Bielorussia: proibito a due parroci polacchi di svolgere attività religiosa

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ROMA, venerdì, 8 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Due parroci cattolici polacchi in Bielorussia sono gli ultimi cittadini stranieri ai quali è stato proibito di svolgere attività religiosa nel Paese.

Forum 18 ha reso noto che i sacerdoti sono il cappuccino Jan Bonkowski, che è stato per vent’anni parroco della chiesa dell’Annunciazione nel villaggio di Mizhevitsi, e il gesuita Edward Smaga, della parrocchia della Santissima Trinità di Indura. Entrambi hanno dovuto sospendere la propria attività religiosa alla fine del 2009.

Un terzo sacerdote, della parrocchia di San Giovanni Battista di Volpa, è stato minacciato di non ottenere il permesso, ma ha detto a Forum 18 che “ora è tutto a posto”.

Padre Aleksandr Amialchenia, in rappresentanza della Conferenza dei Vescovi Cattolici della Bielorussia, ha dichiarato che i divieti non hanno motivo, sottolineando che i due sacerdoti non sono stati banditi dal Paese.

“Tutto ciò che sappiamo è che il loro permesso di svolgere attività religiosa non è stato rinnovato”, ha dichiarato. Sull’onda dei divieti, ha aggiunto, il Vescovo di Grodno, Aleksandr Kashkevich, ha esortato più volte le autorità a concedere i permessi necessari.

Igor Popov, del Dipartimento per gli Affari Religiosi di Grodno, si è rifiutato di rispondere a qualsiasi domanda, chiedendo “Quali sacerdoti?” prima di concludere la conversazione telefonica che intendeva approfondire le cause dell’accaduto.

Secondo padre Amialchenia, i due sacerdoti in questione dovrebbero trovarsi attualmente in Polonia. Se dovessero tornare in Bielorussia, non potrebbero compiere legalmente riti religiosi.

Difendendo il rifiuto di dare ai sacerdoti il permesso di continuare a svolgere attività religiosa, Marina Tsvilik, dell’Ufficio governativo del Plenipotenziario per gli Affari Religiosi ed Etnici della capitale bielorussa Minsk, ha dichiarato che “i documenti di alcune persone non sono stati presentati in modo corretto”.

Un altro problema sarebbe il fatto che padre Bonkowski celebrava in polacco, lingua parlata o compresa da molti cattolici bielorussi, soprattutto in regioni come quella di Grodno, che confinano con la Polonia e hanno una popolazione etnicamente mista.

Secondo la Tsvilik, la lingua in cui i sacerdoti svolgono le loro funzioni è irrilevante ai fini della decisione in merito al permesso o meno a continuare ad esercitarle. Ha tuttavia sottolineato che i servizi devono essere svolti “nelle nostre lingue”, che ha identificato nel russo e nel bielorusso, in cui i religiosi devono officiare “almeno una volta al mese”.

“Officiamo nella lingua che i fedeli parlano e capiscono”, ha affermato a questo proposito padre Amialchenia, che ha anche respinto le accuse di irregolarità nella presentazione dei documenti dei religiosi e ha dichiarato di non sapere perché, mentre nel resto del Paese le Diocesi devono rinnovare i permessi per l’attività religiosa degli stranieri una volta all’anno, nella regione e nella Diocesi di Grodno devono farlo ogni sei mesi.

L’Arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, di Minsk-Mohilov, ha detto a Forum 18 che quando non vengono rinnovati i permessi sono i fedeli a risentirne di più.

Forum 18 stima che più dei 2/3 dei 33 cittadini stranieri a cui dal 2004 è stato proibito di svolgere attività religiosa siano cattolici. In particolare, sono oggetto del provvedimento i sacerdoti e le suore impegnati nel far fronte a questioni sociali come l’alcolismo.

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ZENIT Staff

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