BELO HORIZONTE, lunedì, 22 febbraio 2010 (ZENIT.org).- “Nella polisemia delle culture che compongono la ricca mappa dell'umanità lungo tutto l'arco della sua storia, non si possono trascurare il patrimonio e la forza di riferimento della cultura cristiana”, afferma l'Arcivescovo di Belo Horizonte (Brasile), monsignor Walmor Oliveira de Azevedo.
In un articolo inviato a ZENIT, il presule sostiene che chi crede in Cristo ha il compito di promuovere la cultura cristiana.
Il substrato di questa cultura “promuove progetti e intendimenti necessari alla costruzione della pace e alla conquista della giustizia”.
Questa ricchezza, osserva l'Arcivescovo, “non può essere relativizzata o travestita da pratiche religiose che riducono la nobiltà e l'ampiezza dell'ideale cristiano a interessi che, meschinamente, si pongono sulla scia del proselitismo, della prosperità o della pretenziosa e falsa manipolazione miracolosa dell'azione e della presenza di Dio”.
“La cultura cristiana trova una fonte inesauribile nella ricca dinamica della fede configurata dal cristianesimo”, spiega.
Il presule cita come esempio “l'aiuto lungimirante che il cristianesimo offre quando si tratta della distinzione tra religione e politica e il principio della libertà religiosa”.
“E' innegabile il grande rilievo di questa intesa sul piano storico e culturale – continua –. Altri discernimenti generano e alimentano fondamentalismi e totalitarismi perniciosi per la libertà umana e l'indispensabile considerazione dell'autonomia delle realtà terrestri”.
“La cultura cristiana riceve ricchezze fantastiche dalla dinamica della fede radicata nei Vangeli, fornendo una visione di equilibrio indispensabile per il presente e il futuro della storia dell'umanità. La fede cristiana coltiva e conserva, per senso di fedeltà, l'inestimabile patrimonio della trascendenza della persona umana”.
L'Arcivescovo sottolinea che la dinamica della fede cristiana “conserva perennemente una fonte di sostentamento di cui l'umanità ha bisogno per trovare risposte (...) alle questioni fondamentali vissute in questo momento”.
Ricorda inoltre che la “giusta preoccupazione per i meccanismi della sostenibilità della vita sul nostro pianeta implica la questione scottante relativa al senso e allo scopo dell'avventura umana, compresa la sua necessità di pace e giustizia”.
“Chi, oltre a Dio, può offrire una risposta pienamente adeguata agli interrogativi umani più radicali? - chiede -. Questa risposta, che solo Dio può dare, si rivela e si dona nel suo Figlio, Gesù Cristo, fatto uomo, il Redentore dell'umanità, attraverso la sua morte e resurrezione vittoriosa”.
Cristo “è la fonte inesauribile e il riferimento insostituibile della carità che può trasformare completamente l'uomo, promuovendo la pratica della giustizia e fecondando le trasformazioni sociali e politiche che non si possono rimandare”.
Chi crede in Cristo, ha concluso il presule, “ha il compito di analizzare bene la mappa demografica, la politica e le culture, impegnandosi nella promozione della cultura cristiana”.