Dialogare con l'islam, per sopravvivere in Medio Oriente

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ROMA, lunedì, 12 luglio 2010 (ZENIT.org).- L’impatto dell’estremismo sui cristiani del Medio Oriente è stato esposto chiaramente in un discorso pronunciato il 27 giugno all’Oratorio di Birmingham (Gran Bretagna) da padre Samir Khalil Samir, uno dei maggiori esperti vaticani sull’islam.

Il sacerdote ha chiesto un’azione decisa per salvaguardare la presenza della Chiesa in una regione in cui la sua sopravvivenza è minacciata, e ha catalogato i Paesi mediorientali in base a una scala di oppressione anticristiana, con l’Arabia Saudita che detiene il triste primato.

Padre Samir Khalil Samir, gesuita nato in Egitto e che vive in Libano, sta coordinando i preparativi per il Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, che si svolgerà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010 sul tema “La Chiesa cattolica nel Medio Oriente: Comunione e testimonianza. ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’ (Atti, 4, 32)”.

Nell’incontro all’Oratorio di Birmingham, organizzato dall’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), ha lamentato che “i cristiani in Arabia Saudita non possono nemmeno riunirsi nelle proprie case per pregare”.

“E’ la situazione peggiore, in cui i diritti umani sono praticamente sconosciuti”, ha denunciato.

Riconoscendo che in molte zone del Medio Oriente i cristiani sono ormai una sparuta minoranza, ha sottolineato che “per molti l’unica soluzione è l’emigrazione”. “Annunciare Cristo a tutti è proibito. Non c’è uguaglianza”.

In questo contesto, ha segnalato l’importanza di dialogare con l’islam.

“La domanda è: ‘Chi può dialogarci?’. Anche se la situazione è dura per gli arabi cristiani, infatti, sono proprio loro che dialogano con i musulmani e che possono apportare un cambiamento”.

“Siamo coinvolti nel dialogo ogni giorno – ha riconosciuto -. Lavoriamo insieme, andiamo a scuola insieme”.

Il sacerdote, che ha fondato 20 scuole ed è autore di almeno 40 libri, ha ricordato la necessità di progetti congiunti con i musulmani, volti ad abbattere ignoranza e sfiducia e a promuovere l’istruzione.

A suo avviso, l’islam “è in crisi” nel contesto di crescente insicurezza tra i musulmani sul rapporto tra fede e modernità, e le discussioni teologiche sono estremamente difficili per i diversi punti di vista su Gesù Cristo e sulla Bibbia, così come sul Profeta Maometto e sul Corano.

“Abbiamo bisogno del vostro aiuto spirituale, della vostra preghiera per sostenere la gente in una regione in cui c’è oppressione – ha concluso -. Abbiamo bisogno del vostro sostegno per progetti che promuovano istruzione e pace”.

Durante l’incontro, il direttore nazionale di ACS nel Regno Unito, Neville Kyrke-Smith, ha parlato del suo recente viaggio in Ucraina, dove l’associazione sta dando un aiuto prezioso per permettere alla Chiesa di riprendersi dalle difficoltà che ha vissuto sotto il comunismo, sostenendo catechisti, seminaristi, religiose, monaci e sacerdoti.

Kyrke-Smith ha citato l’ucraino padre Orest Demko, vicerettore di seminario, che ha detto: “Dobbiamo essere le mani di Cristo in questo mondo. Voi di ACS siete stati le mani di Cristo per noi”.

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ZENIT Staff

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