L'Argentina approva la legge sulle unioni omosessuali

Il Codice Civile ha cambiato il concetto di “marito e moglie” in “contraenti”

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di Carmen Elena Villa

BUENOS AIRES, venerdì, 16 luglio 2010 (ZENIT.org).- Nonostante le manifestazione a favore della famiglia e del matrimonio tra un uomo e una donna svoltesi negli ultimi giorni in Argentina, il Senato del Paese ha approvato questo giovedì il disegno di legge per accettare i “matrimoni” tra persone dello stesso sesso.

Il dibattito, caratterizzato da accese discussioni tra le posizioni sia favorevoli che contrarie, si è protratto per circa 15 ore. Il risultato finale è stato diffuso alle 4 del mattino ora locale.

L’Argentina diventa così il decimo Paese del mondo e il primo latinoamericano in cui, per legge, a questo tipo di unione vengono concessi gli stessi diritti (adozione, eredità e benefici sociali) che ha il matrimonio tra un uomo e una donna.

La portata della legge, proposta dal Presidente Cristina Fernández de Kirchner, sarà generale. Il Codice Civile viene riformato. La formula “marito e moglie” è stata modificata con il termine “contraenti”.

Finora, quattro città argentine riconoscevano l’unione civile tra coppie dello stesso sesso, anche se da dicembre sono stati celebrati nove matrimoni omosessuali con abilitazioni giudiziarie. Alcuni sono stati annullati in seguito.

Sfavorire la maggioranza

In un comunicato diffuso questo giovedì, l’Arcivescovo di San Juan (nel nord dell’Argentina), monsignor Alfonso Delgado, ha detto che la legge “manca della necessaria legittimità sociale” perché “disconosce la forte espressione del federalismo argentino e l’ampio consenso sociale osservato nel Paese e verificato nelle Udienze Pubbliche”.

“Tutti siamo uguali davanti alla legge nelle stesse circostanze di vita, ma la diversità che si proclama genera diritti e benefici diversi”, ha sottolineato il presule.

Monsignor Delgado ha detto che chi ha approvato questa legge non ha pensato alle persone più vulnerabili: “i bambini orfani, che diventano un ‘oggetto’ di affetto anziché essere ‘soggetto’ di amore e calore di una famiglia con padre e madre”.

“E’ duro da dire, ma questa legge si è ‘perpetrata’ in un Paese in cui le leggi danno priorità ai diritti dei bambini al di sopra di qualsiasi altro diritto, per legittimo che sia”, ha dichiarato il presule.

Il Vescovo ha quindi denunciato che, mentre si discutono queste leggi che disordinano il concetto di famiglia, non si curano altri aspetti importanti del Paese: “la povertà e l’esclusione, istruzione per tutti, la sicurezza, la trasparenza e tanto altro”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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