Giustizia e Pace Europa chiede all'UE di lottare contro l'esclusione sociale

In occasione dell’anno dedicato a questo tema

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di Nieves San Martín

PARIGI, venerdì, 12 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Il 2010 è stato dichiarato “Anno europeo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale”. In questa occasione, Giustizia e Pace Europa rivolge un appello agli Stati Europei chiedendo azioni di solidarietà in tempi di crisi.

Giustizia e Pace Europa è una rete di 31 commissioni di Giustizia e Pace che hanno ricevuto dalle loro Conferenze Episcopali il mandato per parlare della lotta alla povertà e a favore dei diritti umani, della pace, della riconciliazione e dello sviluppo.

“Dobbiamo riconoscere che l’unica opportunità che abbiamo per trovare una risposta duratura alle crisi attuali sta nei nostri sforzi rinnovati per la solidarietà globale e la cooperazione – afferma l’organizzazione ecclesiale –. Le crisi attuali sono un allarme urgente di fronte al potenziale distruttivo di una crescente crisi economica non regolata e di un modello di sviluppo che non mette al centro la giustizia sociale”.

Per questo, la Conferenza delle Commissioni Giustizia e Pace d’Europa lancia un appello a tutti gli Stati europei affinché intraprendano una serie di passi nella “lotta contro la povertà e l’esclusione sociale”.

L’organizzazione ecclesiale chiede l’avvio di misure efficienti di lotta alla povertà e all’esclusione, partendo dalla convinzione che questa lotta sia importante per il futuro di un Paese almeno quanto la difesa del sistema finanziario.

Chiede di introdurre un sistema di norme e direttive “per assicurare che le attività economiche e finanziarie non siano svolte a detrimento dello sviluppo umano, né contro i nostri doveri di solidarietà internazionale, e che non violino i diritti umani”.

Sollecita inoltre lo sviluppo della trasparenza economica con l’introduzione di standard e certificati perché le imprese rispettino norme e direttive, e chiedono che lo stesso valga anche per il settore bancario e finanziario (ad esempio, il dovere delle multinazionali di pagare le tasse nel luogo di produzione).

L’organizzazione insiste sull’introduzione di un’imposta sulle transazioni e sui benefici finanziari a favore dell’aiuto allo sviluppo o del finanziamento di strutture di pubblica utilità, sul sostegno a una politica di sviluppo centrata sulle condizioni di vita e di lavoro che rispetti la dignità umana in tutti i Paesi e sulla soppressione delle condizioni di disuguaglianza per lo sviluppo e il commercio.

Conclude quindi la sua dichiarazione chiedendo maggiori sforzi in Europa per limitare le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici, esortando parallelamente a sostenere i Paesi in via di sviluppo che affrontano questi cambiamenti mettendo a disposizione risorse finanziarie e tecniche.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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