ROMA, lunedì, 8 febbraio 2010 (ZENIT.org).- In quello che è stato proclamato dal Consiglio dell'Organizzazione Marittima Internazionale (OMI) "Anno del Marittimo", l'Arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha esortato a valorizzare la figura dei marittimi, troppo spesso dimenticati nella società.

Il presule ha aperto questo lunedì l'Incontro dei Coordinatori Regionali dell'Apostolato del Mare (AM) e del suo Comitato Internazionale per la Pesca. L'evento è in svolgimento fino al 10 febbraio nella sede del dicastero a Palazzo San Calisto, in Vaticano.

"Come sappiamo, ci sono 1.5 milioni di marittimi che provvedono ogni giorno ai bisogni quotidiani di oltre 6.5 miliardi di cittadini del mondo, una realtà purtroppo ignorata e data per scontata dalla maggioranza dell'umanità", ha affermato monsignor Vegliò nel suo discorso.

"Quest'anno speciale darà alla comunità internazionale l'opportunità di attestare pubblicamente l'importanza e l'unicità del contributo apportato dai marittimi al benessere della società e di riconoscere il rischio che essi corrono nell'esercizio della loro professione in un ambiente spesso pericoloso".

Nel 2010 più che mai, ha aggiunto, "l'AM deve unire i suoi sforzi a quelli dell'OMI con iniziative e attività, rinnovando il suo impegno a prendersi cura dei marittimi e delle loro famiglie, accertandosi che abbiano decenti condizioni di lavoro e di vita e che siano assistiti quando vengono abbandonati in porto".

I marittimi, ha sottolineato, "devono avere la possibilità di scendere a terra anche laddove le misure di sicurezza sono più rigide, devono essere protetti quando lavorano in zone infestate da pirati e non devono essere ingiustamente criminalizzati".

90 anni di Apostolato del Mare

Nel suo intervento, monsignor Vegliò ha ricordato che quest'anno ricorre anche il 90° Anniversario dell'Apostolato del Mare (AM), il cui primo incontro è stato realizzato a Glasgow, in Scozia, il 4 ottobre 1920, quando "un piccolo gruppo di laici e un fratello religioso si riunirono, ancora per così dire 'in alto mare', per stabilire l'esatta missione di questa nascente organizzazione a favore dei marittimi cattolici".

L'anniversario, ha spiegato, vuole essere soprattutto "un'occasione per ritrovare lo spirito originale e l'entusiasmo che ha guidato i fondatori" e un invito "a riflettere sugli elementi basilari e fondamentali del nostro apostolato, a sviluppare nuove strategie pastorali in armonia con la nostra tradizione e a migliorare le strutture dell'AM per continuare, con efficacia, il lavoro dell'Opera dell'Apostolato Marittimo negli anni a venire". </p>

Riconoscendo che l'AM "dovrà affrontare una navigazione alquanto movimentata", il presule ha quindi esortato ad "aumentare la sensibilità delle Conferenze Episcopali" e a "coinvolgere maggiormente le Chiese locali nella cura pastorale della gente del mare e delle loro famiglie".

Tra le difficoltà affrontate da questo apostolato, ha citato in primo luogo la "diminuzione del numero di sacerdoti e persone consacrate pronte ad assumere responsabilità e a dare assistenza spirituale all'AM".

Allo stesso modo, è dannosa la diminuzione degli aiuti finanziari da parte di organizzazioni caritative per attività di welfare, che insieme alla crisi economica mondiale ha "costretto molti centri per marittimi a chiudere o a ridurre considerevolmente le loro attività".

In questo contesto, ha concluso, occorre "sperimentare nuove vie e modi per sostenere il nostro ministero, ma anche, ove possibile, favorire la cooperazione ecumenica condividendo risorse e collaborando maggiormente con organizzazioni marittime civili per il welfare".