ROMA, venerdì, 27 novembre 2009 (ZENIT.org).- Quando tutto sembrava fatto per la distribuzione della pillola abvortiva Ru486, la Commissione Sanità del Senato ha votato a maggioranza un documento che ne ferma la commercializzazione.
Giovedì 26 novembre, con 14 voti a favore ed 8 contrari, la Commissione Sanità del Senato ha varato il documento finale dell’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru486, nel quale si chiede di fermare la procedura di immissione in commercio della pillola abortiva in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità tra la legge 194 e la Ru486.
La mozione del relatore e presidente della Commissione, Antonio Tomassini, è stata approvata a maggioranza, con i voti favorevoli di Pdl e Lega e con il voto contrario del Pd.
Ora la parola passa al Governo, che aveva richiesto il parere della Commissione Sanità.
In merito alla vicenda il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha spiegato che sull’immissione in commercio della Ru486 “la procedura corretta è evidente: richiede preventivamente il parere del Governo e dopo, una nuova delibera dell’Aifa”.
Sacconi ha aggiunto che “la vecchia delibera è nulla perchè serve il parere del Governo” ed ha precisato “noi esprimeremo un parere e conseguentemente a quel parere l’Aifa dovrà rideliberare”.
Al riguardo, il presidente del Movimento per la Vita (MpV), Carlo Casini, ha detto: “Siamo soddisfatti per la decisione della Commissione d’indagine sull’Ru486 di sollevare dubbi sull’uso della pillola abortiva ed in particolare sulla sua compatibilità con la legge 194” ed ha aggiunto “attendiamo ora il pronunciamento del governo che ci auguriamo voglia, con coraggio, raccogliere il segnale che arriva dal Parlamento e che non è solo formale e burocratico”.
“Del resto – ha continuato Casini – è ormai accertato che le procedure seguite nelle Regioni dove la pillola è già stata utilizzata non tengono in alcun modo le prescrizioni della legge. Come potrebbe il ministro mettere la mano sul fuoco che le cose improvvisamente cambino e che tutte le strutture sanitarie diventino di colpo (e rimangano nel tempo) strettamente osservanti della norma?”.
In merito alla pillola abortiva Ru486, il presidente del MpV ha precisato che “costituisce senza ombra di dubbio una pericolosa (anche per la donna) forma di estremizzazione dell’aborto, sancisce un suo ritorno nel privato e di conseguenza provoca uno svuotamento dall’interno della legge 194”.
“Al nocciolo della questione aborto – ha sottolineato Casini – non c’è il metodo usato per provocare l’interruzione della gravidanza ed in fondo non c’è neppure la stessa legge 194 (che pure lotteremo fino in fondo per cambiare) ma la consapevolezza che i soggetti coinvolti nell’aborto sono almeno due: la donna ed il bambino”.
“Sappiamo attraverso l’esperienza dei nostri Centri di aiuto alla vita – ha concluso il presidente del MpV – che ben poche donne consapevoli dell’identità del figlio che portano in grembo scelgono l’aborto. Non è un caso che la Spagna e la Polonia, equivalenti come numero di abitanti e dalle leggi di aborto pressoché uguali, contino ogni anno 110mila Ivg la prima e solo 328 la seconda”.