NZEREKORE, martedì, 9 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Scontri dopo una discussione tra cristiani e musulmani nella città di Nzerekore, in Guinea, hanno provocato venerdì e sabato due morti e una quarantina di feriti.
Gli incidenti sono scoppiati per una banale discussione dopo che una donna di etnia guerzé, cristiana, ha insistito per attraversare la strada che la polizia aveva chiuso per permettere la preghiera ai fedeli musulmani, di etnia malinké, che non avevano trovato posto nella moschea vicina.
La discussione è degenerata in scontri tra le due etnie, durati vari giorni. Le autorità hanno imposto il coprifuoco.
Una delegazione del Governo si è recata a Nzerekore e ha incontrato leader cristiani e musulmani.
Sulle cause di fondo di questa situazione, l’agenzia della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Fides, ha citato una fonte locale secondo la quale alla base degli scontri di Nzerekore ci sono le tensioni provocate dalle condizioni di sottosviluppo della zona.
“Un banale incidente di circolazione che provoca un’esplosione di violenza mette in evidenza il degrado della vita sociale della Guinea e in particolare di quella zona del Paese”, ha dichiarato.
Il quotidiano Newstime Africa ha reso noto che “all’inizio si è pensato a un conflitto religioso”, ma poi “la situazione ha assunto nuovi toni, visto che il centro della crisi è situato nella città natale del leader esiliato della Giunta accusata di crimini contro l’umanità Moussa Dadis Camara”.
Questo leader della Guinea è attualmente in Burkina Faso, dopo essere giunto a un accordo per restituire il Paese a un’amministrazione governata da un civile.
Il Tribunale Penale Internazionale ha espresso di recente la sua intenzione di avviare delle indagini sul massacro del 28 settembre, che ha provocato 157 morti.
Informazioni giunte da alcuni Stati del Paese segnalerebbero che la maggioranza cristiana che sostiene Moussa Dadis Camara sembrava disposta ad attaccare i musulmani nella città.
Dall’altro lato, secondo Fides, le tensioni politiche degli ultimi mesi in Guinea hanno suscitato conflitti tra i malinké, musulmani originari del Mali, e i cristiani guerzé.
Queste tensioni, legate alla ripartizione delle terre e delle risorse, sono aumentate perché per vent’anni, durante il periodo di governo del Presidente Lansana Conté, la zona della Guinea in cui si trova Nzerekore è stata abbandonata a se stessa.
Non ci sono infrastrutture né strade asfaltate; per percorrere i mille chilometri che separano la città dalla capitale, Conakry, servono venti ore. Non esiste neanche un vero programma di sviluppo.
L’unica attività economica avanzata è quella delle multinazionali. La zona è in via di deforestazione per il consistente taglio di alberi da parte di una compagnia cinese, mentre un’impresa americana sfrutta i giacimenti di ferro.
Secondo Fides, per comprendere le cause della recente violenza (oltre a quella di questi giorni ci sono stati dei precedenti anche nel 2006 e nel 2007) “occorre dunque una chiave di lettura più approfondita di una semplice descrizione di scontri tra cristiani e musulmani”.