RIMINI, venerdì, 27 agosto 2010 (ZENIT.org).- “Il diritto all’obiezione all’aborto è un diritto fondamentale, costituzionalmente e internazionalmente riconosciuto, perché implica la libertà di coscienza”. Lo ha detto Pino Morandini, vicepresidente del Movimento della Vita (MpV), nel corso di un incontro che si è svolto ieri 26 agosto al Meeting di Rimini.
Il dibattito aveva per tema “Obiezione di coscienza ed il caso Puglia” e faceva riferimento al provvedimento, emanato in marzo, dal Governatore della regione Puglia, Nicki Vendola, secondo cui per l’assunzione del personale medico nei consultori pubblici vengono esclusi i medici obiettori di coscienza.
Il provvedimento ha già suscitato notevoli reazioni nella comunità medica, nel mondo politico e soprattutto negli uffici legali che si battono per il diritto al lavoro. Tanto è che un nutrito gruppo di ginecologi, docenti universitari, medici, esponenti degli ordini professionali ha presentato un ricorso al Tribunale Regionale Amministrativo (TAR) contro la delibera n.735 della giunta Vendola.
La sentenza del TAR della Puglia dovrebbe essere resa nota il 9 settembre prossimo.
La questione riguardante il diritto all’obiezione di coscienza del personale sanitario contro l’aborto è oggetto di discussione anche al Consiglio d’Europa che tra il 4 e l’8 ottobre discuterà se far passare una risoluzione per ridurre drasticamente il diritto degli obiettori che non intendono partecipare a qualsiasi pratica medica che porti all’interruzione volontaria di gravidanza.
L’avvocato Nicolò Mastropasqua, autore del ricorso e rappresentante legale dei medici ricorrenti, ha spiegato che la delibera di giunta della regione Puglia esclude di fatto dagli eventuali concorsi pubblici i medici che non acconsentono a praticare l’aborto.
Nel ricorso elaborato dall’avvocato Nicolò Mastropasqua si chiede l’annullamento del provvedimento in questione e della delibera numero 405, con la quale la giunta pugliese anticipa “il progressivo riposizionamento del personale sanitario che solleva obiezione di coscienza”.
L’avvocato Mastropasqua ha denunciato la delibera regionale come “discriminante” e per la violazione degli artt. 2, 3, 19, 21 della Costituzione per motivi attinenti all’esercizio della libertà religiosa, di coscienza e di pensiero.
Mastropasqua ha spiegato che l’obiezione all’aborto è stata introdotta in Italia dall’art. 9 della legge 194/1978 e si fonda su due basi portanti della nostra Costituzione: sulla libertà religiosa e di coscienza ex art. 19 della Costituzione, e sulla libertà di pensiero ex art. 21 della Costituzione.
Trova altresì fondamento sull’art. 2 della Costituzione che garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, dovendosi ritenere diritto inviolabile dell’uomo anche quello di “non essere obbligato a compiere atti che ritiene diretti, al di fuori dello stato di necessità, a sopprimere una vita umana, sia pure al suo inizio”.
“D’altronde – ha aggiunto l’avvocato – l’obiezione di coscienza trova una solenne garanzia. Oltre che nell’art. 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, nell’art. 18 del Patto Internazionale sui diritti civili e politici nell’art. 9 della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo e le Libertà Fondamentali”.
Anche l’art. 43 del Codice Deontologico dei Medici prevede l’obiezione di coscienza allorché sotto il titolo “Interruzione volontaria di gravidanza” stabilisce che: “L’interruzione della gravidanza, al di fuori dei casi previsti dalla legge, costituisce grave infrazione deontologica tanto più se compiuta a scopo di lucro”.
Intervistato da ZENIT l’avvocato Mastropasqua ha precisato che il provvedimento, emanato dal Governatore della regione Puglia, Nicki Vendola è gravemente lesivo dei diritti al lavoro e dei diritti di eguaglianza.
Pino Morandini ha aggiunto che discriminando i medici obiettori di coscienza si trasformeranno i consultori in quello che più di un politico ha chiamato “abortificio”.
Tra i relatori al convegno anche l’onorevole Carlo Casini, Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, e i medici Andrea Natale e Lucia Crescimbeni.
L’incontro ha suscitato un intenso dibattito a cui sono intervenuti, farmacisti, medici anestesisti, rappresentati di associazioni di volontariato. Tutti si sono espressi a favore del diritto all’obiezione di coscienza.