Card. Bagnasco: dall’amicizia con Cristo scaturisce la fedeltà agli uomini

Nella Messa per il 42esimo anniversario della Comunità di Sant’Egidio

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ROMA, giovedì, 4 febbraio 2010 (ZENIT.org).- E’ dall’amicizia e dall’incontro con Cristo che l’uomo può diventare pienamente se stesso e amare realmente il prossimo. Lo ha detto questo giovedì il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), nel presiedere nella Basilica di San Giovanni in Laterano la Messa per il 42esimo anniversario della Comunità di Sant’Egidio.

All’inizio dell’omelia, il porporato ha ricordato il periodo storico che ha fatto da sfondo alla nascita della comunità di Sant’Egidio, fondata a Roma dal prof. Andrea Riccardi nel febbraio del 1968, “anni nei quali il ‘cambiamento’ era la cifra ermeneutica e la magica parola d’ordine”.

In quel clima di cambiamento quel gruppo di liceali, che nel giro di pochi anni si diffonderà in diversi ambienti studenteschi concentrando la propria azione sull’aiuto agli emarginati, testimoniò che “il vero cambiamento nasce dal cuore, e solo da qui s’irradia e informa rapporti, strutture, società”.

Oggi, invece, ha continuato il Cardinale Bagnasco, il cristiano “è chiamato a vivere la dimensione mistica della fede, solidamente ancorato nel mistero di Cristo e della Chiesa, nutrito dalle Scritture e dalla grazia dei Sacramenti, dalla forza della preghiera personale, specialmente dell’adorazione eucaristica”.

E’, infatti, “dal cuore infuocato di Cristo che fluisce la fiamma di ogni autentica prossimità ai sofferenti e ai poveri”; ed “è al fuoco dello Spirito che si alimenta e si sviluppa la “fantasia della carità” che prende corpo nelle molteplici forme di servizio, dagli anziani ai senza fissa dimora, dagli zingari ai disabili, dai bambini di strada ai carcerati e ai malati”.

“Spesso – ha confessato il Presidente della CEI –, testimone ammirato del vostro costante servizio, mi sono detto che l’unica fonte possibile ed efficace della fedeltà al povero è Dio: è Dio che, nella sua radicale vicinanza agli uomini, mostra la sua assoluta fedeltà, fedeltà che resiste al logorio del tempo e non si abbatte di fronte alle risposte alterne dell’uomo.

“E’ Gesù che incarna questa divina fedeltà, e che la dona a coloro che gli fanno spazio nel cuore”, ha poi sottolineato.

“Da Lui, cari Amici, continuate ad invocare questa fedeltà umile e operosa, che apre una finestra sul Cielo e che fa intravedere che Dio è Amore e Salvezza”, li ha esortati.

“Coltivare l’amicizia con Cristo è coltivare la fedeltà agli uomini; solo se guardiamo a Lui vedremo negli altri il suo volto; solo contemplando Lui potremo soccorrere l’uomo nella verità; solo lasciandoci amare da Lui riusciremo ad amare il prossimo senza servircene”, ha quindi concluso.

La comunità di Sant’Egidio raccoglie oltre 50 mila membri, tutti volontari, riuniti in piccole comunità di vita fraterna sparse in più di 70 paesi del mondo.

Sin dalle origini, il servizio ai più poveri, alla dignità umana e ai diritti della persona ha caratterizzato, assieme alla preghiera e alla comunicazione del Vangelo, la vita della Comunità che ha costruito forme di aiuto e di amicizia in mezzo a forme di povertà vecchie e nuove: anziani soli e non autosufficienti, immigrati e persone senza fissa dimora, malati terminali e di Aids, bambini a rischio di devianza e di emarginazione, nomadi e handicappati fisici e mentali, tossicodipendenti, vittime della guerra, carcerati e condannati a morte.

Nel tempo, la Comunità di Sant’Egidio ha dato vita nei diversi paesi a numerose opere di sostegno ai poveri. Oltre a mense, scuole di lingua per gli immigrati, centri in cui si distribuiscono aiuti, scuole pomeridiane per bambini, centri per portatori di handicap, centri per anziani, ambulatori medici e centri per persone con disagio psichico, la Comunità gestisce una scuola di pittura per disabili, case famiglia per bambini e adolescenti, case alloggio per malati cronici e per senza fissa dimora, case per anziani non autosufficienti, case protette per anziani parzialmente autosufficienti.

A Sant’Egidio si devono inoltre la realizzazione di un ospedale per malati di tubercolosi in Guinea Bissau e la realizzazione in Mozambico di un centro nazionale di prevenzione e cura dell’Aids.

Alla Comunità sono anche collegate alcune organizzazioni non governative, che raccolgono iniziative di cooperazione allo sviluppo e di solidarietà, ad esempio in Kossovo, Albania, Salvador, Guatemala.

[Per maggiori informazioni: http://www.santegidio.org]

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ZENIT Staff

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