Un nuovo decennio per un mondo che sta invecchiando

La popolazione mondiale dal boom al crollo

Share this Entry

di padre John Flynn, LC

ROMA, domenica, 31 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Le Nazioni Unite hanno di recente pubblicato un rapporto incentrato sui problemi derivanti dal rapido invecchiamento della popolazione mondiale. Appena iniziato il nuovo anno, il Dipartimento per gli affari economici e sociali ha pubblicato il rapporto “World Population Aging 2009“.

Tra le principali conclusioni del rapporto figurano le seguenti:

— L’attuale ritmo di invecchiamento non ha eguali nella storia. Nel 2045 il numero delle persone ultrasessantenni è previsto ad un livello superiore rispetto al numero dei minori di 15 anni. Nelle regioni più sviluppate, dove l’invecchiamento è in fase più avanzata, il superamento si è già verificato nel 1998.

— Oggi l’età media nel mondo è di 28 anni: metà della popolazione è al di sopra e metà al di sotto. Entro la metà del secolo l’età media dovrebbe raggiungere i 38 anni.

— L’invecchiamento riguarda quasi tutti i Paesi del mondo ed è caratterizzato da una riduzione della fertilità che è diventata quasi universale.

— L’invecchiamento avrà un impatto dirompente sulla crescita economica, sui risparmi, gli investimenti, il mercato del lavoro e la riscossione dei tributi.

— Poiché non è previsto per il futuro un significativo aumento nei livelli di fertilità, l’invecchiamento della popolazione risulta praticamente irreversibile e la presenza di giovani, che fino a poco tempo fa era diffusa, diventerà sempre più esigua nel corso del XXI secolo.

— Nel mondo vi sono attualmente circa 9 persone in età lavorativa per ogni persona anziana. Nel 2050 questo rapporto crollerà a quattro, con gravi conseguenze per i sistemi pensionistici. L’attuale crisi economica ha inoltre provocato una brusca riduzione nel valore dei fondi pensione.

Altri rapporti

Altri recenti rapporti delle Nazioni Unite hanno preso in esame in modo più approfondito i problemi demografici rispetto a determinati Paesi. Uno studio del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), intitolato “Russia Facing Demographic Challenges“, prevede che la popolazione russa continuerà a ridursi, come riferito dall’Associated Press il 4 ottobre scorso.

Secondo l’UNDP, la popolazione russa è diminuita di 6,6 milioni di unità rispetto al 1993, nonostante l’arrivo di milioni di immigrati. Il rapporto avverte che per il 2025 il Paese potrebbe perdere altri 11 milioni di persone.

Come conseguenza di tale riduzione vi sarà una scarsità di lavoratori, una popolazione più anziana e una minore crescita economica, secondo l’UNDP.

Nel 2007 la Russia figurava al nono posto per numero di popolazione. Nel 2050, le stime dell’ONU la indicano al 15° posto, con una popolazione inferiore a quella del Vietnam.

La Russia deve ridurre il suo alto tasso di aborti per cercare di arginare il calo demografico, ha avvertito il Ministro della Salute, Tatyana Golikova, secondo l’Agence France Presse del 18 gennaio.

La Golikova ha affermato che nel 2008 vi sono state 1,714 milioni di nascite in Russia e 1,234 milioni di aborti.

Con riferimento alla dichiarazione di Golikova, il think tank Stratfor ha osservato il 20 gennaio che il lieve aumento della popolazione russa nel 2009, tra le 15.000 e le 25.000 unità, sottolineato dal Ministro, era dovuto a fattori “una tantum“.

L’aumento, infatti, deriva in parte dagli incentivi statali per il rientro dei cittadini russi provenienti dalle ex repubbliche sovietiche. Dopo diversi anni di questo tipo di flussi, il numero dei russi che vogliono tornare a casa sta rapidamente diminuendo.

Un’altra causa di questo lieve aumento è che la popolazione tra i 20 e i 29 anni ammonta a circa il 17% della popolazione e ha dimostrato di essere alquanto feconda. La generazione nata successivamente, tuttavia, è invece molto più esigua.

Scarsità femminile

Il Vietnam dovrebbe superare demograficamente la Russia, ma anche il quel Paese l’aborto sta provocando gravi problemi, secondo un rapporto dell’agosto 2009 pubblicato dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.

Lo studio, dal titolo “Recent Change in the Sex Ratio at Birth in Vietnam: A Review of Evidence“, prende in esame il problema degli aborti finalizzati alla selezione del sesso. Normalmente il rapporto tra i sessi alla nascita (definito come il numero di maschi nati per ogni cento femmine) è di 104-106/100.

Questo rapporto è, in condizioni normali, alquanto stabile nel tempo, in ogni regione geografica, continente, Paese ed etnia.

Gli studi sui questi rapporti hanno rivelato un cambiamento insolito, iniziato negli anni Ottanta in alcuni Paesi asiatici, osserva l’agenzia dell’ONU. “Insieme al calo della fertilità, questo fenomeno tende a diffondersi nei Paesi asiatici a maggiore popolazione, minacciando così la stabilità demografica globale”, prosegue il rapporto.

In Vietnam il rapporto tra i sessi alla nascita nel 2006 si attestava sui 110 maschi per ogni 100 femmine. Secondo il rapporto, il cambiamento è iniziato circa un decennio fa, ed è attualmente in aumento di circa un punto l’anno, tanto che nei prossimi anni si potrebbe raggiungere la soglia dei 115/100.

Se questa tendenza non verrà bloccata, nel 2025 il Vietnam avrà un significativo surplus di popolazione maschile che potrà avere numerose conseguenze nel Paese e in particolare per i giovani in età di matrimonio, avverte l’UNFPA.

Questo fenomeno di scarsità femminile è ben noto in Cina, dove un recente rapporto ha confermato la prosecuzione delle pratiche di aborto selettivo finalizzato alla scelta del sesso. L’Accademia cinese per le scienze sociali ha affermato che vi potrebbero essere più di 24 milioni di uomini non in grado di trovare una sposa per la fine di questo decennio, ha riferito il quotidiano Times del 12 gennaio.

Il rapporto dà la colpa di questo squilibrio alla politica cinese del figlio unico. L’uso dell’ecografia ha consentito di individuare le femmine da abortire, per assicurare ai genitori un maschio in grado di portare avanti il nome della famiglia.

“Il problema è più grave nelle zone rurali, a causa della mancanza di un sistema di sicurezza sociale”, afferma il rapporto. “I contadini che invecchiano possono contare solo sui propri figli”.

Secondo l’articolo del Times, un esperto cinese ha sostenuto che il rapporto tra maschi e femmine, nel 2006 sarebbe arrivato a 120/100.

Riduzione

Nel vicino Giappone, intanto, la popolazione continua a diminuire. Un editoriale pubblicato il 15 gennaio sul quotidiano Japan Times ha rilevato che, secondo stime del Ministero per la Salute, il lavoro e le politiche sociali, nel 2009 la popolazione si è ridotta di 75.000 unità, ovvero 1,46 volte di più rispetto alla riduzione del 2008.

Secondo l’editoriale, la ricerca del National Institute of Population and Social Security stima che la popolazione giapponese scenderà sotto la soglia dei 100 milioni nel 2046 e sotto i 90 milioni nel 2055. La popolazione attuale è di poco meno di 128 milioni.

Mentre continuano ad aumentare le preoccupazioni sull’invecchiamento della popolazione mondiale e sul calo dei tassi di fertilità, il Governo USA ha annunciato di voler aumentare notevolmente il suo sostegno alla contraccezione e all’aborto nel mondo.

L’8 gennaio, il Segretario di Stato Hillary Clinton è intervenuto in occasione del 15° anniversario della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo svoltasi al Cairo nel 1994.

Nel suo discorso, ha ricordato una delle prime misure adottate dal nuovo Presidente Barack Obama, ovvero quella di abolire le restrizioni agli aiuti di Stato in favore di organizzazioni che finanziano l’aborto nei Paesi in via di sviluppo. Il Segretario di Stato ha anche osservato che gli Stati Uniti hanno rinnovato il loro finanzia
mento del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione e che il Congresso ha recentemente stanziato più di 648 milioni di dollari (462 milioni di euro) per i programmi di pianificazione familiare e di salute riproduttiva nel mondo.

Ha inoltre annunciato che sono previsti maggiori aiuti per consentire di offrire contraccettivi a tutte le donne di ogni Nazione, avendo parole di apprezzamento per il lavoro che il Governo USA sta svolgendo in partnership con la International Planned Parenthood Federation, organizzazione nota per i milioni di aborti effettuati ogni anno.

L’attuale entusiasmo nel fare tutto quanto è possibile per ridurre ulteriormente la fertilità è chiaramente alimentato da fattori ideologici che impediscono persino di vedere le conseguenze economiche di politiche che hanno portato al rapido calo della fertilità in un così breve periodo di tempo.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione