Don Giussani: maestro di vita, amico e padre

Messa di suffragio celebrata dal Cardinale Dionigi Tettamanzi

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ROMA, martedì, 23 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Don Luigi Giussani è stato “uomo, cristiano, sacerdote, insegnante, educatore, maestro di vita cristiana nella Chiesa e nella società, amico e padre”. Così lo ha ricordato lunedì nel duomo di Milano, il Cardinale Dionigi Tettamanzi nel presiedere una messa di suffragio nel quinto anniversario della morte del fondatore di Comunione e Liberazione (Cl).

In questi giorni centinaia di messe sono state celebrate in Italia e nel mondo in memoria del sacerdote originario di Desio, un paesino nei pressi di Milano, e in occasione del ventottesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Cl, il cui primo nucleo nacque al liceo classico milanese “Berchet”.

Ieri sera, nella cattedrale ambrosiana erano circa diecimila i fedeli presenti.

Nella sua omelia l’Arcivescovo di Milano ha abbozzato i tratti salienti della spiritualità e dell’azione educativa di don Giussani, incentrati sul nucleo centrale e originale dell’avvenimento cristiano: quel “nucleo che sintetizza l’intero mistero di Cristo – il Verbo di Dio che si fa carne – e che insieme lo fa esplodere come evento di salvezza, ossia di liberazione dal male del peccato, per ciascuno di noi e per tutta l’umanità”.

Fu lo stesso don Giussani a dire in Piazza San Pietro il 30 maggio 1998 in occasione dell’incontro di Papa Giovanni Paolo II con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità: “Il Mistero come misericordia resta l’ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia. Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo”.

Con i suoi insegnamenti, ha spiegato il Cardinale Tettamanzi, don Giussani ha voluto far capire che l’uomo trova la “sua piena verità, la sua autentica identità, la sua nuova dignità e grandezza” solo nel “rapporto personale estremamente concreto” con Cristo.

Infatti, ha continuato, “il cristianesimo non è semplice teoria, non generico moralismo, non tentativo di autorealizzazione umana, ma è l’incontro personale-personalissimo di Cristo con ciascuno di noi”.

E il contenuto della fede cristiana, ha continuato l’Arcivescovo di Milano, è “inscindibilmente alleata” alla ragione umana, è anzi l’incontro di “una ragione che ha l’audacia di giungere alle soglie del mistero sino a intuirlo come possibilità concreta” e di “una fede che, di fronte allo svelamento gratuito del mistero, esige la ragione, la onora, la conferma nelle sue capacità, la purifica, la esalta e la sospinge non solo sino alle soglie ma dentro il mistero stesso”.

Per questo , ha sottolineato, “la formazione della coscienza secondo la fede cristiana si pone come fondamento e forza di quell’impegno educativo che rappresenta senza alcun dubbio, come spesso ripete il Santo Padre, una delle attuali priorità pastorali della Chiesa”.

In quest’ottica, ha continuato il porporato, l’insegnamento, la vita, le opere di don Giussani hanno molto da offrire alle nostre comunità, perché “il discernimento cristiano sulla realtà sfocia per suo interiore dinamismo nell’agire, diviene appello ineludibile al dono più grande che Dio ci ha fatto, quello della libertà, chiamata responsabilmente a fruttificare in atteggiamenti e comportamenti, in stili di vita e gesti concreti, in iniziative e opere le più diverse ma sempre coerenti con lo stile operativo di Cristo”.

“Sì – ha concluso – , l’incontro con Cristo genera per grazia una nuova cultura e una nuova capacità di affrontare la storia e di forgiarla secondo il disegno di Dio e, proprio per questo, secondo le esigenze più vere e profonde del cuore di ogni uomo”.

Al termine della messa anche don Julián Carrón, Presidente della Fraternità di Cl, ha voluto ricordare don Giussani: “Siamo pieni di gratitudine al Signore per la sua vita e perché questa realtà che da lui è nata è viva e ci impegna a immedesimarci sempre di più con il suo carisma”.

“Più passa il tempo, più ci rendiamo conto che è la risposta adeguata alle circostanze che stiamo vivendo – ha aggiunto il sacerdote –. Lo vedo quando visito le nostre comunità nel mondo e in Italia: è impressionante come lui continui a essere presente e continui ad accompagnarci con tutto quanto ci ha lasciato e con tutto ciò che opera in noi e per noi nel presente”.

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ZENIT Staff

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