ROMA, venerdì, 12 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Testimoniare i valori cristiani nelle società secolarizzate, valorizzare le radici cristiane dell’Europa e promuovere il dialogo tra ortodossi e cattolici. Sono queste le consegne che Benedetto XVI ha lasciato ai Vescovi romeni nel riceverli questo venerdì in udienza in occasione della loro visita “ad Limina Apostolorum”.
“Purtroppo – ha detto il Papa –, nel nostro tempo non sono poche le insidie verso l’istituzione familiare in una società secolarizzata e disorientata”.
“Le famiglie cattoliche dei vostri Paesi – ha aggiunto –, che, durante il tempo della prova, hanno testimoniato, talora a caro prezzo, la fedeltà al Vangelo, non sono immuni dalle piaghe dell’aborto, della corruzione, dell’alcolismo e della droga, come pure del controllo delle nascite mediante metodi contrari alla dignità della persona umana”.
Per combattere queste sfide, è stato l’invito del Papa ai presuli, “occorre promuovere consultori parrocchiali che assicurino un’adeguata preparazione alla vita coniugale e familiare, nonché organizzare meglio la pastorale giovanile”.
E ciò soprattutto, ha continuato, perché “la trasformazione del sistema industriale e agricolo, la crisi economica, l’emigrazione all’estero, non hanno favorito la tenuta dei valori tradizionali, che vanno, perciò, riproposti e rafforzati”.
Poco prima, nel suo indirizzo di saluto, l’Arcivescovo di Bucarest e Presidente dell’episcopato romeno, mons. Ioan Robu, aveva spiegato che al fine di far fronte all’alto tasso di famiglie segnate da separazioni e divorzi, alla piaga dell’aborto come metodo di pianificazione delle nascite e all’abbandono dei bambini “si sta sviluppando la pastorale dei giovani e delle famiglie e si è potenziato il servizio sociale della Caritas”.
Nel suo discorso il Papa ha quindi sottolineato che “occorre, soprattutto, un deciso impegno per favorire la presenza dei valori cristiani nella società, sviluppando centri di formazione dove i giovani possano conoscere i valori autentici, impreziositi dal genio della cultura dei vostri Paesi, così da poterli testimoniare negli ambienti dove vivono”.
“La Chiesa – ha continuato – vuole dare il suo contributo determinante alla costruzione di una società riconciliata e solidale, capace di far fronte al processo di secolarizzazione in atto”.
Il Pontefice ha poi parlato delle relazioni tra cattolici e ortodossi.
A questo proposito l’Arcivescovo di Bucarest aveva affermato che il dialogo con la Chiesa Ortodossa “procede molto lentamente e non è riuscito ancora a risolvere il problema della restituzione degli edifici sacri confiscati dal regime alla Chiesa greco-cattolica nel 1948”.
“È nostra convinzione – aveva aggiunto, secondo quanto riferito da “L’Osservatore Romano” – che i medesimi luoghi di culto potrebbero ben essere utilizzati dai greco-cattolici e dagli ortodossi con celebrazioni svolte di comune accordo in momenti diversi”.
E in alcuni casi — aveva proseguito l’Arcivescovo Robu – è ancora più angoscioso “assistere impotenti alla demolizione di edifici sacri un tempo appartenuti alla Chiesa unita. Va comunque rilevato che, al di là di tali questioni, insieme ai nostri fratelli ortodossi, proprio perché abbiamo tante cose in comune, stiamo sviluppando promettenti collaborazioni a livello sociale – tramite la Caritas – e in ambito spirituale; ma pure nel settore accademico, nell’Università Babes-Bolyai di Cluj, all’istituto di Storia ecclesiastica e al Centro di bioetica, costituito in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, afferiscono docenti della Facoltà Teologica ortodossa, e delle facoltà teologiche greco-cattolica e romano-cattolica, oltre che di quella riformata”.
Il Presidente dei Vescovi romeni aveva quindi espresso preoccupazione circa l’atteggiamento assunto dalle autorità politiche in merito alla cattedrale di San Giuseppe di Bucarest: “le nostre istanze, presentate al presidente della Repubblica e al Governo, sono cadute nel vuoto e quello che potremmo definire un ‘ecomostro’ cresce sempre più a fianco dello storico e sacro edificio”.
Rispondendo alle ansie dei presuli romeni, il Pontefice si è detto “consapevole delle difficoltà che devono affrontare, in questo ambito, le comunità cattoliche”, auspicando che “si possano trovare soluzioni adeguate, in quello spirito di giustizia e carità che deve animare i rapporti tra fratelli in Cristo” e che la “testimonianza di fraternità tra loro” prevalga “sulle divisioni e sui dissidi e apra i cuori alla riconciliazione”.
Benedetto XVI ha poi ricordato “la storica visita” di Giovanni Paolo II in Romania nel 1999, ed ha espresso il desiderio che il sentimento di unità messo in evidenza da quella visita “alimenti la preghiera e l’impegno a dialogare nella carità e nella verità e a promuovere iniziative comuni”.
Il Santo Padre ha quindi indicato nella difesa delle radici cristiane dell’Europa e dei valori cristiani, su temi come la famiglia, la bioetica, i diritti umani, l’onestà nella vita pubblica e l’ecologia un possibile ambito di collaborazione tra ortodossi e cattolici.
“L’impegno unitario su tali argomenti offrirà un importante contributo alla crescita morale e civile della società – ha commentato –. Un costruttivo dialogo tra ortodossi e cattolici non mancherà di essere fermento di unità e di concordia non solo per i vostri Paesi, ma anche per l’intera Europa”.