Come educare i giovani al lavoro?

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di padre Piero Gheddo*

ROMA, mercoledì, 24 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Il 13 febbraio scorso ho ricordato quanto Ernesto Olivero, grande carismatico che conosce bene i giovani, mi ha detto in un’intervista: “La crisi dei giovani non esiste. I giovani hanno immense possibilità di fare il bene, come giovani non sono in crisi. Siamo in crisi noi adulti che abbiamo prodotto una società come quella attuale, che rovina i giovani perché non propone valori autentici, per i quali vale la pena di spendere la vita”.

Un amico mi racconta un episodio significativo che conferma quanto ha detto Ernesto. Nel suo paese della pianura padana, una ditta milanese trasferisce parte della sua produzione metalmeccanica costruendo un nuovo stabilimento.

I nuovi posti di lavoro non sono molti, ma ben retribuiti. Cercano giovani con un certo diploma tecnico. Si presenta un giovanotto di vent’anni che ha tutti i requisiti per essere assunto. Il direttore del personale gli spiega i turni di lavoro. L’azienda lavora con tre turni di giorno e di notte perché questa produzione tira ed esporta bene: ore 6-14, 14-22, 22-6. La domenica non si lavora, ma il turno settimanale incomincia alle 22 di domenica.

Il direttore del personale dice al giovane: “Quando ti capiterà il turno delle 22 di domenica sera devi venire, perché con altri dovrete preparare il lavoro per tutta la settimana”. Il giovane ci pensa un po’ e poi risponde: “No, non mi interessa, Mio padre mi dà 600 Euro al mese. Non vale la pena fare una vita da cani lavorando di notte per qualche centinaio di Euro in più”.

Pensate, un giovane di vent’anni che cerca lavoro! Se questo povero giovane – speriamo di no – avrà una vita difficile, di chi è la colpa se non di suo padre e della sua stessa famiglia?

Ecco perché la famiglia è tutto, l’educazione che si riceve in famiglia fin dalla più giovane età è fondamentale per la vita e per la società. Viviamo in una società, quella italiana, che è depressa, pessimista, con scarsa coesione sociale e alto tasso di litigiosità, con molti giovani, tutti lo dicono, che non hanno ideali, non hanno nerbo, non sono capaci di affrontare gli inevitabili sacrifici per costruirsi un futuro sicuro col loro lavoro.

Tutti ce ne lamentiamo, ma pochi riflettono sulla decadenza della famiglia italiana. Non se ne parla mai o quasi mai.

Quando si incomincerà a capire, ad esempio, i danni spaventosi provocati dalle leggi sul divorzio e sull’aborto e saremo d’accordo nel metterci rimedio?

E quando si ammetterà che la crisi delle famiglie, e quindi dei giovani, dipende in buona parte dal fatto che dall’orizzonte della nostra società è scomparso Dio, il Creatore, il Padre, il Giudice? Anche di Lui non si parla mai o quasi mai, nei mass media, nella scuola, nella società e nelle famiglie.

Ma se manca Dio, tutto ciò che Dio ha dato, soprattutto Cristo e il suo Vangelo con la Croce e la Risurrezione, è possibile educare i bambini e i giovani alla vita?

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*Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di “Mondo e Missione” e di Italia Missionaria, è il fondatore di AsiaNews. Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente. Dal 1994 è direttore dell’Ufficio storico del Pime e postulatore di varie cause di canonizzazione. Insegna nel seminario pre-teologico del Pime a Roma. E’ autore di oltre 70 libri.

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ZENIT Staff

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