INCHON, lunedì, 30 novembre 2009 (ZENIT.org).- La Chiesa cattolica vede nelle misure per il recupero dell’economia “una politica al servizio dei ricchi”, ha sottolineato “Eglises d’Asie”, l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi (MEP).
Il piano di rilancio del Governo coreano per sottrarre il Paese alla crisi economica ha prodotto i suoi effetti, con una crescita del PIL, nel secondo trimestre, del 10% a ritmo annuale.
Il presidente del Comitato “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale del Paese ha denunciato una politica “al servizio dei ricchi e dei potenti, realizzata a scapito dei poveri”.
Monsignor Boniface Choi Ki-san, Vescovo di Inchon e presidente di “Giustizia e Pace”, ha pubblicato un comunicato per la celebrazione della 28ma Domenica dei diritti umani, che si celebrerà il 6 dicembre prossimo.
Nel testo, il Vescovo denuncia “i progetti di sviluppo realizzati a tappe forzate, che si traducono sistematicamente nell’espulsione di cittadini economicamente svantaggiati”.
Come esempio, ha sottolineato il progetto presidenziale di “Riqualificazione di quattro grandi fiumi”, lanciato di recente.
Il progetto prevede di dragare e costruire varie dighe in quattro dei principali fiumi del Paese, e arriva dopo un grande e controverso progetto di un canale che avrebbe dovuto collegare Seul e la località portuale di Besan.
Di fronte alle molteplici opposizioni a quest’opera faraonica, il Presidente Lee Myung-bak ha fatto marcia indietro, per presentare poi il progetto di “riqualificazione” dei quattro fiumi.
I suoi oppositori politici hanno denunciato questo nuovo piano come una continuazione occulta del grande canale previsto inizialmente.
Nel suo comunicato, monsignor Choi unisce la propria voce alle molte critiche esistenti, “perché chi provoca la distruzione degli ecosistemi di un luogo provocherà un danno irreparabile all’ambiente”, denuncia, sottolineando l’elevato costo del progetto (2,2 milioni di won, circa 13 milioni di euro).
Ha anche segnalato che il piano beneficerà in primo luogo le più grandi imprese coreane, undici delle quali sono già state tenute in conto per costruire le 16 dighe previste.
Tra i grandi nomi dell’economia coreana, figurano Hyundai, Daewoo, Samsung e POSCO.
Implicitamente, monsignor Choi ha sottolineato che il Presidente Lee, ex direttore generale del ramo dedicato alla costruzione del gigante Hyundai, mantiene legami, a quanto pare stretti, con il mondo imprenditoriale.
Nel comunicato, il presidente di “Giustizia e Pace” si riferisce anche al caso noto come “incidente di Yongsan”, avvenuto nel gennaio scorso.
A Yongsan, un distretto di Seul, l’espulsione degli inquilini di un immobile destinato a essere distrutto nel contesto di un programma di riqualificazione urbana è finita male.
Si sono verificati disordini, è scoppiato un incendio e sono morti un poliziotto e cinque occupanti dell’immobile. Per monsignor Choi, le autorità hanno mostrato un “atteggiamento irresponsabile” nei confronti delle vittime, “bruciate vive in un intervento violento della polizia”.
L’incidente di Yongsan, che ha provocato grandi manifestazioni antigovernative nella primavera di quest’anno, è finito in prima pagina a ottobre, quando un tribunale di Seul ha comminato pene carcerarie agli inquilini dell’edificio in questione, accusati di aver lanciato alla polizia bombe molotov.
“In molti casi, i progetti di rinnovamento o riqualificazione (…) non rispondono altro che all’interesse dei ricchi e dei potenti, senza prendere in considerazione i poveri”, ha scritto il presule.
Sostenendo le dichiarazioni del presidente di “Giustizia e Pace”, il Vescovo emerito della Diocesi di Suwon, monsignor Paul Choi Deog-ki, ha celebrato una Messa all’aperto il 24 novembre sulle rive di uno dei quattro fiumi interessati dai futuri lavori del Governo.
Lo hanno accompagnato circa 400 sacerdoti, religiosi e membri di associazioni delle Diocesi di Seul, Inchon, Suwon e Uijeongbu.
Le autorità governative hanno risposto alle critiche affermando che il progetto dei quattro fiumi presenta tutte le garanzie necessarie a difendere l’ambiente.
Il Comune di Seul ha assicurato che il programma di riqualificazione urbana a Yongsan cerca di rivitalizzare un distretto caratterizzato dalla povertà.
“Le tensioni sono apparse tra i proprietari degli immobili e gli inquilini, che, espulsi, richiedono indennizzi più elevati”, ha spiegato un funzionario municipale che ha chiesto di mantenere l’anonimato.
“La città ha sempre tenuto conto dei diritti degli inquilini”, ha aggiunto.