Nozze d’argento per il Pontificio Consiglio per la Salute

Intervista al segretario, lo spagnolo José Luis Redrado

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di Carmen Elena Villa

CITTÀ DEL VATICANO, martedì, 16 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Venticinque anni fa, Papa Giovanni Paolo II firmò il Motu proprio Dolentium Hominum, con il quale istituì formalmente la Pontificia Commissione per la Pastorale degli operatori sanitari, divenuta tre anni più tardi il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari (o per la Pastorale della Salute).

Il 19 gennaio 1986, il dicastero ha iniziato formalmente il suo lavoro con il personale al completo: presidente, segretario, sottosegretario, oltre ai funzionari e consultori che hanno lavorato strenuamente per dare forma alla pastorale della salute nel mondo, coordinata dalla Santa Sede.

Oggi questo dicastero ha lo scopo di incoraggiare e promuovere il lavoro di formazione, di studio e di azione, che viene svolto dalle 117.000 organizzazioni cattoliche internazionali presenti nei cinque continenti e con lo scopo di fornire assistenza sanitaria.

Per questa celebrazione giubilare si è svolto, nella Nuova Aula del Sinodo in Vaticano, il simposio internazionale: “La Chiesa al servizio dell’amore per i sofferenti”, dal 9 all’11 febbraio.

ZENIT ha parlato con il segretario di questo dicastero, monsignor José L. Redrado O.H., che ricopre questo incarico dal 1986. Redrado ha partecipato al simposio, con la relazione dal titolo “Il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari al servizio delle Chiese particolari, una storia di 25 anni”.

Lei che è stato presente sin dall’inizio, ci può dire cosa vuol dire dare vita a un nuovo dicastero nella Santa Sede?

Monsignor José L. Redrado O.H: Io venivo dalla Spagna, dove ero molto attivo, e all’inizio, quando mi sono ritrovato qui, mi sembrava di stare senza far niente. In realtà c’era ancora tutto da fare. Bisognava inventare nuove cose, dovevamo creare l’organigramma, fare innumerevoli viaggi che ci hanno dato la possibilità di entusiasmarci, di vedere, di organizzarci sempre meglio. Oggi arriviamo a questi 25 anni con un bagaglio di organizzazione immenso, che non è altro che una piattaforma per affrontare le sfide future.

Come ha visto crescere questo dicastero?

Monsignor José L. Redrado O.H: L’ho visto crescere come si vedono crescere i bambini. All’inizio, sembra che la vita sia semplice. Non sappiamo come iniziare a camminare, siamo titubanti, ma con una grande speranza di crescere. E così, dopo i primi anni di esitazione, di esplorazione di questo bosco immenso che è la pastorale in generale, l’ho visto compiere un cammino per la pastorale della salute, privilegiato, come è stato privilegiato dal Signore.

Quali frutti ha visto in questi 25 anni?

Monsignor José L. Redrado O.H: La pastorale della salute ha avuto un progresso qualitativo e quantitativo notevole. Ho avuto il privilegio di viaggiare in tutto il mondo e di veder nascere tra mille entusiasmi incontri sulla salute. L’istituzione generale del dicastero ha avuto un punto fermo nella Giornata mondiale del malato, che ha dato alla Chiesa l’opportunità di riflettere e a tante coscienze un po’ assopite l’opportunità di iniziare a svegliarsi. Abbiamo anche decine di pubblicazioni e una rivista. Abbiamo fatto più di 259 viaggi, ai quali hanno lavorato con grande entusiasmo molte persone.

Questo dicastero ha avuto già tre presidenze. Cosa apprezza di più di ciascuna di esse?

Monsignor José L. Redrado O.H: Inizio con il cardinale Fiorenzo Angelini, che oggi ha 94 anni. Ha ricoperto l’incarico per i primi 12 anni. Ha svolto un lavoro fecondo in questo neonato dicastero. Ha seguito il cardinale messicano Javier Lozano Barragán, che in questo momento, con la sua malattia sta traducendo nella propria vita ciò che ha detto e ciò che ha fatto per la pastorale della salute.

Con il nuovo presidente Zygmunt Zimowski, proveniente dalla Polonia, speriamo che il nostro dicastero si consolidi ulteriormente per porsi al servizio del mondo intero. Per questo ci predisponiamo a camminare con creatività e coraggio. Questi 25 anni sono frutto di leader ispirati, che hanno permesso a “questa macchina” di funzionare. Sono esperti che hanno lavorato in modo intelligente e con abnegazione.

In un mondo in cui regna la cultura della morte, qual è l’impegno di questo dicastero per promuovere la difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale?

Monsignor José L. Redrado O.H: La sfida che abbiamo davanti è quella di illuminare l’inizio della vita e la vita stessa perché abbia senso, e di dare un significato al dolore e alla sofferenza. È necessario trovare un nuovo stile per la salute, per la vita quando è stanca, quando sembra non avere senso. La settimana prossima sarò in Portogallo e parlerò sul tema degli anziani. L’ultima tappa, la fase della vita che, se ben preparata, può essere meravigliosa e dare molti frutti.

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ZENIT Staff

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