“Speranza e fiducia” dei cristiani iracheni nonostante le persecuzioni

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ROMA, mercoledì, 27 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Nonostante le persecuzioni e le violenze di cui sono vittime, i cristiani dell’Iraq non hanno perso la speranza, e non lo ha fatto neanche Amil Shamaaoun Nona, 42 anni, il più giovane Arcivescovo cattolico del mondo.

Il presule è stato nominato Arcivescovo di Mosul, nel nord dell’Iraq, sostituendo monsignor Paulos Faraj Rahho, rapito fuori dalla sua Cattedrale quasi due anni fa e morto durante la prigionia.

In una dichiarazione all’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il presule ha commentato l’ondata di uccisioni, sequestri e attentati contro i cristiani e i loro luoghi di culto.

“La mia nuova missione è dare speranza e fiducia ai cristiani di Mosul, rendendoli consapevoli del fatto che dietro a loro in questo momento difficile c’è un padre e un ministro”, ha affermato.

L’Arcivescovo, che si è insediato il 22 gennaio, circa due settimane dopo la sua ordinazione episcopale, ha espresso una valutazione realistica delle enormi sfide che affrontano i cristiani della regione, sostenendo che, dallo scoppio della violenza anticristiana nel 2003, la comunità cattolica di rito caldeo di Mosul è diminuita dei due terzi e ora ha meno di 5.000 membri.

Mosul, sul fiume Tigri, è considerata la patria del cristianesimo in Iraq ed è la città che per tradizione ospita il più alto numero di fedeli del Paese.

A causa della crescente influenza di Al Qaeda e dell’attività di altri estremisti nella regione, i cristiani hanno tuttavia abbandonato la zona, preoccupati anche di essere un facile bersaglio negli scontri tra curdi e arabi nella città.

Nel suo messaggio ad ACS, l’Arcivescovo ha chiesto che i cristiani siano lasciati in pace e non vengano coinvolti nelle lotte politiche per il controllo della regione.

Facendo un riferimento indiretto alle elezioni di marzo, ha scritto: “Dobbiamo far conoscere la nostra causa come cristiani ai Paesi potenti perché si esercitino pressioni sui poteri politici in Iraq affinché non ci usino per ottenere qualche beneficio politico. E’ quello che sta accadendo ora”.

Il silenzio dei media

In risposta all’ondata di violenza anticristiana, l’Arcivescovo Jean Sleiman di Baghdad ha denunciato il “silenzio dei media” sulla persecuzione contro la Chiesa in Iraq.

In un’intervista all’agenzia SIR, il presule ha chiesto di “rompere il muro di silenzio che circonda l’uccisione dei cristiani a Mosul e in Iraq”.

“Lo Stato non fa nulla – ha riconosciuto –. Le forze dell’ordine che servono nei luoghi degli attacchi e degli omicidi non vedono, non sentono, non parlano”.

Per l’Arcivescovo Nona, per molti cristiani di Mosul la Chiesa è l’unica speranza.

“L’unica cosa a cui i fedeli aderiscono ancora è la Chiesa – ha scritto ad ACS –. Per questa ragione, la Chiesa, rappresentata nella figura del Vescovo, deve curare i suoi seguaci e aiutarli a sentirsi sicuri attraverso la sua presenza tra loro”.

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ZENIT Staff

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