Caravaggio: il pittore che illumina i misteri del sacro

di Marialuisa Viglione

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ROMA, mercoledì, 17 febbraio 2010 (ZENIT.org).- La Camera dei Deputati ha ospitato per cinque mesi – con apertura al pubblico – il restauro di un capolavoro della cristianità. L’Adorazione dei Pastori di Caravaggio, “sintesi dell’incarnazione morte e Resurrezione” di Gesù Cristo.

Il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini – promotore, con la sponsorship di Fastweb e patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e Regione Sicilia – ha definito l’iniziativa: “strumento per la crescita della coscienza dei cittadini, soprattutto dei giovani”.

E ha aggiunto: “L’opera di Caravaggio occupa un posto in primo piano nella memoria culturale dell’Italia. I suoi sono capolavori senza tempo che non smetteranno mai di parlare all’animo umano”.

Secondo il Presidente della Camera Caravaggio fa parte della cultura e della memoria, perché è contemporaneo e universale.

“E’ un capolavoro senza tempo – ha spiegato Rodolfo Papa, storico dell’arte – soprattutto perché ci parla di Dio, delle verità rivelate. La grandezza dell’arte cristiana sta nel rielaborare un patrimonio iconografico immenso e antichissimo per trovare sempre nuovi modi di parlare di Cristo”.

“Tre misteri minimo sono racchiusi in quest’Adorazione”, hanno detto le restauratrici Valeria Merlini e Daniela Storti, non al primo restauro di Caravaggio. Avevano, infatti, già lavorato sulla “Madonna dei pellegrini” di Sant’Agostino e sulla Conversione di Saulo della collezione Odescalchi.

E’ evidente – a colpo d’occhio – la luce nel centro del quadro, a forma di cuneo, in cui ci sono tutti i personaggi. Tutto intorno il buio. E’ il segno dell’Incarnazione che irrompe nella storia dell’uomo, con quest’effetto potente della luce che squarcia le tenebre e che arriva al suo culmine nell’abbraccio tra la Madonna e il figlio, tra l’umanità e la divinità.

“Il pittore comunica il dogma cristiano, in un ambito post tridentino, con strumenti simbolici eccezionali – ha sostenuto Valeria Merlini – per esempio la pietra su cui poggia il piede San Giuseppe e gli strumenti di legno del falegname in primo piano presagiscono il Golgota. Il legno: la croce; e la pietra: la Resurrezione”.

“Una natività dolente, tipica delle meditazioni funebri cappuccine: la mangiatoia è a forma di sarcofago, il bambino in braccio alla madre, è avvolto in panni simili a un sudario: già nella sua nascita c’è il presagio della morte”, ha commentato Rodolfo Papa ed ha aggiunto: “La sporta con il pane, in primo piano, vicino agli strumenti da lavoro, è un riferimento all’eucarestia, allo stesso tempo è pane e corpo di Gesù”.

Ecco i misteri rappresentati in un solo quadro: Incarnazione insieme alla croce, Resurrezione ed Eucarestia. E’ considerato da alcuni il miglior dipinto di Caravaggio: sintesi di tutto il cristianesimo in pochi metri quadri di pittura.

Ma Caravaggio non inventa niente? “No – ha spiegato Rodolfo Papa – sono simboli iconografici che esistevano già fin dalla pittura bizantina. La Madonna è rappresentata sdraiata per terra proprio come in un mosaico di Cavallini in Santa Maria in Trastevere. La novità – al di là dei colori, della luce – è il realismo, la carica emotiva, l’atmosfera francescana, il pauperismo tipico dei frati cappuccini che gli avevano commissionato il lavoro”.

“E’ stato eccezionale il rapporto con questo genio della pittura – confessano le due restauratrici -. Non puoi fare a meno di pensare all’aldilà“.

Una delle ultime opere di Caravaggio, del periodo messinese, eseguito nel 1609 (muore nel 1610) per Santa Maria della Concezione di Messina, dei padri cappuccini sarà ora visibile alle Scuderie del Quirinale sino a giugno. Il dipinto, di solito conservato nel Museo Regionale di Messina, farà poi ritorno in Sicilia.

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ZENIT Staff

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