ROMA, venerdì, 26 febbraio 2010 (ZENIT.org).- “Come un Paese per il fatto di essere piccolo o grande non è più o meno importante, così una Chiesa minoritaria non è meno importante”, ha affermato il Primo Ministro moldavo Vlad Filat.
Il premier ha accolto nella sede del Governo i presidenti delle Conferenze Episcopali del Sud-Est europeo durante il loro 10° Incontro, in svolgimento nella capitale moldava Chişinău da questo giovedì fino a domenica.
“Siamo coscienti del lavoro che dobbiamo fare e speriamo che la Chiesa si impegni nel sostegno alla formazione di un popolo che abbia alla sua base i migliori principi morali sui quali costruire la nuova società”, ha affermato, come riporta un comunicato del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE).
“I problemi in Moldova sono numerosi – ha ammesso -, però all’origine di tutti questi problemi c’è la crisi morale. Per questo dobbiamo tornare alla radice dei problemi. Soltanto sapendo da dove veniamo, sapremo dove andremo. La Chiesa deve giocare un ruolo decisivo nel cammino della Moldova verso l’Europa”.
Il Vescovo di Chişinău, monsignor Anton Cosa, ha affermato a questo proposito: “Ci sentiamo parte viva di questa terra per la quale ogni giorno spendiamo le nostre risorse di fede e di carità perché il popolo moldavo possa crescere e ritrovare, nella solidarietà del mondo cattolico, motivo di grande speranza”.
“La Chiesa, attraverso le sue strutture, continuerà a realizzare quanto necessario perché si superi ogni situazione di disagio sociale”, dando “il suo contributo determinante alla costruzione di una società riconciliata e solidale, capace di far fronte al processo di secolarizzazione in atto”.
Luci e ombre
In un’intervista al Sir, monsignor Cosa ha affermato che la Moldova attraversa una fase di crisi come la gran parte dei Paesi europei.
Anche se l’economia locale trae forza dalle rimesse degli emigrati – un quarto della popolazione è all’estero -, “ciò non è servito ad abbattere la soglia della povertà, che vede ancora oggi un altro quarto del Paese in condizioni di forte disagio sociale”.
Un grave problema, ha aggiunto il presule, è “il fenomeno del traffico degli esseri umani, e in particolare per scopi sessuali”, che ha visto “tante giovani ragazze vittime di sistemi criminali e svendute lungo le strade dell’Europa da parte di uomini senza scrupoli”.
Grazie all’azione della Chiesa cattolica, “il fenomeno si è molto ridimensionato”. Ad ogni modo, il Vescovo ha rivolto un appello all’Europa: “Non aspettiamo che queste ragazze diventino vittime lungo le strade per ricordarci di loro, ma andiamo loro incontro in Moldova per dare loro la speranza che non muore mai”.
“Al ridimensionamento del fenomeno della tratta – ha lamentato – ha fatto seguito la crescita del turismo sessuale, che vede la Moldova Paese meta di personaggi che fanno un uso personale, oggetto di mercato, della donna”. Di fronte a questo problema, la Chiesa cattolica “sta lavorando molto sul concetto della dignità della donna e sulla rivalutazione della sua femminilità come valore”.
Dal punto di vista della fede, ha aggiunto il Vescovo, i moldavi oggi “vogliono conoscere il Vangelo e cercano la catechesi o il dialogo con preti preparati; vogliono gli oratori perché i loro ragazzi non stiano per le strade, ma in ambienti sicuri; vogliono le azioni di carità per trovare pane e speranza; vogliono le scuole materne con progetti educativi e forme educative nuove; vogliono certezze e ben sanno che la Chiesa cattolica, con l’impegno costante di sacerdoti e religiosi, può dare queste certezze, senza necessariamente chiedere di lasciare il credo ortodosso”.
Essere “il seme che muore”
I cattolici in Moldova rappresentano appena l’1% su una popolazione di 4 milioni di abitanti, ma questa condizione di minoranza “è anche una grande opportunità e certamente un grande dono di Dio, perché educa all’umiltà della pastorale, dove l’efficacia dell’azione è data dalla capacità di far valere la personale credibilità”, ha affermato il Vescovo.
“Chi si avvicina alla Chiesa cattolica, e forse sceglie di esserne parte, lo fa per la novità della proposta, per la concretezza dell’impegno, per la coerenza che ben si coniuga con le scelte evangeliche”.
“Non dobbiamo aver paura di essere minoranza, perché questo è un grande dono che Dio ci ha fatto, ma dobbiamo aver paura di non essere il ‘seme che muore’, cioè di non dare al popolo moldavo quanto è giusto che riceva da noi, per crescere nella dimensione umana e cristiana”, ha osservato.
All’Incontro sono rappresentate nove Conferenze episcopali: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Grecia, Moldavia, Romania, la Conferenza Episcopale Internazionale Ss. Cirillo e Metodio e la Turchia.
Interverranno ai lavori anche anche il Presidente del CCEE, il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, il Nunzio Apostolico in Romania e nella Repubblica Moldava, monsignor Francisco-Javier Lozano, e l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, monsignor Aldo Giordano.
La Chiesa cattolica è ufficialmente in Moldova dal 1993 e ha il suo Vescovo dal 2000. I cattolici sono organizzati in 17 parrocchie e un’efficiente “pastorale sulla strada” fatta di disponibilità verso i bisognosi, servizi socio-assistenziali competenti e dialogo con la gente comune.
I fedeli sono seguiti da 18 sacerdoti diocesani e 16 sacerdoti religiosi. I religiosi e le religiose sono 422.