Joan Rigol: la Sagrada Familia pronta a ricevere il Papa

Intervista al presidente della Giunta Costruttrice del tempio di Gaudí

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di Patricia Navas

BARCELLONA, luglio 2010 (ZENIT.org).- La presenza del Papa a Barcellona per benedire la Sagrada Familia conferma il messaggio trascendente del tempio di Gaudí: la chiamata alla fraternità universale, sottolinea il presidente della Giunta Costruttrice della Sagrada Familia, Joan Rigol, in questa intervista concessa a ZENIT.

Rigol spiega i dettagli della preparazione del grande evento – al quale hanno già confermato la propria presenza i reali di Spagna -, che includono la conclusione dell’interno del tempio probabilmente alla fine di luglio.

Nel frattempo, i lavori per la costruzione di un tunnel per il passaggio del treno ad alta velocità vicino alla Sagrada Familia continuano a minacciare la chiesa di Gaudí. La Giunta Costruttrice si è unita alla petizione presentata da varie parti, ad esempio dal Congresso dei Deputati Spagnoli e dal Comune di Barcellona, perché i lavori vengano interrotti.

Che significato ha per la Giunta Costruttrice della Sagrada Familia che il Papa stesso venga a benedire il tempio?

Joan Rigol: Per noi significa una dimensione ecclesiale vista dal punto massimo della sua rappresentazione, che è il Papa, e soprattutto indica la proiezione universale della Sagrada Familia nell’ambito cristiano.

Il messaggio della Sagrada Familia, attraverso l’architettura e la cultura, è un messaggio trascendente: un appello alla fraternità universale.

Questo messaggio fondamentale nel contenuto cristiano di trattare tutti come fratelli deve allo stesso tempo proiettarsi verso le persone che non hanno questo senso della fede ma si sentono anch’esse solidali nella fraternità universale.

L’arrivo del Papa conferma questo messaggio a livello mondiale dal punto di vista culturale, artistico.

Come state preparando questo evento?

Joan Rigol: In primo luogo stiamo terminando quello che è l’interno del tempio seguendo quanto aveva previsto Gaudí, che ha lasciato un modello molto preciso di come vedeva l’interno.

Probabilmente alla fine di luglio sarà tutto pronto per attendere l’arrivo del Papa il 7 novembre. Questo dal punto di vista materiale.

Stiamo inoltre rivolgendo un appello ai cristiani a ricevere il Papa. Di questo si occupano soprattutto l’Arcivescovo della Diocesi e la commissione che ha istituito, perché l’arrivo del Papa non è unicamente ed esclusivamente centrato sulla Sagrada Familia. E’ anche un incontro di cristiani che vivono a Barcellona, in Catalogna e in Spagna.

Un viaggio di questo tipo ha le sue complessità organizzative e per questo stiamo lavorando tutti intensamente.

Sapete già quali autorità saranno presenti all’atto di benedizione del tempio?

Joan Rigol: Ci stanno arrivando informazioni al riguardo, ma ancora a un livello poco formale. Le informazioni formali giungeranno nel momento determinato, che calcolo sarà a settembre.

E’ già stata annunciata l’intenzione dei reali di Spagna di essere presenti alla Sagrada Familia, e ci risulta anche la volontà in questo senso del Governo spagnolo e delle autorità della Catalogna. Ciò che non si può precisare è il nome delle persone che assisteranno.

Quante persone si attendono quel giorno alla Sagrada Familia?

Joan Rigol: Non posso ancora pronunciarmi sulle cifre, ma nel tempio entrano tra le 7.500 e le 8.500 persone, in base al grado di sicurezza che diamo alle entrate e alle uscite, che deve essere massimo.

Intorno al tempio ci sarà un dispositivo che permetterà alle persone di seguire l’atto da fuori l’edificio.

Non sappiamo quante persone potranno venire, ma ci stiamo preparando a che siano molte.

Stiamo organizzando il tutto di modo che quanti vogliono seguire da vicino l’atto possano essere sistemati nel miglior modo possibile.

C’è un edificio molto vicino alla facciata principale del tempio, ma ci sono anche due enormi piazze e un incrocio di viali importanti, per cui c’è spazio per molte persone.

A che punto sono i lavori della Sagrada Familia?

Joan Rigol: Restano alcuni dettagli per conservare l’interno, perché i lavori provocano polvere. In questo senso, abbiamo rimandato ad agosto alcune opere come la messa a punto dell’organo, che deve essere effettuata in un momento in cui non si costruisce niente all’interno perché richiede silenzio.

Una volta terminato l’interno e dopo l’apertura del tempio alle sue funzioni specifiche, continuerà la costruzione della Sagrada Familia secondo il progetto di Gaudí, e questa potrà durare tra i 15 e i 20 anni.

Mancano le torri degli evangelisti, la torre principale, alta 172 metri, e i 4 edifici della navata, uno per ogni lato, dove saranno situate le sagrestie e le cappelle del Santissimo Sacramento. Questo è un progetto per la generazione futura.

Tra quelle dei quattro evangelisti e quella di Gesù Cristo ci sarà la torre della Madonna, che ha un’altezza superiore a quella degli evangelisti e inferiore a quella di Gesù Cristo. Di quelle degli evangelisti sono già iniziati i lavori di costruzione.

In che modo sta influendo o può influire la costruzione, vicino al tempio, di un tunnel per il passaggio del treno ad alta velocità?

Joan Rigol: Disponiamo di studi tecnici di gente molto qualificata che afferma che il progetto dell’AVE comporta rischi, soprattutto per due grandi ragioni.

In primo luogo, il fatto che nel sottosuolo della Sagrada Familia, a 1,75 metri dalle fondamenta, in un terreno geologicamente difficile, può provocare una trasformazione di questo terreno che alla lunga comporterebbe un movimento molto significativo per il progetto di Gaudí, che è di grande slancio e altezza. Secondo, le vibrazioni che si possono propagare e che arrivando a 172 metri di altezza possono comportare dei rischi.

Di fronte ai rischi del progetto, abbiamo intrapreso due vie: in primo luogo cercare di dialogare con l’amministrazione, ma non siamo riusciti a far prendere la consapevolezza di quello che consideriamo un rischio.

Dall’altro lato, abbiamo sottoposto il tema alle istanze giudiziarie, prima chiedendo che i lavori venissero interrotti provvisoriamente, cosa per la quale non abbiamo avuto successo, e poi proponendo il tema principale del progetto, che è un giudizio visto, ma temiamo che i fatti verificatisi lo rendano nella pratica impraticabile.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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