ROMA, martedì, 17 agosto 2010 (ZENIT.org).- L’incontro privato del Papa a Malta con le vittime degli abusi sessuali è servito a sanare molte ferite. A rivelarlo nel volume “L’amore di Dio è più grande delle tempeste e dei naufragi”, pubblicato di recente dalla Libreria Editrice Vaticana, è mons. Alfred Xuereb, 51 anni, originario di Malta, che dal settembre del 2007 affianca mons. Georg Gaenswein come segreterio particolare del Pontefice.
Il testo raccoglie, oltre a una intervista a mons. Xuereb, tutti i discorsi in lingua italiana e maltese pronunciati in pubblico da Benedetto XVI, incluse le risposte date durante l’incontro con i giornalisti presenti sul volo papale, così come la catechesi per l’Udienza generale del 21 aprile in cui ha tracciato un bilancio del suo 14° viaggio internazionale.
Un viaggio quello compiuto da Benedetto XVI dal 17 al 18 aprile scorsi, a celebrazione dei 1950 anni dall’approdo dell’apostolo Paolo sull’isola di Malta, apertosi sotto la “scura nube” provocata dal vulcano islandese, che ha paralizzato i cieli di mezza Europa, e dal polverone mediatico contro la Chiesa che ha fatto seguito agli scandali degli abusi sessuali da parte di alcuni membri del clero.
Eppure il Papa ha paragonato l’accoglienza calorosa ricevuta a Malta con quella sperimentata da San Paolo dopo il naufragio.
Fiducioso sin dall’inizio nella buona riuscita del viaggio, grazie agli sforzi messi in moto dalla macchina organizzativa, mons. Xuereb ha tuttavia ammesso di aver temuto che “gli attacchi mediatici sferrati ingiustamente contro la persona del Papa potessero in qualche modo oscurare il suo messaggio”.
“Vivendo poi in un’era tecnologia – ha aggiunto – , la mia preoccupazione era che la popolazione maltese potesse preferire la comodità di casa e seguire gli avvenimenti in televisione, anziché scendere nelle strade per accoglierlo”.
Al contrario, invece, “lungo il tragitto della papamobile non c’era una strada che non fosse piena di uomini, donne, giovani e bambini in festa”; “le bande musicali suonavano nella piazze antistanti le circa quaranta chiese incontrate lungo il percorso”; e “diverse parrocchie hanno esposto la statua del santo patrono, come espressione di benvenuto, invocando la benedizione del Pontefice”.
In particolare, riguardo l’incontro del Papa con le vittime di abusi, mons. Xuereb ha parlato di “un momento molto toccante e di speciale grazia. Nella cappella della nunziatura, dapprima il vescovo di Gozo, monsignor Mario Grech, ha introdotto l’incontro con una breve preghiera in un clima di grande raccoglimento che mi rimanda col pensiero all’esperienza di Pentecoste, quando lo Spirito discese sugli apostoli riuniti nel cenacolo insieme a Maria”.
“Soprattutto – ha aggiunto – è emersa la singolare paternità di Benedetto XVI. Basti pensare che il portavoce delle vittime ha riferito così ai giornalisti che lo hanno intervistato: ‘Quando ho incontrato il Papa, mi sono reso conto di avere davanti a me una persona molto diversa da come viene descritta dai media’”.
“E’ rimasto toccato dal fatto che il Papa fosse visibilmente commosso e sinceramente dispiaciuto per quanto accaduto – ha continuato –. Benedetto XVI ha anche apprezzato il loro coraggio nel denunciare quanti hanno commesso gli abusi. Inoltre le vittime sono rimaste colpite dal fatto che il Papa abbia preso le loro mani tra le sue”.
“Quel momento – ha commentato – mi ricorda il gesto misericordioso di Gesù che toccava e sanava. Anche in questo caso abbiamo avuto una guarigione, magari non fisica, ma sicuramente spirituale e psicologica. Tanto è vero che uno di loro ha affermato: ‘Ormai per me è un capitolo chiuso. Ora posso ricominciare con fiducia rinnovata nella Chiesa e nei membri della Chiesa che sono fedeli al loro ministero sacerdotale’”.
“L’incontro è durato circa mezz’ora – ha spiegato poi –, ma i presenti hanno avuto la sensazione che se avessero parlato più a lungo il Papa li avrebbe ascoltati per tutto il tempo. E questo nonostante fosse stanco ed in forte ritardo sul programma previsto. Perciò quando si è congedato, i presenti ci hanno chiesto più volte, con insistenza, di porgere al Papa il loro vivo ringraziamento. E si leggeva nei loro volti tanta commozione”.
Tra gli aspetti particolari della visita, mons. Alfred Xuereb ha raccontato che “più volte, prima del viaggio a Malta, Benedetto XVI aveva espresso il desiderio di visitare un sito paolino”.
Per questo quando ha potuto pregare in ginocchio nella Grotta di San Paolo a Rabat, il luogo che fu la dimora dell’apostolo durante i tre mesi del suo soggiorno a Malta, “è come se avesse potuto immegersi, calarsi in quella realtà e incontrare personalmente il grande evangelizzatore delle genti”.
La Messa a Floriana ha rappresentato invece il cuore del pellegrinaggio, il momento nel quale il Papa ha percepito in maniera palpabile la profonda devozione dei fedeli: “Durante il ringraziamento dopo la comunione – ha raccontato mons. Xuereb – c’era un tale silenzio da poter sentire il cinguettio degli uccelli sugli alberi circostanti”.
C’è poi stato l’incontro con i giovani al porto di Valletta, dove “Benedetto XVI ha sperimentato la freschezza di questa Chiesa che continua a crescere soprattutto grazie alle nuove generazioni che vogliono conoscere Cristo”.
“Proprio durante il viaggio del Papa – ha quindi confessato mons. Xuereb – ho scoperto con piacere come siano in aumento i gruppi, specialmente dei giovani, che vanno a fare soggiorni con esperienza missionaria insieme ai loro sacerdoti in India, in Brasile, in Albania, in Etiopia, in Guatemala, nel Perù, e in altre parti del mondo dove operano i nostri missionari”.
“Al ritorno in Vaticano – ha raccontato ancora – sono stato inondato da e-mail, sms, e telefonate di gente rimasta particolarmente colpita dalle espressioni dolci e paterne di Benedetto XVI”.
“Uno di questi messaggi diceva: ‘Ci è successo come agli Apostoli quando Gesù è asceso in Cielo: Il Papa è partito ma noi continuiamo a parlare di lui col cuore pieno di gioia!’. Un altro diceva: ‘Mi si è spezzato il cuore nel vederlo partire, tuttavia il Papa ha lasciato dietro di sé una scia di santità’”.
Dal canto suo, ha continuato, il Papa “ritornava volentieri a parlare dell’entusiasmante esperienza vissuta a Malta, e quando gli ho confidato l’infinita riconoscenza per il grandissimo dono fattoci nell’aver scelto di visitare Malta, tra i tanti inviti che riceve ogni giorno, egli ha risposto: ‘Il regalo l’ho ricevuto anche io!’”.
“Mi è restata nel cuore – ha infine concluso – l’impressione che, come San Paolo, dopo aver sperimentato una furiosa tempesta, ripartì dall’Isola rinfrancato dalla ‘rara umanità’ degli abitanti a cui aveva offerto il dono della fede cristiana, sia accaduto altrettanto per il nostro amato Benedetto XVI”.