di Marialuisa Viglione
ROMA, lunedì, 8 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Mario Dal Bello, critico d’arte e di spettacolo, ha appena pubblicato un volume dal titolo Mario Dal Bello: Ritratti d‘autore. Figure della pittura europea da Duccio a RothkoMario Dal Bello: (Città nuova), che riunisce delle riflessioni sui più importanti pittori degli ultimi 800 anni.
ZENIT lo ha intervistato.
Cos’è l’ispirazione artistica?
Mario Dal Bello: Un dono di Dio.
Cos’è l’arte per lei?
Mario Dal Bello: Espressione della ricerca della bellezza che c’è in ogni uomo. Ricerca di eternità, immortalità. I più grandi capolavori parlano di Dio.
Come nasce questo libro?
Mario Dal Bello: Dall’amicizia di tutta una vita con questi artisti. Arrivo da Asolo in provincia di Treviso e da bambino conoscevo la pittura veneta, che mi ha fatto innamorare della bellezza: Tiziano, Giorgione, Bassano, Canova. Molti si convertono per un quadro. La pittura porta a Dio.
Il suo quadro preferito?
Mario Dal Bello: Uno dei quadri di El Greco a New York, la veduta di Toledo. Straordinario.
Come può parlare di Dio l’arte astratta? Dio è incarnazione.
Mario Dal Bello: L’arte bizantina è astratta, le figure sono immateriali.
Lei fa descrizioni appassionate di quadri importanti. Descrizioni che partono da un’emozione, dal cercare di capire perché quel quadro è passato alla storia. A cosa serve il suo libro?
Mario Dal Bello: Vogliono essere riflessioni che accompagnano gli appassionati a scoprire la bellezza. E la bellezza, essendo un trascendentale, una proprietà di Dio, aiuta a essere migliori.
Il primo pittore di cui lei parla è Duccio. Perché Duccio ha fatto così tanti quadri su Maria?
Mario Dal Bello: I pittori dipingevano su commissione. Siena era sotto la protezione di Maria. Quindi lui dipingeva per la devozione pubblica e privata. Le sue Madonne, rispetto a quelle dell’epoca, rivelano un senso di tenerezza, anche se i modelli sono bizantini. Lui ci aggiunge umanità e tenerezza nei rapporti col figlio, per questo piace molto.
E poi subito dopo c’è Giotto. Quali novità introduce?
Mario Dal Bello: Apre all’umanesimo. Dio è rappresentato secondo le raffigurazioni tradizionali, Onnipotente e Giudice. Nella controfacciata della Cappella degli Scrovegni, nel Giudizio Universale, Gesù giudice è forte e nello stesso tempo dolce. È il divino che si incarna. E come nel racconto di San Matteo alla sua destra ci sono i buoni, e alla sinistra i cattivi. Il Giudizio Universale è rappresentato sempre così nell’iconografia occidentale e nei mosaici.
Michelangelo mette in basso i cattivi e in alto i buoni?
Mario Dal Bello: Anche Michelangelo nella Cappella Sistina – Giudizio Universale – mette alla destra i buoni che salgono, e alla sinistra i cattivi che scendono.
Masaccio come si pone come artista?
Mario Dal Bello: Continua il lavoro di Giotto. Nell’opera di Masaccio protagonista è l’uomo, che ha una grande dignità perché è figlio di Dio. Nella Cappella Brancacci a Firenze, l’uomo è grande anche nella sventura. Adamo e Eva cacciati dal Paradiso hanno forme fisiche forti: rimangono figli di Dio, pur nella colpa.
Il fiammingo Jan Van Dick, come avvicina gli uomini a Dio?
Mario Dal Bello: E’ un fiammingo, siamo nell’Europa cristiana del 1400. Nel suo polittico dell’Agnello Mistico a San Bovone a Gang, fa un riassunto della Storia biblica. Avvicina gli uomini a Dio raccontando la Bibbia. Rappresenta una grande processione di Papi, santi Martiri, beati, vescovi, imperatori, mercanti, pezzenti, gente comune dell’epoca, tutti ad adorare l’Agnello mistico.
Piero della Francesca parla di Dio?
Mario Dal Bello: Contempla il divino. Nella Madonna con il Bambino e i Santi (a Brera), incompiuto, la Madonna è sotto una grande nicchia. Tutti sono assorti. E’ una scena molto intima, interiorizzata. E’ la contemplazione dell’eterno.
Le Madonne di Leonardo cosa hanno di nuovo?
Mario Dal Bello: La Vergine delle rocce, che è l’immacolata concezione, è la Vergine in ginocchio, dietro una nicchia, rappresentata dalla natura, il creato, opera di Dio. C’è la presenza di Dio nella natura. La Vergine ha un atteggiamento misterioso: fa parte del mistero dell’incarnazione.
Raffaello è il pittore delle Madonne per eccellenza?
Mario Dal Bello: Nella tradizione figurativa cattolica sì. E’ il pittore degli affetti. Non ritrae una persona reale. Reale è l’amore che Maria ha per suo figlio. L’affetto materno che si vede subito, è immediato e popolare.
Michelangelo e il suo tempo?
Mario Dal Bello: Si è formato in pieno Rinascimento. Ha un’immagine idealizzata dell’uomo. E riprende le statue greche nei suoi nudi. La perfezione esteriore raffigura la perfezione dell’anima. Questo secondo Platone, molto di moda all’epoca. Nella Cappella Sistina è il pittore dell’antico Testamento della Genesi. Dio è l’onnipotente. Le forme sono gigantesche, forti. Dio è più grande dell’uomo e lo schiaccia. Michelangelo finisce la vita disegnando Pietà e crocifissioni e muore facendosi leggere la Passione di Cristo.
La religiosità di El Greco?
Mario Dal Bello: E’ un pittore mistico. Siamo nella Spagna di fine ‘500 inizio ‘600, di Santa Teresa D’Avila e di San Giovanni della Croce. E quindi nei suoi quadri si nota questa tendenza al misticismo, all’esperienza soprannaturale. Allunga le figure, i colori sono irreali. Coglie ciò che c’è nell’anima.
Velasquez esprime la stessa religiosità?
Mario Dal Bello: Va meno in profondità. E’ un grande illustratore di scene sacre. A Roma abbiamo il suo ritratto di Papa Innocenzo X, alla Galleria Doria Pamphilj.
Rembrandt, protestante, è un grande pittore della Bibbia?
Mario Dal Bello: E’ insieme a El Greco e Michelangelo intimamente religioso. Protestante, nutrito della Bibbia, a contatto con il mondo ebraico (a Amsterdam viveva nel quartiere ebraico), ha dipinto soprattutto storie dell’Antico testamento.
Tiziano?
Mario Dal Bello: Eclettico, alla corte del re di Spagna, dipinge soprattutto alla fine della vita crocifissioni e incoronazioni di spine.
A rappresentare il mondo moderno ha scelto Picasso. Questo perché ha dipinto un Cristo?
Mario Dal Bello: No, si può dipingere arte sacra senza avere fede. Rappresenta bene il XX secolo, l’uomo spezzato, in un incubo, senza Dio, e quindi distrutto.
E Rochtko che fa pittura astratta?
Mario Dal Bello: Non è cattolico, ma ricerca un Dio, ricerca l’assoluto. Anche questa sua volontà di creare una cappella per mettere i quadri e tutte le espressioni di fede fa parte del suo bisogno di infinito. Ricerca il senso dell’esistenza, soprattutto dopo la morte. Vuole un rapporto con un essere superiore.