CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 20 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Le autorità internazionali devono intervenire e aiutare l'Eritrea a risolvere i propri conflitti e ad emergere dalla condizione di povertà in cui versa. Lo ha detto il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

In una intervista concessa alla Radio Vaticana, il porporato ha toccato uno dei temi principali affrontati durante l’assemblea della ROACO, l’organismo che coordina le agenzie impegnate nel sostegno delle Chiese cattoliche orientali, riunitosi in Vaticano dal 18 al 20 gennaio.

Nell'incontro, a cui hanno preso parte i rappresentanti di una ventina di agenzie cattoliche, provenienti da dieci Paesi occidentali si è riflettuto sul sostentamento economico dei sacerdoti delle Chiese cattoliche orientali in Europa centrale e orientale e nel Medio Oriente concentrandosi sulla previdenza sanitaria e di anzianità. Inoltre si è dedicata speciale attenzione alla situazione delle Chiese cattoliche orientali in Eritrea, Etiopia e Iraq.

Nella sua prolusione all'assemblea della ROACO, il Cardinale Sandri aveva parlato in particolare di quanto sia difficile la situazione della piccola comunità cattolica in Etiopia, “un paese immenso, con una popolazione sempre crescente che forse già supera gli ottanta milioni di abitanti”.

L'Eritrea, ha spiegato ai microfoni della Radio Vaticana, è “molto provato dal punto di vista economico, sociale” e dominato da una “grandissima povertà, con tanta sofferenza anche dal punto di vista politico e sociale, perché di per sé c’è una grande mancanza di tutto quello che si riferisce ai diritti umani, alla dignità umana, alle libertà individuali”.

“Il Paese – ha aggiunto inoltre – è dominato da questa prospettiva militare di una possibile guerra e quindi tutti sono sottoposti ai condizionamenti della guerra”.

“Per esempio, i nostri cristiani, i nostri seminaristi, i nostri sacerdoti non possono partire – gli uomini – prima dei 48-50 anni: immagini, per farli studiare qui, a Roma, o in altre parti”.

“Tutto il condizionamento della vita politica e sociale – ha sottolineato il Cardinale – influisce anche sulla vita della Chiesa. Evidentemente, per poter portare avanti l’educazione, l’assistenza sanitaria, tutte le opere della Chiesa c’è bisogno di poter avere anche aiuto esterno”.

Per questo ha lanciato un appello affinché “le autorità internazionali abbiano un’attenzione speciale nei riguardi di questo Paese in modo da aiutarlo a risolvere i conflitti in sospeso che pesano su questo Paese, soprattutto quello con l’Etiopia, affinché non ci sia più lo spauracchio della guerra che domina tutta l’attività interna del Paese”.

Inoltre, ha auspicato che “tutte le agenzie cattoliche internazionali possano portare il loro aiuto a questi nostri fratelli che vivono in una povertà estrema e nella sofferenza”.

L'Eritrea, infatti, è stretta nella morsa di una grave crisi alimentare, resa ancor peggiore dai controlli sempre più serrati e dagli abusi dei diritti umani contro i cosiddetti dissidenti, soprattutto gruppi religiosi.

Il Governo impedisce alla popolazione di accedere alle risorse fondamentali. Le autorità bloccano il trasferimento di cibo da una regione del Paese all'altra, mettono al bando i mercati all'aperto che vendono cereali e spesso conducono ispezioni casa per casa alla ricerca di prodotti “ottenuti illegalmente”.

Tuttavia qualcosa si può fare: “Noi – ha detto il Cardinale Sandri – aiutiamo i nostri tre eparchi, cerchiamo di dare loro tutto l’aiuto per le opere educative, per le opere assistenziali, per le cliniche, per i seminari, per la formazione dei giovani... Però, ripeto, sono sempre un aiuto ed una vicinanza molto condizionati da questa situazione”.