ROMA, giovedì, 11 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Il 13 maggio 1992 il Santo Padre Giovanni Paolo II istituiva la “Giornata Mondiale del Malato”, da tenersi ogni anno l’11 febbraio, giorno in cui si ricorda la Beata Maria Vergine di Lourdes.
L’obiettivo di questa “intuizione” era quello di sensibilizzare il cristiano e la società laica alle necessità di “donare” agli infermi una efficiente assistenza.
Papa Wojtyla voleva far capire al credente che il compito che gli spettava era quello di stare sempre vicino a chi soffre, sull’esempio di Maria, la madre di Gesù ai piedi della croce.
Ai nostri giorni molti si interrogano sulla verità del riflesso dell’immagine e della somiglianza di Dio in ogni persona umana, ma è necessario individuare e approfondire, attraverso le vie della ragione e della scienza illuminate dalla fede, questo misterioso riflesso di Dio in coloro che soffrono.
Ma necessita dover sottolineare, non certo in maniera positiva, il comportamento di quanti usano o non usano ed esprimono i loro contenuti in una ipotetica solidarietà, per poi esaurirsi nel giro di una notte!
Da molto tempo siamo di fronte ad una superficiale cultura che sottrae alla ragione il perché si soffre e si muore, ed è necessario affrontare con la logica le motivazioni che ogni persona porta nella propria coscienza, mentre va aumentando il permissivismo smodato e aberrante che dilaga, mortifica e modifica la dimensione etica della vita.
In una società complessa qual è la nostra, è importante chiedersi chi è il nostro prossimo.
Il nostro prossimo è chi ci sta accanto nel nostro vivere quotidiano, è chi incrociamo nelle strade delle nostre città e dei nostri paesi, ma soprattutto colui/ei che soffre e non è gratificato/a di solidarietà.
E’ il caso di citare quanto avviene nelle corsie ospedaliere italiane, dove i pazienti, ancor più grave se disabili, in tarda età e in fase terminale, a volte vengono dimessi dalle strutture ospedaliere, senza una adeguata protezione alternativa, per il superiore concetto economico del risparmio perché è “scaduto” quel “quid finanziario” messo a disposizione del malato dal Servizio Sanitario Nazionale. (questa pratica viene regolata dal cosiddetto ‘budget del ricoverato’).
Come dire “Sei vecchio e non devi più vivere”! Questa è eutanasia!!
In questi casi vengono violati i diritti della persona, una omissione di soccorso, un illecito perseguibile penalmente.
Pertanto ritengo essenziale che le Autorità Pubbliche adottino opportuna vigilanza, per chiarire questo ipotetico “risparmio” che offende la dignità della persona e nel contempo garantire a ogni cittadino il diritto a continue e specifiche cure fino al compimento naturale della vita terrena.
Di fronte ai richiami del Magistero della Chiesa, del Messaggio del Papa per la 18° Giornata Mondiale del Malato che viene oggi celebrata, innanzi alle gravi considerazioni che in breve ho citato, urge rimuovere e risolvere i problemi di carattere sociale in cui vivono tante famiglie per cause diverse, perché la famiglia deve restare il motore universale della società civile e i suoi componenti in qualsiasi condizione di salute si trovino devono avere una efficiente valida e duratura assistenza come garantisce la Costituzione Italiana.
E’ necessario rendersi conto del significato della sofferenza, anche secondo gli insegnamenti di Papa Wojtyla, che è stato il simbolo vivente della sofferenza, i cui richiami avvengono ogni anno nella “Giornata Mondiale del Malato”.
E vorrei terminare con le sagge, circonstanziate ed autorevoli parole di Papa Ratzingher nel Messaggio del 3 dicembre 2009: “Mi preme aggiungere che, nell’attuale momento storico-culturale, si avverte anche più l’esigenza di una presenza ecclesiale attenta e capillare accanto ai malati”, “a tutela della vita umana in tutte le fasi, dal suo concepimento alla sua fine naturale”.
* Franco Previte è il Presidente di Cristiani per servire (http://digilander.libero.it/cristianiperservire)