di Nieves San Martín
BUENOS AIRES, mercoledì, 25 novembre 2009 (ZENIT.org).- Di fronte alla sentenza di un giudice che ha permesso il matrimonio tra due uomini, l'Arcidiocesi di Buenos Aires (Argentina) ha reso pubblico un comunicato in cui definisce la sentenza "assolutamente illegale". Il Cardinal Bergoglio ha affermato che l'Esecutivo "ha mancato gravemente al suo dovere" non ricorrendo contro la decisione.
La sentenza del giudice Gabriela Seijas, che il 13 novembre ha ordinato al Registro Civile di celebrare l'unione tra due uomini che avevano presentato un ricorso quando dall'ufficio pubblico era stata negata loro la data per la realizzazione del matrimonio, ha suscitato numerose reazioni.
Dopo le critiche ecclesiali per la mancanza del ricorso delle autorità di Buenos Aires, su richiesta del capo del Governo locale Mauricio Macri, l'Arcivescovo della capitale argentina, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, lo ha ricevuto questo martedì in udienza privata.
L'Arcivescovado ha diffuso un comunicato in cui spiega che la riunione si è svolta su richiesta di Macri e che durante l'incontro "il Cardinal Bergoglio ha ribadito che, non ricorrendo contro la decisione del giudice nel contenzioso amministrativo sul matrimonio di persone dello stesso sesso, aveva mancato gravemente al suo dovere di governante e di custode della legge".
Allo stesso modo, afferma il comunicato, "la Costituzione e i Codici nazionali non possono essere modificati da un giudice di prima istanza. In questo caso spetta al rappresentante dell'Esecutivo prendere tutte le misure perché ci sia la certezza della legalità dell'atto, che in questo caso è assente, e da questo sorge il dovere di ricorrere".
Prima di questa riunione, l'Arcivescovado di Buenos Aires, in una dichiarazione firmata il 16 novembre dal Cardinal Bergoglio e dai Vescovi ausiliari, ha affermato che la sentenza del giudice "riflette un serio distacco dalle leggi che ci governano".
I presuli criticano il fatto che il membro dell'Esecutivo "non abbia permesso di ricorrere contro questa sentenza assolutamente illegale, per promuovere un dibattito più prolungato e profondo su una questione di questa portata. Ciò rappresenta un segno di grave leggerezza e costituisce un serio precedente legislativo per il nostro Paese e per tutta l'America Latina".
"La crisi di valori che interessa oggi la nostra società fa dimenticare che l'origine stessa della parola 'matrimonio' risale a disposizioni ancestrali del Diritto Romano, in cui il termine ‘matrimonium' era collegato al diritto di ogni donna di avere figli riconosciuti espressamente all'interno della legalità".
La parola "matrimonio", spiegano, "allude giustamente a questa qualità legittima di ‘madre' che la donna acquisisce attraverso l'unione matrimoniale. Spesso si è cercato di associare erroneamente il termine ‘matrimonio' al sacramento cattolico che porta lo stesso nome, senza tener conto del fatto che il vocabolo e la realtà che vuole esprimere sono stati consacrati dal Diritto Romano moltissimo tempo prima che il cristianesimo apparisse nella storia dell'umanità".
A loro volta, affermano, "questa decisione potrebbe essere considerata contraria a vari trattati internazionali con gerarchia costituzionale dal 1994, come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art. 16), il Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici (art. 23) e la Convenzione Americana dei Diritti Umani (art. 17), dai quali si deduce che solo il matrimonio costituito da persone di sesso diverso è costituzionale".
"Affermare l'eterosessualità del matrimonio non vuol dire discriminare, ma partire da un elemento oggettivo che è il suo presupposto".
Il 18 novembre, il Segretariato Nazionale per la Famiglia ha reso pubblico un comunicato in cui afferma che "il matrimonio si è sempre costituito sulla base dell'unione di un uomo e una donna, ma è anche una vera istituzione, chiamata a svolgere una funzione sociale insostituibile: facilitare e promuovere la comunità di vita scelta dai coniugi, costituire un ambito adeguato alla procreazione e all'educazione dei figli ed essere quindi il cuore della famiglia, che a sua volta è una cellula fondamentale della società. Per questo, il matrimonio trascende l'interesse particolare dei coniugi e interessa anche quello generale. Da ciò deriva il fatto che, da quando l'uomo è tale, sia stato oggetto di regolamentazione sociale".
"E' logico considerare a parità di condizioni ciò che può arrivare a offrire ai figli la coppia composta da un uomo e una donna e quella formata da due persone dello stesso sesso?", si chiede.
"Decisamente non è ragionevole - risponde -. Solo la prima e non la seconda può metterli al mondo come frutto dell'incontro personale. Solo la prima e non la seconda può fornire al bambino le figure del padre e della madre e modelli autenticamente maschili e femminili, indispensabili per la sua crescita integrale".
Il Segretariato sottolinea la necessità di non "semplificare il tema sulla base di una presunta discriminazione. Non tutte le diversità di trattamento sono negative, ma quelle che risultano arbitrarie e ledono la garanzia dell'uguaglianza e quindi l'esercizio dei diritti fondamentali. La nostra Costituzione e le leggi sono piene di distinzioni giuste e ragionevoli che non sminuiscono in alcun modo chi non ne è interessato".
Anche la Commissione Nazionale Giustizia e Pace ha affermato che "questa decisione rappresenta un segno di grave leggerezza politica che presenta un serio precedente legislativo", "in temi di importanza fondamentale come l'istituzione familiare, per la costruzione della nostra società".
"La difesa di situazioni particolari può essere raggiunta per altre vie senza il bisogno di rimuovere dalle basi l'ordinamento giuridico familiare della nostra società", ha aggiunto.
"In un momento di incertezza per i seri problemi di violenza e insicurezza, di abuso di droghe, di solitudine e angoscia di tanti argentini, facciamo appello al rafforzamento dell'istituzione familiare e dei legami insostituibili che essa genera come fattore di educazione e contenimento affettivo".
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]