TEL AVIV, luglio 2010 (ZENIT.org).- Il numero di pellegrini e turisti che hanno visitato la Terra Santa quest’anno è finora aumentato del 30%, superando così gli 1,6 milioni.
Lo ha confermato padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, alla “Radio Vaticana”, attribuendo le ragioni di questo fenomeno a “una grande attività da parte delle Conferenze Episcopali, delle Diocesi, dei parroci”.
Il sacerdote ha dichiarato che i pellegrini provengono soprattutto da Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia.
Ha inoltre sottolineato l’opera di promozione che molti sacerdoti e religiosi svolgono sul posto. C’è anche una grande attività da parte delle autorità governative e degli operatori per creare “pacchetti” molto economici, ha aggiunto.
“Tutte queste cose messe insieme hanno fatto sì che ci sia un ritorno di interesse per la Terra Santa. Va detto anche che c’è interesse non solo dall’Europa ma molto – e questa è una novità – anche dall’Asia”, ha commentato.
Benefici
Per padre Pizzaballa, il ritorno della gente in Terra Santa “porta anche molta serenità in tante famiglie che in questi ultimi anni hanno sofferto della mancanza di pellegrini”.
Il ritorno dei turisti ha contribuito anche a una rinascita economica della zona: “Sono in costruzione nuovi alberghi. C’è tutto un giro”.
Circa la sicurezza, il francescano ha detto che “non c’è violenza nei Territori palestinesi. Forse si parla un po’ di Gaza che però è molto lontana, è molto fuori dall’ambito dei pellegrinaggi”.
Il sacerdote ha rimarcato anche l’impatto mediatico relativo alla situazione in Israele e Palestina, che negli ultimi mesi è stato meno negativo. “Si parla meno di Terra Santa in riferimento a notizie negative”, ha commentato.
Il miglioramento della situazione politica, ha riconosciuto, “rende più facile e agevole l’afflusso di pellegrini, di turisti”.
Padre Pizzaballa si è poi riferito al viaggio compiuto da Papa Benedetto XVI in Terra Santa nel 2009, un fatto che “ha dato una grande visibilità positiva alla Terra Santa” ed è stato “anche un richiamo indiretto a tutte le Chiese nel mondo di fare anch’esse il loro pellegrinaggio in Terra Santa”.
La pace nel territorio, ha confessato il Custode di Terra Santa, “non passa soltanto attraverso gli accordi dei Grandi: passa, soprattutto, attraverso le realtà della vita nel territorio”.
“Quando la gente lavora, quando le famiglie vivono una condizione di serenità si crea quell’ambiente, quell’humus, quella base che è necessaria anche per creare, poi, una mentalità ed una cultura di pace per il futuro”, ha concluso.