L’ecologia sottratta all’ecologismo

Il discorso del Papa al Corpo diplomatico

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di Stefano Fontana*

ROMA, giovedì, 14 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Quasi tutto il Discorso di Benedetto XVI al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede è stato incentrato sulla “salvaguardia del creato”, espressione con cui la Chiesa preferisce chiamare il cosiddetto problema ecologico.

Allo stesso tema il Papa aveva dedicato il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2010.

Nel Discorso egli sottrae l’ecologia all’ecologismo. In che modo? Nel modo con cui sempre si superano le ideologie: allargando la prospettiva. Ogni ideologia è infatti una riduzione di prospettiva: l’ideologia è la parte che pretende di valere per il tutto. Per questo la si combatte allargando la prospettiva e recuperando il quadro del tutto.

Il Papa attua questo allargamento stabilendo i collegamenti del problema ambientale con altri aspetti di una ecologia intesa in senso ampio.

Con il diritto alla vita, prima di tutto – «come sarebbe possibile separare, o addirittura contrapporre la salvaguardia dell’ambiente a quella della vita umana, compresa la vita prima della nascita?» -, la corretta gestione delle risorse, l’aumento delle spese militari e dei conflitti armati, dovuto spesso alla concorrenza nella corsa alle risorse, le migrazioni dato che «Le gravi violenze che ho appena evocato, unite ai flagelli della povertà e della fame, come pure alle catastrofi naturali ed al degrado ambientale, contribuiscono ad ingrossare le fila di quanti abbandonano la propria terra», e perfino il problema della “laicità positiva”.

Cosa mai avrà a che fare questo problema con l’ecologia? Il collegamento è duplice.

Prima di tutto è dovuto al fatto che la Chiesa può dare il proprio contributo alla salvaguardia del creato se gode della necessaria libertà religiosa. In secondo luogo perché  «E’ nel rispetto che la persona umana nutre per se stessa che si manifesta il suo senso di responsabilità verso il creato».

Dobbiamo pensare alle pietre e alle piante, all’aria e all’acqua, agli animali e al clima per rispetto, prima che di tutto ciò, della persona. Ma possiamo veramente rispettare la persona ed averne la retta concezione senza il riferimento a Dio? Questo è quanto collega, secondo Benedetto XVI, il problema ambientale con la questione antropologica e, al fondo, con la stessa questione teologica.

Da cui la frase chiave del Discorso: «La negazione di Dio sfigura la libertà della persona umana, ma devasta anche la creazione! Ne consegue che la salvaguardia del creato non risponde in primo luogo ad un’esigenza estetica, ma anzitutto a un’esigenza morale, perché la natura esprime un disegno di amore e di verità che ci precede e che viene da Dio».

In questo contesto si inseriscono anche le raccomandazioni sul cambiamenti degli stili di vita. «Che la luce e la forza di Gesù ci aiutino a rispettare l’”ecologia umana”, consapevoli che anche l’ecologia ambientale ne trarrà beneficio, poiché il libro della natura è uno ed indivisibile», si è augurato il papa.

Ha quindi auspicato «un grande sforzo educativo, per promuovere un effettivo cambiamento di mentalità ed instaurare nuovi stili di vita». E’ evidente che questi “nuovi stili di vita” richiamano qualcosa di più grande che non riciclare la plastica, rifornirsi di detersivi dai dispenser ecologici, magiare biologico e non consumare troppa acqua quanto ci si lava i denti.

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*Stefano Fontana è direttore dell’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuân” sulla Dottrina Sociale della Chiesa.

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ZENIT Staff

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