di Serena Sartini
SUKHUMI, venerdì, 23 luglio 2010 (ZENIT.org).- “Dopo la guerra del 2008, la comunità cattolica in Abkhazia è stata lasciata sola, abbandonata a se stessa”. È questa la riflessione di padre Gerzy Pilus, polacco, parroco di frontiera della chiesa San Simone cananeo, a Sukhumi, nella regione dell’Abkhazia, autoproclamatasi indipendente dopo la guerra del 1992-1993. Padre Pilus si trova nel Caucaso dal 1997 e in Abkhazia dal 2006.
“La comunità cattolica è presente in Abkhazia già da secoli. Poi durante il periodo comunista, i sovietici hanno chiuso la Chiesa cattolica e hanno distrutto le chiese e ucciso i sacerdoti. Nel 1993 con la guerra nella regione dell’Abkhazia, hanno bruciato tutto l’archivio della comunità cattolica e abbiamo perso tutto. Dal 1994 è ricominciato il cammino, con la ricostruzione della parrocchia. Sono rimasti pochi cattolici, ce ne sono circa 80 in tutta l’Abkhazia, e la maggior parte sono vecchi”.
Dopo la guerra come è ora la situazione? E nel 2008 c’è stata qualche ripercussione anche in Abkhazia?
Padre Gerzy Pilus: Dopo la guerra si sono risolti molti problemi con la sicurezza a Sukhumi. La città è cresciuta anche economicamente. Nel 2008 abbiamo temuto che la guerra arrivasse nuovamente anche da noi. I primi giorni della guerra tra Russia e Georgia, c’è stato un gran silenzio in città, perché attendevamo e non sapevamo cosa potesse succedere. Oggi non c’è più paura. Tuttavia la popolazione rimasta è molto anziana, molti giovani sono andati via, e ci sono poche famiglie. Inoltre, dopo la guerra non possiamo avere comunicazioni con la Georgia e non ci sono contatti né con gli organismi internazionali e né con la Caritas. Abbiamo delle mense per una trentina di persone.
Come sono i rapporti con le altre confessioni?
Padre Gerzy Pilus: I rapporti sono molto buoni con i luterani. Con gli ortodossi è difficile perché non c’è un vescovo ortodosso a cui fare riferimento e con cui intraprendere il dialogo. Sono divisi al loro interno.
Come mai è importante la presenza di una piccolissima comunità cattolica in Abkhazia?
Padre Gerzy Pilus: Siamo dei rappresentanti della Chiesa cattolica, siamo un segno della Chiesa cattolica, e questo è importante, anche per portare avanti un lavoro di riconciliazione.
Quale è la sua speranza per questa regione e per questo popolo?
Padre Gerzy Pilus: La speranza che nutro è che in Abkhazia possano arrivare persone da altri Paesi e tra questi anche i cattolici; e poi c’è bisogno della presenza cattolica in Abkhazia. Penso che la nostra sia una testimonianza importante e confido nel ruolo dei laici cattolici. Senza di loro non c’è futuro. Soprattutto spero nelle famiglie con i bambini.
Quali sono i suoi rapporti con le autorità?</b>
Padre Gerzy Pilus: Non ho problemi con loro. Le autorità vedono volentieri la nostra presenza qua, si vede che siamo accettati.