di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 8 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Tra i tanti incontri e le numerose iniziative in ricordo di Eluana Englaro, spicca la presentazione del libro ”Se la vita si rianima. Cronache di bioetica e speranza dall’ospedale di Eluana”, edito dalla Ares e scritto da Giuseppe Baiocchi, giornalista e scrittore, e Patrizia Fumagalli, dirigente medico di primo livello nel reparto di Neurorianimazione dell’ospedale di Lecco.
Il libro affronta il tema attualissimo del valore della vita soprattutto quando sono presenti malattia e grave disabilità, raccontando cosa accade nella corsia di un reparto di rianimazione.
Nella prefazione al volume, Giancarlo Cesana chiede: “Se la vita si rianima; se un malato dichiarato in stato vegetativo persistente inaspettatamente si risveglia; se una persona gravemente menomata scopre di poter vivere un’esistenza normale e stranamente felice: se accade ciò, noi siamo pronti ad accettarlo?”.
Gli autori spiegano nella premessa che “rianimazione, per la lingua italiana, è uno splendido termine che significa restituzione e ripresa di vitalità, di animazione, di fiducia, di coraggio…”, ma nel logorio del linguaggio comune questo termine ha finito per associarsi quasi esclusivamente a un senso prevalente di sconfitta, di anticamera della fine, di tempio appartato dove si compiono i riti misterici di una scienza sempre meno traducibile al comune sentire.
Dietro al vetro opaco o alla porta di un reparto di rianimazione, precisano gli autori, “si muove una affiatata comunità di lavoro che conquista di frequente guarigioni impensate, che allevia la sofferenza della vita in declinare, che accompagna con decoro il passaggio della morte, che, nel caso, compie la rispettosa procedura del prelievo degli organi per la donazione”.
Il libro racconta di “quell’ospedale di Lecco dove, in una fredda notte di gennaio, arrivò, ferita, una giovane di nome Eluana Englaro…” e riflette sull’impegno di giorno e di notte, tutti i giorni e tutte le notti, dei medici e del personale sanitario che è ben consapevole “che ogni persona è unica e irripetibile e per ognuna c’è un tragitto peculiare da seguire nel vincolo di Ippocrate e nel possibile supplemento di umanità”.
Cesana ricorda nella prefazione che gli ospedali sono nati all’inizio del Medioevo e non “perché si sapessero curare le malattie”, visto che “fino all’inizio del secolo scorso le possibilità di trattamento erano risibili”.
Gli ospedali sono nati per “ospitare”, per accogliere e assistere gli uomini e le donne in difficoltà, colpiti dalla sventura, in cui spesso malattia e miseria facevano tutt’uno.
“Con la Risurrezione di Cristo – ha sottolineato Cesana -, la morte, di cui la malattia era massimo presagio, non era più l’ultima parola sulla vita, ma la certezza – o la speranza, che è lo stesso – della vittoria della vita era diventata dominante. Malattia e morte non avevano perduto il loro carico di dolore e di spavento, ma si potevano affrontare. Di più: erano partecipazione alla sofferenza salvatrice di Cristo”.
“Il merito di questo libro – ha concluso Cesana – è di mostrare come la potenza medica, pur migliorando non poco l’esistenza, non sposti di una virgola il problema originale. Proprio laddove l’intervento è più sofisticato, per le caratteristiche di urgenza e gli strumenti utilizzati, è anche richiesta l’ostinazione della assistenza, spesso contro ogni immediata evidenza”.
Il libro “Se la vita si rianima” verrà presentato a Lecco martedì 9 febbraio alle ore 21.00 nell’Auditorium Casa dell’Economia, in via Tonale 30.
A presentare il testo ci saranno il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, il prof. Giancarlo Cesana, Presidente della Fondazione Irrccs Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, il prof. Biagio Allaria, direttore del board scientifico di Medical Evidence Italia, e Marco Tarquinio, direttore di ”Avvenire”, che modererà l’incontro.
L’iniziativa è stata sostenuta anche dal Centro Culturale Alessandro Manzoni e dall’Associazione Liberi di educare – Liberi di costruire, così come dalla FederVita Lombardia, con il concorso particolare del Movimento per la Vita di Lecco.