporato –. Più che mai, anche oggi, il messaggio di Papa Celestino, di penitenza, di perdono e di conversione interiore è attuale per prendere speranza e coraggio per la ricostruzione spirituale”.
“Dio non vuole grandi parole e gesti, dei quali ce ne sono in abbondanza – ha indicato –. Dio vuole un nuovo orientamento del nostro cuore e della nostra vita”.
“Senza misericordia degli uni per gli altri crolla la coesione di una città e di una società. Senza il superamento dello spirito di individualismo e di egoismo, dove ognuno pensa soltanto al suo profitto, non possiamo costruire un nuovo futuro”.
“La porta che apriamo oggi è simbolo della porta che è Cristo” ha ricordato il Cardinale Kasper.
“Varcare simbolicamente questa porta vuol dire che dobbiamo confessare che non sempre siamo stati fedeli, ma spesso infedeli, alle nostre promesse battesimali ed al nostro impegno cristiano. Attraversare la porta che è Cristo significa che chiediamo perdono e misericordia e che rinnoviamo le promesse battesimali e l’impegno cristiano”.
“Oggi è il momento favorevole ed il giorno di grazia”, ha concluso. “Chiediamo misericordia e perdono per avere la vita ed averla in abbondanza”.
Nel suo saluto al Cardinale Kasper, l’Arcivescovo Metropolita de L’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, ha ricordato l’“immane tragedia” del terremoto del 6 aprile 2009, pregando che i familiari delle vittime “possano trovare nella fede in Dio e nella solidarietà dei fratelli almeno un piccolo sollievo al loro immenso dolore”.
“Continuiamo a sognare che un giorno, abbastanza vicino, la nostra città possa risorgere. Eminenza, preghi il Signore, insieme con noi, perché questo sogno possa realizzarsi. E possa realizzarsi presto”.
“Sappiamo che è un sogno difficile – ha riconosciuto –. Ma per chi ha fede tutto è possibile”.
Questa domenica pomeriggio, monsignor Molinari ha presieduto la Messa di conclusione della 716ma Perdonanza Celestiniana e il rito di chiusura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio.
Nella sua omelia, come riporta la “Radio Vaticana”, il presule ha ricordato che il cristiano “è sempre autenticamente libero, pronto a rendere ragione delle proprie scelte prima di tutto a Dio, che parla attraverso la coscienza di ognuno, attraverso il Vangelo e attraverso il magistero della Chiesa”.
“Una volta che con sincerità abbiamo offerto disponibilità al dialogo e all’ascolto di tutti non dobbiamo aver paura di rimanere sempre fedeli a Dio, a costo di metterci contro il mondo intero”.
Al termine della giornata, si è svolto il corteo della Bolla, il documento originale con cui Celestino V istituì la Perdonanza, che si è fermato in piazza Duomo mentre fino al 2008 raggiungeva la torre civica, attualmente in una zona vietata al pubblico per motivi di sicurezza.
In vista della Perdonanza, l’Arcivescovo Molinari aveva scritto una lettera a San Celestino, confessando di averne scritte altre in passato, “alcune accorate (come dopo il terremoto), altre più tranquille”.
Ricordando che la Perdonanza “significa riconciliazione, perdono, pace, amore” e constatando che “la gente, soprattutto all’Aquila, in questi momenti ha tanti problemi”, si è chiesto: “Che ce ne facciamo del perdono e della riconciliazione, mentre la nostra città rimane distrutta, senza abitanti, senza vita, senza lavoro, senza commercio, senza cultura e, quel che più è grave, senza speranza?”.
In realtà, ha osservato, non è vero che il perdono e la riconciliazione non c’entrano con la tragedia che ancora vivono L’Aquila e i suoi abitanti.
“Perdonare significa aver riconosciuto di aver bisogno noi, per primi, del perdono di Dio. E’ un grande atto di umiltà e di verità. E da questa verità sgorga quasi spontanea, da parte nostra, l’esigenza di perdonare i nostri fratelli, di riconciliarci con loro”.
“Riconoscersi bisognosi di riconciliazione e diventare capaci e di perdonare gli altri significa che abbiamo cominciato a maturare dentro di noi la convinzione che non è l’odio e la violenza che risolvono i problemi della nostra società. Ma solo l’amore. E così diventiamo i veri protagonisti della pace”.
“S. Celestino, aiutaci a sentirci bisognosi di riconciliazione e di perdono – ha concluso –. Diventeremo così costruttori di pace e protagonisti della civiltà dell’amore”.