Al via a L'Aquila una iniziativa di Adorazione perpetua

Intervista a padre Justo Antonio Lo Feudo

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ROMA, lunedì, 16 agosto 2010 (ZENIT.org).- La città de L’Aquila, che più di un anno ha subito la distruzione a causa del terremoto, dopo tutto questo tempo di buio, amarezza e tristezza potrà vedere una nuova luce: dal prossimo 12 settembre, infatti, giorno della commemorazione del Santissimo Nome di Maria, comincerà l’Adorazione perpetua presso la chiesa di Cansatessa.

L’inaugurazione prevede la celebrazione della Santa Messa alle ore 18 presieduta dall’Arcivescovo de L’Aquila, mons. Giuseppe Molinari.

Per saperne di più ZENIT ha intervistato padre Justo Antonio Lo Feudo, missionario del Santissimo Sacramento, che ha già contribuito ad aprire molte cappelle di Adorazione perpetua in Italia.

Perché è tanto importante per L’Aquila quest’adorazione?

Padre Lo Feudo: Perché essa servirà come sostegno spirituale per tutta la città e perciò andrà oltre i limiti parrocchiali coinvolgendo tutta L’Aquila. La fede nel Signore nell’Eucaristia e l’esperienza altrove, dove c’è l’Adorazione perpetua, assicurano che dalla piccola chiesina s’irradieranno le grazie e le benedizioni e anche la protezione per tutti gli aquilani.

Potrebbe parlarcene di più?

Padre Lo Feudo: Certamente. Tutti sanno che la città è stata distrutta, non c’è più. Gli aquilani sono devastati. La ricostruzione non è soltanto degli edifici, anzi la prima cosa è ricostruire le persone. Devono trovare un nuovo centro. Il terremoto fu una grande forza centrifuga. Tutto è stato sparso, moltissimo perduto e tantissime persone spiritualmente smarrite, decentrate. Il Signore adorato in Adorazione perpetua diventerà il nuovo centro. E’ proprio Lui che chiama tutti: “Venite a Me”. “Venite a Me, voi tutti che siete oppressi e affaticati, Io vi ristorerò”. Gesù nella sua presenza silenziosa nel Santissimo Sacramento ristorerà loro, consolerà tutti, restaurerà le vite. Lui e solo Lui ha il potere di fare nuove tutte le cose. Il Signore pianta la sua Dimora a Cansatessa per unire la società disgregata e unirla in un modo nuovo. Da lì partirà tutto, quando quelli che sono vicini al Signore e quelli lontani andranno per la fede a toccare le piaghe di Cristo per essere guariti.

Come è nata l’idea? Da dove è partita questa iniziativa di Adorazione perpetua?

Padre Lo Feudo: Bisogna prima dire che quest’iniziativa coinvolge principalmente i fedeli laici e che è fortemente consigliata e incoraggiata dalla Congregazione per il Clero e dallo stesso Santo Padre in diversi documenti e che i Vescovi l’hanno accolta con entusiasmo.

L’impianto dell’Adorazione perpetua a Cansatessa è frutto di una missione che ha la sua storia. Infatti, tutto è cominciato prima del terremoto, quando don Marco Manoni, ora parroco di san Giovanni da Capestrano, la parrocchia di Cansatessa, ebbe il desiderio di avere l’Adorazione eucaristica perpetua. Questo desiderio fu confermato dallo stesso Arcivescovo metropolita, mons. Giuseppe Molinari, con un decreto. In quel momento si sono trovati adoratori per coprire alcune ore del giorno ma anche della notte. Dopo il terremoto don Marco si è messo in contatto con me per avere una missione. Bisogna anche dire che il Vescovo ausiliare, mons. Giovanni D’Ercole, è stato di grande sostegno per la nostra missione.

Come è stata la risposta degli aquilani?

Padre Lo Feudo: Malgrado il fatto che abbiamo fatto la missione durante l’estate posso dire che la risposta all’invito dell’Adorazione perpetua è stata generosa e l’Adorazione porterà adoratori provenienti da diverse parrocchie dell’Aquila che copriranno tutte le ore. Sicuramente se ne aggiungeranno molti di più, perché ci sono ancora diversi luoghi dove andare dopo il periodo delle ferie.

In questo mondo così utilitarista, che cosa spinge all’Adorazione?

Padre Lo Feudo: Innanzitutto, l’Adorazione è la relazione connaturale con Chi è il nostro Dio e il nostro Salvatore. Tutti i credenti, per il fatto di essere credenti, adorano Dio. Noi adoriamo il vero Dio rivelato da Gesù Cristo, il Dio Trino e Uno. Il cristiano adora Cristo perché riconosce in Gesù di Nazareth il Figlio di Dio che è Dio. E noi cattolici Lo adoriamo nella sua presenza eucaristica. Infatti, noi Lo adoriamo nell’Eucaristia dove veramente, realmente e sostanzialmente è Lui presente. L’Eucaristia è il più grande tesoro della Chiesa offerto a tutti perché tutti possano in essa ricevere abbondanti grazie e benedizioni. L’Eucaristia è il sacramento che fa presente la Persona di Cristo e il suo sacrificio e ci permette di entrare in comunione con Dio e tra di noi.

L’Adorazione eucaristica è la riconoscenza della gloria di Dio e anche la risposta alla sua chiamata. E’ la risposta alla Santissima Trinità nel Padre, che cerca adoratori in spirito e verità (Cfr. Gv 4:24), all’invito del Figlio che ci dice: “Venite a Me…” (Cfr. Mt 11:28), e alla mozione interiore che viene dallo Spirito Santo e ci fa diventare adoratori. L’Adorazione, ha detto il Papa Benedetto XVI, non è un lusso ma una priorità. Tutti noi abbiamo bisogno di adorare il Signore.

Allora l’Adorazione è un culto o una devozione speciale.

Padre Lo Feudo: E’ il culto dovuto soltanto a Dio, “Il Signore tuo Dio adorerai e a Lui solo renderai culto” (Mt 4:10), dice il Signore. Non è una devozione in più come alcuni erroneamente credono. E’ la devozione per antonomasia. Per capire meglio, cominciamo dalla Messa. La Messa stessa è l’atto più sublime di adorazione ma l’adorazione non si ferma lì perché va oltre l’Eucaristia celebrata. Il dono infinito che il Signore ha fatto di Se stesso non è stato dato solo per essere celebrato ma anche contemplato.

Come insegna il Magistero, la vera comunione è anche un restare con il Signore oltre l’atto stesso della comunione sacramentale vissuta nella Messa. Peraltro ogni comunione implica adorazione, come ricorda il Santo Padre Benedetto XVI in Sacramentum Caritatis, riprendendo appunto le parole di Sant’Agostino: “Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo” (Sac. Car. 66). Vuol dire nessuno fa la comunione senza un atteggiamento di profonda adorazione perché chi si riceve e nientemeno che la Persona di Cristo, cioè Dio.

Nell’Adorazione frequente gli adoratori incontrano pace, sollievo, risposte, benedizioni e la stessa fonte dell’amore da dove prendere le forze per amare. Per fare semplicemente un esempio: questa era l’esperienza della Beata Madre Teresa di Calcutta e delle sue missionarie della Carità. E’ dall’Adorazione quotidiana che prendono la forza e l’amore per andare tra i più poveri dei poveri.

In cosa consiste l’Adorazione perpetua? Che cosa c’è in più rispetto all’adorazione comune?

Padre Lo Feudo: L’Adorazione perpetua avviene quando il Santissimo Sacramento è esposto all’adorazione dei fedeli giorno e notte, tutti i giorni dell’anno. Essa è la risposta permanente lungo il tempo verso Chi non cessa di essere Dio e di amarci di amore eterno. Adorazione perpetua significa Dio sempre adorato e chiesa sempre aperta. Per questi due motivi è unica.

La cappella di Adorazione perpetua è il luogo dove si prega senza sosta rendendo al Signore grandissimo onore e gloria come comunità ecclesiale. E’ scuola di silenzio in cui il silenzio diventa vero ascolto della Parola che si adora nel Santissimo Sacramento, e perciò è anche scuola di preghiera e di presenza a Cristo perciò di crescita spirituale. Davvero, l’Adorazione perpetua è fonte di acqua viva che disseta chi ha sete di vita, è un faro nella notte del mondo, è la porta aperta al Cielo che rimane aperta. Da essa sgorgano grazie e benefici che portano anche grandi conversioni.

Come si adora e come si fa a diventare adoratori e a partecipare all’Adorazione perpetua?

Padr
e Lo Feudo: Alla domanda di come si adora la risposta migliore sarebbe: con tutto il cuore, con tutto l’essere, coscienti di essere dinanzi alla presenza di Colui che è il nostro Dio. Ma non sempre siamo così coscienti, non sempre arriviamo ben disposti. Allora occorre entrare in atteggiamento di adorazione e questo significa entrare con umiltà al mistero eucaristico. Dobbiamo farci piccoli davanti alla presenza di Dio. Dobbiamo saperci bisognosi di Dio. Ricordare le parole di Cristo: “senza di me non potete fare nulla” (Cfr. Gv 15:5). Rispetto, santo timore di Dio, reverenza, umiltà, tutto questo fa parte di un atteggiamento adorante.

Inoltre, l’Adorazione perpetua è in silenzio. Non siamo abituati al silenzio, c’è molto rumore anche dentro di noi. Il silenzio esteriore favorisce il silenzio interiore. Restare in silenzio contemplando il mistero, lasciandosi abbracciare da quella presenza divina che parla al nostro silenzio è adorare. Non importa se non sappiamo cosa fare, se a volte siamo aridi perché Egli sa tutto di noi e sa che siamo lì davanti perché crediamo che Egli è presente. La nostra piccola fede e il nostro povero amore sono accettati e il Signore agisce su di noi guarendo le nostre ferite, portandoci la pace, la gioia magari perduta, dando risposta ai nostri quesiti. Quel tempo che siamo dinanzi al Santissimo Sacramento è molto benedetto da Dio. Egli moltiplica il nulla che diamo con benedizioni, grazie e tutto quello che soltanto Dio può darci, nessun altro al mondo.

Durante l’adorazione non dovrebbe mancare mai il ringraziamento al Signore per tutto quello che ci ha dato e che ci dà, cominciando dalla nostra vita. Dobbiamo ringraziarlo, benedirlo, lodarlo. Magari con i salmi o con altre brani della Sacra Scrittura o spontaneamente. Poi, c’è la dimensione di riparazione per tutte le gravissime offese che si commettono contro Dio, i sacrilegi, le profanazioni, gli oltraggi al suo Santo Nome, al Nome di Maria e di quello di tutti i santi e gli oltraggi a ciò che è santo. Riparare anche per tanta indifferenza e disprezzo verso il Signore.

Come diventare adoratore dell’Adorazione perpetua? Facendosi disponibile a stare con il Signore, nella cappella (in questo caso a Cansatessa) almeno un’ora settimanale.

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ZENIT Staff

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