di Roberta Sciamplicotti
NEW YORK, venerdì, 2 luglio 2010 (ZENIT.org).- Se si desidera davvero che la società sia più salda, bisogna promuovere le donne e il loro rafforzamento, ha dichiarato l’Arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico e guida della delegazione della Santa Sede alla sessione del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).
Il presule è intervenuto questo giovedì a New York all’incontro sul tema “Implementare gli obiettivi e gli impegni internazionalmente concordati circa l’uguaglianza di genere e il rafforzamento delle donne”.
“Tutte le donne e le ragazze”, ha ricordato, “aspirano a un maggiore riconoscimento del loro valore e della loro uguaglianza, così come alla valorizzazione del loro ruolo nello sviluppo”.
“Qualsiasi deliberazione sul tema sarà incompleta se non si assicurerà l’avanzamento delle donne, che sono agenti dinamici di sviluppo nella famiglia, nella società e nel mondo”.
Da quando i leader mondiali hanno impegnato i propri Governi nell’ambizioso obiettivo di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ha ricordato il presule, “sono stati compiuti dei progressi nell’integrare le prospettive femminili nello sviluppo nelle politiche sia multilaterali che nazionali”.
“Anche quei Paesi che restano indietro in molti aspetti dello sviluppo stanno dando più rilevanza al ruolo delle donne nella vita pubblica, soprattutto in campo politico”, ha riconosciuto.
Il rafforzamento delle donne, ha sottolineato monsignor Migliore, “presuppone l’universale dignità umana e, quindi, la dignità di ogni individuo”.
Questa nozione “denota la complementarietà tra uomo e donna, che significa uguaglianza nella diversità”, dove “uguaglianza e diversità si basano su dati biologici, espressi tradizionalmente dalla sessualità maschile e femminile, e sul primato della persona”.
Allo stesso modo, riguarda anche “i ruoli da interpretare e le funzioni da svolgere nella società”. In questo contesto, “l’uguaglianza non è identità, e la differenza non è disuguaglianza”.
Il rafforzamento delle donne per lo sviluppo, ha proseguito il Nunzio Apostolico, “significa anche riconoscimento dei doni e dei talenti di ogni donna e viene affermato provvedendo a una migliore assistenza sanitaria, a una migliore istruzione e a uguali opportunità”.
“Rafforzare le donne e rispettare la loro dignità significa anche onorare la loro capacità di servire e dedicarsi alla società e alla famiglia attraverso la maternità, che implica un amore oblativo”.
Da questo punto di vista, si spera quindi che “le disposizioni lavorative a favore della famiglia, i congedi condivisi per l’assistenza familiare e la ridistribuzione del fardello del lavoro non pagato ricevano l’attenzione che meritano”.
Sfide da affrontare
Monsignor Migliore ha poi proseguito sottolineando che la Santa Sede “nota con preoccupazione che le disuguaglianze tra individui e tra Paesi aumentano, e che persistono varie forme di discriminazione, sfruttamento e oppressione di donne e ragazze, che vanno affrontate provvedendo a misure adeguate di protezione sociale in base ai contesti nazionali”.
Nel settore sanitario, in particolare, bisogna “eliminare le disuguaglianze tra uomini e donne e aumentare la capacità delle donne di prendersi cura di sé principalmente attraverso l’accesso a un’assistenza adeguata”.
Gli studi scientifici, del resto, hanno dimostrato un notevole miglioramento nella riduzione della mortalità materna e infantile, “rivelando l’importanza dell’investimento complementare in altri settori rilevanti per le donne e le ragazze, includendo alimentazione, salute generale ed educazione”.
“Il vero progresso delle donne non si raggiunge solo concentrandosi su una particolare questione sanitaria a scapito di altre, ma promuovendo la loro salute integrale, che include necessariamente la necessità di dare più attenzione alle malattie specifiche femminili”, ha avvertito il presule.
Il rafforzamento delle donne è anche “essenziale per lo sviluppo economico della famiglia e della società”, ha constatato monsignor Migliore.
A questo proposito, ha citato “l’accesso alla terra e alla proprietà, le agevolazioni del credito ed eque opportunità per i servizi finanziari per le donne”, che “aiuteranno ad assicurare la loro stabilità economica”.
Crescenti preoccupazioni sono poi “la violenza contro le donne, soprattutto a casa e sul posto di lavoro, e la discriminazione nel campo professionale, perfino a livello di retribuzione o pensione”.
“Mediante adeguate strutture legali e politiche nazionali, chi perpetra la violenza deve essere portato davanti alla giustizia, e bisogna favorire la riabilitazione delle donne”.
Deve poi essere garantito “il pieno godimento dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali”, soprattutto “alle donne migranti e rifugiate e alle donne con handicap”.
Bisogna inoltre promuovere “campagne per l’apprendimento dei diritti umani”, aspetto in cui possono giocare un ruolo di rilievo “la società civile e le ONG, le associazioni femminili e le organizzazioni basate sulla fede”.
“Quanto più la dignità delle donne verrà difesa e promossa – ha concluso l’Arcivescovo Migliore -, tanto più saranno veramente promosse la comunità e la società”.