ROMA, venerdì, 25 giugno 2010 (ZENIT.org).- "La pedofilia e gli abusi sessuali sull'infanzia sono un grave reato, un peccato gravissimo. Non sono amore o un orientamento sessuale”, è quanto ha tenuto a sottolineare don Fortunato Di Noto, pioniere nella lotta alla pedofilia e fondatore dell'Associazione Meter onlus (www.associazionemeter.org), nella relazione tenuta il 24 giugno al clero della Diocesi di Catania a conclusione della Settimana di aggiornamento teologico-pastorale svoltasi presso il Seminario Vescovile.

Ed ha aggiunto che “nessuna categoria sociale è esclusa: genitori, parenti prossimi, educatori, politici, avvocati, magistrati, medici, maestri, preti e catechisti, esponenti di qualsiasi religione (protestanti, ebrei, musulmani, scintoisti, animisti e satanisti)”.

Questo a dimostrazione che “la pedofilia coinvolge l'uomo nella sua interezza e non è solo uno scivolone o un pruriginoso desiderio di vivere esperienze affettive per rompere la monotonia o un 'tabù sessuale'”.

“E' l'espressione di un volto disumano che distrugge i piccoli, i bambini”, ha aggiunto.

Ambito familiare e pedocriminalità

“L'abuso sessuale – ha poi continuato il fondatore di Meter – ha maggiore incidenza nell'ambito familiare, le statistiche ogni anno lo confermano, con una tendenza sempre più crescente in percentuale riguardo alla pedocriminalità (ossia le organizzazioni dedite al traffico, sfruttamento sessuale dei minori, oltre che nella produzione di materiale pedopornografico) e al turismo sessuale”.

Infatti, ha precisato, “nonostante l'Italia sia all'avanguardia per la lotta al turismo sessuale nei confronti di italiani che sfruttano bambini, in 12 anni è stato possibile contrastare e arrestare solo in un caso. Si potrebbe fare di più!”, ha esclamato.

“Non ultimo – ha proseguito – la pseudo istigazione alla normalizzazione del fenomeno con la cosiddetta 'pedofilia culturale', una sorta di movimenti nazionali e internazionali che rivendicano la liceità di avere relazioni, rapporti anche sessuali con i minori”.

A questo proposito il sacerdote ha accennato a vari partiti e movimenti pro pedofilia con le loro giornate di orgoglio ed ha ricordato che Meter non solo ha fatto arrestare dei soggetti nel 2004 per "apologia di pedofilia", ma ha presentato anche un Progetto di legge, assorbito dalla Convezione di Lanzarote e da mesi fermo alla Commissione Senato per la sua definitiva approvazione e promulgazione.

La risposta della Chiesa agli abusi su minori

“In tutto questo contesto – ha continuato – si inserisce il triste fenomeno di abusi pedofili che alcuni sacerdoti nelle diverse diocesi del mondo (300 i casi trattati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede). Sono diversi invece i casi, anche se gravi e da condannare, dei preti omosessuali che hanno abusato di minori (ca. 3.000) e anche in Italia (ca. 100 i casi di sacerdoti pedofili o che hanno abusato di minori in attesa di definizione o altri definiti)”.

“E' importante questa precisazione – ha chiarito poi don Di Noto –: il pedofilo è un malato lucido (psicopatologia lucida) e preferisce bambini prepuberi, sotto i 12 anni. Diversamente non è pedofilia”.

“La Chiesa, pur trovandosi in imbarazzo e nonostante alcuni Vescovi non abbiano saputo gestire il fenomeno, ha reagito duramente – ha detto –. Si pensi ai vari pronunciamenti di Benedetto XVI: basta poi andare sul sito del Vaticano dove è presente la sezione 'Abusi su minori. La risposta della Chiesa', che contiene una serie di discorsi”.

Don Di Noto ha quindi ricordato la Lettera alla Chiesa di Irlanda, il discorso al Regina Coeli del 3 maggio scorso su Meter e la Giornata Nazionale dei Bambini vittime contro la pedofilia, più una serie di documenti di importanza sostanziale per le procedure da adottare nelle varie diocesi, da parte del Vescovo, come la "Guida alla comprensione delle procedure di base della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) riguardo alle accuse di abusi sessuali".

Urgenza educativa e pastorale

“Perché sia chiaro – ha specificato il sacerdote – , la strategia della Chiesa è molto decisa: dura condanna da cui non si torna più indietro; vicinanza alle vittime e richiesta di giustizia 'non sommaria' a chi, prete (e non prete!), si macchia di questi terribili reati”.

E ancora: “Richiamo alla conversione e alla collaborazione con la giustizia come segno di responsabilità; Impegno a non abbassare mai la guardia inserendo nelle azioni pastorali diocesane un 'sussulto' educativo e programmatico per prevenire e informare sugli abusi, affinchè non accadano mai da parte di nessuno”.

“Meter – ha concluso – è disponibile ad aiutare in questo percorso educativo e preventivo nella Chiesa e nella società”.