Per la Chiesa, le migrazioni sono una "questione pastorale prioritaria"

Conclusioni del Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 18 febbraio 2010 (ZENIT.org).- “Per la Chiesa il macrofenomeno delle migrazioni è una questione pastorale prioritaria”, segnala il documento finale del VI Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati, pubblicato il 12 febbraio.

Il Congresso, che ha avuto come tema “Una risposta pastorale al fenomeno migratorio nell’era della globalizzazione. A cinque anni dall’Istruzione Erga Migrantes Caritas Christi“, si è svolto in Vaticano dal 9 al 12 novembre 2009.

Il documento sottolinea che “la Chiesa può aiutare i migranti a mantenere la loro fede e la loro cultura e, al tempo stesso, far sì che il Paese ospitante si apra alla cultura del Paese d’origine dei migranti, riunendo comunità di migranti e comunità locali”.

“La solidarietà è il primo passo verso una condivisione dei valori religiosi tra comunità locali e di migranti”, indica.

“Ciò potrebbe portare all’evangelizzazione e alla rinascita della fede di quanti di loro sono stati secolarizzati. La migrazione è anche un’importante opportunità ecumenica”.

Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha riunito per questo evento 320 delegati provenienti da 81 Paesi di tutti i continenti.

Tra questi c’erano Cardinali, Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, delegati fraterni del Consiglio Ecumenico delle Chiese, del Patriarcato Ecumenico, della Comunione Anglicana e della Federazione Luterana Mondiale, oltre a esperti, accademici e inviati di organizzazioni internazionali, movimenti ecclesiali e associazioni.

Tutti hanno definito la migrazione come un segno dei tempi che influenza profondamente le società attuali.

“La sua portata e le sue dimensioni sono aumentate in maniera drammatica e si prevede che continueranno a farlo in avvenire”, afferma il documento.

Per questo, i partecipanti hanno avvertito del fatto che in futuro saranno necessari “nuovi strumenti e strategie per far fronte ai bisogni e alle situazioni legati al fenomeno migratorio”.

“Sembra che siamo alla ricerca di modelli migliori di accompagnamento per gli immigrati e, allo stesso tempo, di una ridefinizione della società in cui essi si dovrebbero integrare”, indica il documento.

Lo spirito dell’Enciclica di Benedetto XVI “Caritas in Veritate” è stato molto presente nel documento.

Ad esempio, il testo afferma che “in un mondo contrassegnato da nuovi segnali di paura e di mancanza di ospitalità, la centralità della persona umana e la sua dignità, con i corrispondenti diritti e doveri, acquisisce un’importanza maggiore e crescente”.

In alcuni interventi del Congresso, si è affermata “l’importanza che la Chiesa collabori con gli Stati, come pure con le organizzazioni internazionali e nazionali, nello sforzo di proteggere i diritti di migranti, rifugiati, richiedenti asilo e sfollati”.

I partecipanti sono stati ricevuti in udienza dal Papa, che nel suo discorso ha affermato che le migrazioni sono un’opportunità per sottolineare l’unità della famiglia umana.

Per questo, ha spiegato Benedetto XVI, la Chiesa invita i fedeli ad aprire il proprio cuore ai migranti e alle loro famiglie, sapendo che non sono solo un “problema”, ma rappresentano una “risorsa”.

Il documento finale del Congresso, datato 18 gennaio, segnala il “profondo bisogno di una visione universale delle relazioni internazionali”.

“Tenuto conto del gran numero di cambiamenti nella società e delle immense sfide generate dalla mobilità umana, la Chiesa non ha altra scelta se non quella di agire, rivolgendo i suoi sforzi direttamente alla proclamazione del Regno di Dio”, indica.

A cinque anni dalla pubblicazione dell’Istruzione “Erga migrantes caritas Christi“, i congressisti hanno considerato che questo documento ha dato “nuovo slancio e nuova direzione all’elaborazione di risposte adeguate a questo fenomeno globale”.

Il testo, hanno segnalato, “introduce un nuovo linguaggio teologico, e rappresenta una pietra miliare in particolare per quanto riguarda la ‘categorizzazione’ dei migranti; esso contribuisce alla costruzione di una nuova e maggiore presa di coscienza della necessità di favorire la pastorale dei migranti a livello locale, nazionale, internazionale, continentale e universale”.

Si è anche apprezzato il suo apporto per motivare il dialogo e la corresponsabilità tra le Chiese di origine, di transito e di destinazione.

“Inoltre l’Istruzione contribuisce a rafforzare i meccanismi di coordinamento pastorale nazionali e diocesani e incoraggia la formazione di operatori pastorali che hanno il compito di elaborare e attuare servizi pastorali specifici a favore dei migranti”.

I partecipanti al Congresso hanno sottolineato che il documento è stato ben accolto, anche se “merita comunque una più ampia diffusione, per poter servire, anche a livello politico, e influenzare le politiche migratorie”.

In ambito internazionale, il Congresso ha raccolto la raccomandazione che, a livello globale, la Chiesa continui a promuovere il concetto di un'”Autorità politica mondiale” che si occupi delle questioni migratorie e che quindi contribuisca efficacemente ai processi in corso a questo riguardo.

Il documento finale raccoglie 21 raccomandazioni per promuovere la pastorale dei migranti e dei rifugiati nella Chiesa e l’azione della Chiesa nel settore dell’immigrazione e in relazione ai giovani immigrati, con la vita comunitaria e varie forme di collaborazione, con altre Chiese e comunità e con le autorità e la società civile.

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ZENIT Staff

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