“E' necessario porre i diritti umani al di sopra della politica”

Il giurista Rafael Navarro-Valls al Congresso Cattolici e Vita Pubblica

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MADRID, martedì, 24 novembre 2009 (ZENIT.org).- “In materia di diritti umani, alcuni Stati hanno davvero degli scheletri nell’armadio”, ha affermato Rafael Navarro-Valls, docente di Giurisprudenza all’Università Complutense di Madrid, durante il suo intervento all’XI Congresso Cattolici e Vita Pubblica, svoltosi nella capitale spagnola dal 16 al 18 novembre.

Al Congresso, già trasformatosi in un appuntamento annuale, il professor Navarro-Valls è intervenuto sul tema “Diritti umani e legge ingiusta”.

Per Navarro Valls, la lotta per i diritti umani si pone come uno sforzo continuato di milioni di persone che “intervengono in mille modi nei mille crocevia delle vicende umane”.

“Un esercito in cui sono necessari dalle madri di Plaza de Mayo agli obiettori di coscienza, passando per anonimi operatori del diritto. A questa lotta sono chiamati anche i grandi leader politici”, ha affermato.

Secondo il giurista, una delle grandi priorità di questa lotta è la libertà religiosa, “la prima delle libertà”.

“Proprio per questo Papa Ratzinger ha insistito sul fatto che è inconcepibile che i credenti debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro fede – per essere cittadini attivi. Per poter godere dei propri diritti, non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio”.

“Si tratta di un chiaro avvertimento per i regimi o i Governi che vorrebbero relegare i cristiani o i cattolici alle catacombe sociali”, ha aggiunto.

Per Rafael Navarro-Valls, i diritti umani non iniziano con la Rivoluzione francese, ma “affondano le loro radici più profonde in quel misto di giudaismo e cristianesimo che configura il volto del corpo economico e sociale dell’Europa”.

“Come ha detto Norberto Bobbio, il grande cambiamento nel riconoscimento dell’uomo come persona ha avuto inizio in Occidente con la concezione cristiana della vita, secondo la quale tutti gli uomini sono fratelli in quanto figli di Dio”, ha spiegato.

Secondo l’oratore, i diritti fondamentali “dovrebbero essere riscattati dalle pressioni delle minoranze e dalle imposizioni delle maggioranze politiche”.

“Quando anni fa si è compiuto mezzo secolo dall’inizio di quel dramma giudiziario che è stato il processo di Norimberga, si è osservato che, rifiutando la tesi dell”obbedienza dovuta’ alla legge nazional-socialista e alla catena di comando quando ordina atrocità, si è potenziata la funzione etica che nella teoria classica della giustizia corrisponde alla coscienza personale”.

Secondo il giurista, Norimberga ha dimostrato che la cultura giuridica occidentale “si basa su valori giuridici radicali, al di sopra delle decisioni di eventuali maggioranze o di imposizioni plebiscitarie”.

“E’ necessario porre i diritti umani al di sopra della politica”, ha dichiarato.

“Una delle missioni della società civile è smascherare quegli Stati che, in materia di diritti umani, hanno scheletri nell’armadio”.

“Denunciare il sequestro dei diritti umani – di espressione, alla vita, alla libertà religiosa, alla dignità della persona – è un compito prioritario di tutti”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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