IL CAIRO, martedì, 12 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Monsignor Antonios Aziz Mina, Vescovo cattolico di Guizeh (Egitto), ripresosi dallo shock dell’attentato contro una chiesa copta ortodossa che ha provocato sette morti il 6 gennaio (cfr. ZENIT, 7 gennaio 2010), ha detto che affrontare la disoccupazione e la carente educazione è fondamentale nella lotta contro la crescente intolleranza religiosa.
Monsignor Aziz ha sottolineato lo sconcerto dei fedeli dopo l’episodio violento avvenuto fuori dalla chiesa di Nagaa Hamadi, a 65 chilometri da Luxor, provocato a quanto si dice dalla violenza di un cristiano su una bambina musulmana a novembre.
Le organizzazioni che vigilano sui diritti umani affermano che in Egitto si sta verificando un’escalation di atteggiamenti anticristiani.
In “Perseguitati o dimenticati?”, il suo rapporto sulla Chiesa perseguitata e oppressa, l’organizzazione caritativa Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) spiega che nel Paese l’estremismo sta aumentando e guadagnando influenza nella società.
Parlando dell’Egitto in un’intervista ad ACS, il Vescovo Aziz ha sottolineato che la disoccupazione e l’ignoranza stanno alimentando l’estremismo.
Il presule, la cui diocesi cattolica copta di Guizeh è situata a sud della capitale, Il Cairo, ha infatti affermato che “è molto chiaro che l’estremismo viene dall’ignoranza e anche dalla mancanza di lavoro” e ha aggiunto: “Dobbiamo educare la nostra gente”.
“Dobbiamo aiutarla a comprendere come vivere e come collaborare con gli altri, e a non guardare solo alla religione e alla razza”. “Se vogliamo crescere, dobbiamo lavorare insieme”.
L’Occidente, ha detto, deve fornire assistenza per migliorare le scuole e altre istituzioni educative del Paese.
I rapporti indicano che un quinto degli 80 milioni di abitanti dell’Egitto vive con meno di un dollaro al giorno.
Il Vescovo ha quindi sottolineato la necessità di rispettare il posto della Chiesa nella società. “Chiediamo più tolleranza e più comprensione delle differenze nella società”, ha commentato.
“Noi cristiani siamo parte dell’Egitto. Viviamo in questo Paese e siamo egiziani come chiunque altro”; “il fatto che siamo cristiani non rappresenta alcuna differenza”.
Secondo alcune stime, i cristiani in Egitto sono tra gli otto e i dieci milioni. Per il Vescovo Aziz, a volte sono costretti a sentirsi stranieri nel proprio Paese.
I fondamentalisti, ha sottolineato, sono una minaccia per la maggior parte dei musulmani moderati e per i cristiani. “Azioni estremiste di questo tipo colpiscono anche i musulmani – ha affermato –. Anche loro sono pregiudicati da queste persone”.
Il Vescovo ha espresso la speranza in un miglioramento delle relazioni interreligiose. “Quando avvengono incidenti come questo ovviamente ci preoccupiamo”, ha ammesso.
“Dobbiamo però ricordare che per secoli abbiamo vissuto accanto ai musulmani. Guardare alla nostra storia ci dà fiducia per superare questi problemi”.
Interpellato sui fondamentalisti e sulle loro motivazioni, ha detto: “Non sappiamo esattamente da dove venga il sostegno a questi estremisti. Anche se ci sono estremisti nel Paese, possono ricevere sostegno dall’esterno”.