ROMA, martedì, 20 luglio 2010 (ZENIT.org).- “Dall’uccisione dello statista Dc è esploso il male, l’imbarbarimento della vita pubblica”. E’ quanto ha detto lunedì mons. Romano Rossi, Vescovo di Civita Castellana, nel celebrare i funerali di Eleonora Moro, la vedova di Aldo Moro, lo statista democristiano assassinato dalle Brigate rosse nel 1978, scomparsa il 18 luglio a Roma a quasi 95 anni.
“Lì è cominciata l’epoca di Ponzio Pilato, di Barabba, del Sinedrio – ha aggiunto il presule, secondo quanto riportato dal quotidiano “La Stampa” –. La fase della sconfitta, del Golgota, della croce. E’ tramontata la speranza che lo sforzo dell’uomo di buona volontà portasse ad un avanzamento della società”.
<p>Ai funerali della “dolcissima Noretta” – così le si rivolgeva Aldo Moro nella sua ultima lettera dalla prigionia – tenutisi a Torrita Tiberina, dove la donna è stata sepolta accanto al marito, non c’era nessun politico né autorità.
Lontana dai riflettori anche in questa occasione, come quando nel 1978 partecipò ai funerali degli uomini della scorta, trucidati nel blitz delle Brigate rosse in via Fani, ma rifiutò i funerali di Stato per il marito ritrovato morto in via Caetani, dopo 55 giorni di prigionia, per protesta contro i sostenitori della “linea della fermezza” all’interno della Dc e del Governo Andreotti nelle trattative con i terroristi.
“Da allora – ha aggiunto il Vescovo di Civita Castellana – dilaga la piovra del male, delle manovre nell’ombra, delle ambiguità, dei giochi di potere, dei traffici loschi. Ma anche con la scelta coerente di far celebrare i suoi funerali in questa piccola cittadina che è, come il Calvario di Gerusalemme, fuori le mura di una grande città, Eleonora ci indica che solo con la logica del bene si può operare per un futuro diverso”.
Alla morte di Moro, ha continuato, corrisponde “lo scricchiolio determinato in chi aveva creduto che la sua volontà di fare del bene fosse sufficiente. Noi non avevamo fatto i conti, non avevamo pensato che ci potesse essere un colpo di coda del maligno così determinante”.
Per tutto questo, ha concluso mons. Romano Rossi, “non è incompiuta la vita di Eleonora, segnata dalla croce ma anche illuminata da una fede che l’ha fatta essere una pietra angolare in famiglia”.