CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 26 novembre 2009 (ZENIT.org).- All'udienza generale di mercoledì i responsabili e gli operatori dell'emittente radiotelevisiva di Beirut, Télé Lumière-Noursat, hanno presentato al Papa il progetto per realizzare, nella banlieu della capitale libanese, un villaggio mediatico con l'obiettivo di trasmettere un messaggio di pace a tutta l'area mediorientale.
Accompagnato nell'Aula Paolo VI dal Patriarca maronita Nasrallah Boutros Sfeir – riferisce “L'Ossservatore Romano” – , il Direttore generale di Télé Lumière, Jacques Kallassy, ha detto che la cittadella sorgerà su 27.000 metri quadri nel quartiere periferico di Fatka e comprenderà 155 uffici attrezzati, 8 studi di registrazione, tre canali satellitari, altrettante stazioni radio, un giornale quotidiano, un magazine, un internet provider.
Si produrrà informazione in dodici lingue, da quelle internazionali - come il francese, l'inglese e l'arabo - a quelle più antiche del Medio Oriente. “Caldeo, assiro, armeno, ma anche greco, portoghese – ha spiegato Kallassy – e tutti gli altri idiomi parlati dalle minoranze cristiane che abitano l'area”.
Sono previste anche librerie, un museo sulla presenza cristiana in queste terre, un teatro, una struttura per formare operatori dell'informazione, persino un centro teologico.
La prima pietra del villaggio multimediale è stata posta il 1° ottobre 2008. Ora è tutto pronto per partire con i lavori. “Sarebbe meglio dire - ha puntualizzato Kallassy - con la ricostruzione, visto che durante la guerra del 2006, tra il 12 e il 22 luglio, tre torri per la trasmissione, una delle quali installata appena tre mesi prima, vennero bombardate e distrutte sulle montagne di Sannine e Terbol al nord e sulla collina di Fatka”.
Télé Lumière è nata nel 1991 proprio in seguito a un altro conflitto - quello che per sedici anni aveva insanguinato il Libano dal 1975 al 1991 - con lo scopo di riaccendere la speranza tra la gente comune.
Fondata da un monaco eremita, fratel Nour, e gestita da laici impegnati, “è l'emittente di tutti i cristiani del Medio Oriente - ha spiegato la responsabile dei programmi Marie-Therese Kreidy - e di quelli della diaspora nei cinque continenti”.