Per le vocazioni, testimonianza di una vita fraterna e annuncio

Si è concluso in Ungheria l’incontro annuale del Servizio europeo per le vocazioni

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ROMA, martedì, 6 luglio 2010 (ZENIT.org).- “Vieni e Vedi. Il sacerdote: testimone e servitore delle vocazioni” è stato il tema dell’incontro annuale tenutosi ad Esztergom, in Ungheria, dall’1 al 4 luglio del Servizio europeo per le vocazioni (Evs), l’organizzazione che raggruppa i responsabili nazionali per le vocazioni delle Conferenze episcopali d’Europa.

All’evento – secondo quanto si legge nel documento conclusivo – hanno partecipato 53 delegati di 15 Chiese nazionali d’Europa, oltre allo stesso responsabile della pastorale vocazionale religiosa in Usa. Allo studio delle problematiche e allo scambio di esperienze legate alla vocazione nella Chiesa, si sono aggiunte sia la preghiera per le vocazioni, svoltasi nell’Abbazia benedettina di Pannohalma, sia una solenne celebrazione nel Duomo di Esztergom.

Nella sua relazione mons. János Székely, Vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest (biblista), ha posto l’attenzione sulla testimonianza dei profeti in Israele, sottolineando come il movimento profetico non è esclusivo del mondo biblico.

Ció che distingue il profetismo biblico da quello dell’Oriente antico – ha spiegato – è che, a differenza dei profeti pagani, i profeti biblici narrano la loro vocazione sottolineando come la loro missione prende le mosse da un incontro personale con il Dio vivente che chiama l’uomo ad essere suo amico prima ancora di essere inviato. Sottolineando come la persona è più importante del messaggio e della missione che le viene affidato.

La seconda relazione è stata proposta da mons. Jean-Louis Bruguès, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, che ha sottolineato come l’incontro personale con Dio sia la sorgente di ogni vocazione ed in modo particolare della vocazione presbiterale.

Il prete – ha detto – chiamato attraverso il battesimo ad essere presenza di Cristo nel mondo, ha il ministero, in virtù della sacra ordinazione, di guidare i fratelli come servo di tutte le vocazioni attraverso soprattutto la sua testimonianza che coinvolge la famiglia di origine, la comunità cristiana e la comunità presbiterale che è chiamata ad essere testimone di fraternità.

Per questo, ha spiegato mons. Bruguès, la vocazione del prete non è soltanto una vocazione personale, ma è la vocazione di tutta la comunità cristiana. La testimonianza del prete può venire soltanto da un ministero dall’identità chiara e richiede una preparazione solida, che attraversa tutta la vita del presbitero.

La terza sessione di lavoro è stata caratterizzata dalla relazione di padre Mario Oscar Llanos SDB, professore presso la Pontificia Università Salesiana di Roma, il quale ha presentato il ruolo del presbitero nella pastorale vocazionale alla luce dell’inchiesta sulla pastorale vocazionale delle vocazioni presbiterali promossa dalla Pontificia Opera delle Vocazioni, che ha visto coinvolti i centri nazionali, tra il 2008 e il 2009.

Dai dati elaborati emerge l’esigenza di una maggiore attenzione verso tutte le vocazioni, come indicato da Pastores dabo vobis al n° 31; la necessità di un maggiore impegno e della preparazione nell’accompagnare nel discernimento coloro che rispondono alla chiamata. Ogni vocazione nasce dall’ in-vocazione. La testimonianza del prete, la sua vita di comunione, la quotidianità del suo ascolto genera la verità e rende possibile la libertà della scelta.

Mons. Juan Maria Uriarte, Vescovo emerito di San Sebastian (Spagna), ha invece tenuto una riflessione pedagogica sulla necessità improrogabile di promuovere le vocazioni al presbiterato.

Il presule ha messo in luce alcune resistenze da parte del prete nel proporre la vocazione al ministero ordinato, come ad esempio l’utilizzo di schemi rigidi nei criteri vocazionali, che invece sono sempre in divenire; la paura di spaventare, proponendo una via inusuale e la paura di sconvolgere troppo presto la vita del ragazzo.

Tutto ciò – ha detto – mette in guardia nel non confondere la proposta con le proprie proiezioni e attese e sottolinea la differenza tra invito e chiamata. Per favorire il fiorire delle vocazioni – ha concluso – occorrono la testimonianza di una vita fraterna e l’annuncio del Cristo con azioni e parole.

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ZENIT Staff

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