BHOPAL, venerdì, 27 agosto 2010 (ZENIT.org).- I cristiani in India celebreranno il 29 agosto la “Giornata nazionale dei martiri indiani”, secondo quanto ha reso noto la commissione per l'ecumenismo della Conferenza Episcopale del Paese.
La Giornata vuole ricordare i sacerdoti, religiosi e laici che “hanno sacrificato la vita a causa della loro fede in Cristo” e sono i “moderni martiri” dell’India, secondo alcune dichiarazioni citate dall'agenzia Fides.
Gli indiani hanno scelto l'ultima domenica di agosto per ricordare i cristiani massacrati in Orissa alla fine dell'agosto 2008. La commemorazione mira anche a far sì che i crimini commessi non restino impuniti.
La proposta di celebrare questa Giornata ha trovato unanimemente d'accordo tutte le confessioni cristiane presenti in India. Secondo quanto ha riferito la commissione, si celebrerà a livello ecumenico, dando anche più forza e visibilità alla dimensione sociale e civile.
La commissione ha ricordato che “i cristiani hanno un martirologio comune, che include tutti i martiri del ‘900 e del secolo in corso”.
Monsignor Anil Cuto, Vescovo di Jalandhar e presidente della Commissione per l’Ecumenismo, ha affermato in alcune dichiarazioni citate da “L'Osservatore Romano” che il martirio è “la più alta forma di amore”. “Stiamo facendo uno sforzo per ricordare quanti sono morti nel nome del Signore Gesù Cristo”.
“E’ una memoria che vogliamo confermare e continuare a beneficio delle nuove generazioni”, ha spiegato. “La Chiesa cattolica prevede un iter speciale per dichiarare una persona martire, beato o santo”.
“Noi oggi non vogliamo in alcun modo sostituire questa procedura”, ha avvertito, “ma solo ricordare quanti hanno testimoniato e dato la loro vita in nome di Cristo, conservando e preservando la loro sofferenza e il loro sacrificio come un eredità per le future generazioni”.
In occasione della Giornata si è realizzata una campagna di mobilitazione e sensibilizzazione di tutti i cristiani dell'India. Si stanno organizzando momenti speciali di preghiera, giornate di digiuno e incontri di riflessione e commemorazioni pubbliche.
Sono state anche realizzate giornate di donazione di sangue in alcuni ospedali, evocando la memoria dei cristiani assassinati in Orissa.
La violenza anticristiana nello Stato indiano ha provocato la profanazione e la distruzione di circa 150 chiese, l'incendio intenzionale di 4.500 abitazioni e danni a 13 scuole cristiane. Circa 53.000 cristiani sono rimasti senza casa.