BRUXELLES, lunedì, 5 luglio 2010 (ZENIT.org).- Una delegazione dell’associazione spagnola “Professionisti per l’Etica”, guidata dal suo presidente, Jaime Urcelay, ha presentato martedì scorso presso la sede del Parlamento Europeo a Bruxelles il rapporto elaborato dall’associazione dal titolo “La versione spagnola di Educazione alla Cittadinanza: un’aggressione alla libertà d’istruzione in Europa”, in cui spiega la dimensione europea del conflitto che interessa migliaia di famiglie spagnole.
Secondo quanto ha affermato Urcelay di fronte a una cinquantina di eurodeputati del Gruppo Popolare Europeo (maggioritario in Parlamento), “facendosi scudo della Raccomandazione 12/2002 del Consiglio d’Europa e di altre direttive europee, il Governo spagnolo ha inserito nel 2006, senza il consenso auspicabile, un insieme di materie scolastiche che formano un’area curricolare, obbligatoria e valutabile, chiamata Educazione alla Cittadinanza (EpC)”, ha reso noto a ZENIT “Professionisti per l’Etica”.
“Anche se la denominazione delle nuove materie scolastiche spagnole può coincidere con quella delle materie esistenti in altri Paesi europei – ha spiegato Urcelay –, le differenze sono notevoli. In Spagna, le materie di EpC sono obbligatorie e valutabili e sono espressamente destinate (secondo quanto riconosce il curriculum legale) a formare la coscienza morale degli alunni, introducendosi nei loro valori e nell’intimità personale e familiare”.
Dal canto suo Leonor Tamayo, coordinatrice della Campagna di Obiezione all’EpC, ha ricordato che i genitori spagnoli hanno presentato, negli ultimi tre anni, 55.000 dichiarazioni di obiezione di coscienza a queste materie, rifiutando che i propri figli assistano alle lezioni corrispondenti.
“Il conflitto – ha affermato la Tamayo – ha dato luogo a oltre 2.000 procedimenti giudiziari che non si sono fermati anche se il Tribunale Supremo (in una votazione molto controversa) ha negato ai genitori la possibilità di obiettare a queste materie. Il 19 marzo scorso, 305 spagnoli hanno presentato ricorso contro lo Stato presso il Tribunale Europeo dei Diritti Umani a Strasburgo per lesione dei diritti fondamentali. Il ricorso include 105 casi di minori che vengono assillati per aver obiettato a qualcuna delle materie dell’EpC”.
Urcelay ha concluso affermando che “questa realtà consiglia una presa di coscienza da parte delle istituzioni dell’Unione Europea e, in particolare, da parte dei rappresentanti della cittadinanza nell’assemblea parlamentare. Il conflitto dell’EpC ha valicato le frontiere spagnole e ha adottato una dimensione europea, visto che sono in gioco i diritti fondamentali tutelati dalla legislazione comunitaria”.
Per questo motivo, Urcelay ha annunciato la creazione della Rete Europea per la Libertà d’Istruzione, un’iniziativa promossa da “Professionisti per l’Etica” per incoraggiare lo scambio di informazioni ed esperienze e il coordinamento di azioni tra le entità europee che difendono la libertà dei genitori di educare i propri figli.
In rappresentanza degli eurodeputati presenti alla riunione è intervenuto Jaime Mayor Oreja, vicepresidente del Gruppo Popolare Europeo, che ha ringraziato l’associazione per lo sforzo di essersi recata a Bruxelles per presentare questo lavoro.