Vescovo di Haiti: “la nostra desolazione non è una maledizione divina”

ROMA, lunedì, 1° febbraio 2010 (ZENIT.org).- Di fronte alle diffuse opinioni secondo le quali il terremoto che ha devastato Haiti il 12 gennaio scorso sarebbe una “punizione divina”, un Vescovo del Paese sottolinea l’amore e la misericordia che Dio offre alla popolazione in questo momento di grave crisi.

In un messaggio al popolo haitiano e alle famiglie delle vittime del sisma, il Vescovo Guy Poulard di Les Cayes ha affermato che il disastro è stato un fenomeno naturale.

Nel testo, ricorda l’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il presule ammette che ci si potrebbe interrogare sul ruolo di Dio in questo dramma, e che se si vivesse ai tempi dell’Antico Testamento si sarebbe detto che il Paese stava pagando per i suoi peccati.

Ad ogni modo, ha spiegato, “non viviamo in quell’epoca. La Parola di Dio ci illumina. Dio non lo ha fatto per torturarci”.

Il Vescovo Poulard ha quindi sottolineato il messaggio positivo del Nuovo Testamento, citando il Vangelo San Giovanni e osservando che “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui”.

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“La nostra desolazione non è una maledizione divina”, ha aggiunto. “La scienza ci mostra che la natura ha leggi che vanno al di là di qualsiasi cosa che l’intelligenza umana possa fare per superarle”.

Sottolineando che il disastro non poteva essere prevenuto, ha quindi lodato gli sforzi nazionali e internazionali per aiutare le vittime, soprattutto chi ha tirato fuori le persone che erano rimaste sepolte sotto le macerie e ha portato i feriti ai centri di assistenza medica.

Riflettendo sul compito di ricostruire il Paese, ha riconosciuto che “la strada è lunga e difficile”.

“Abbiamo bisogno di preghiere, di molte preghiere. Non servono preghiere che accusino Dio di aver punito le nostre colpe, né servizi religiosi che approfittino della miseria della nostra gente per aumentare la consistenza delle congregazioni, né quella specie di culto che mantiene la paura, ma la preghiera di un bambino a suo padre, una preghiera chiarificatrice e rivelatrice”.

“Affrontiamo una dura prova: la gente è morta, altre persone sono disperse, le case sono state distrutte, gli edifici pubblici – sia quelli della Chiesa che quelli statali – sono crollati”.

“Ma noi siamo qui, siamo vivi. La fiaccola della speranza è stata accesa! Lavoriamo insieme per ricostruire Haiti!”.

Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato 170.000 dollari per fornire cibo, acqua, vestiario, assistenza medica e alloggi temporanei, inclusi aiuti per i seminaristi rimasti senza un tetto a causa del disastro.

Gli aiuti dell’associazione sono convogliati attraverso il Nunzio Apostolico ad Haiti, l’Arcivescovo Bernardito Auza.

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ZENIT Staff

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