“Sofferenza indicibile” per gli angolani espulsi dal Congo

Costretti a percorrere anche 900 chilometri a piedi

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ROMA, lunedì, 23 novembre 2009 (ZENIT.org).- I Governi della Repubblica Democratica del Congo e della Repubblica del Congo stanno espellendo tutti gli angolani residenti sul loro territorio, a quanto si dice con grande brutalità.

Gli angolani espulsi vivono “una sofferenza indicibile” e devono sopportare “condizioni raccapriccianti”, hanno ricordato all’associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) padre Andrzej Halemba e Ulrich Kny, due collaboratori di ACS che nelle ultime due settimane hanno viaggiato per l’Angola.

Padre Halemba e Kny hanno descritto con queste parole forti la situazione dei campi di rifugiati della città di Damba, nel nord dell’Angola.

I poliziotti congolesi, in uniforme o in abiti civili, “si presentano senza avviso e chiedono agli angolani di abbandonare immediatamente il Paese”, spiega l’associazione. Migliaia di persone si vedono dunque costrette a tornare in Angola senza neanche la possibilità di portare con sé i propri già scarsi averi.

Questa situazione, denuncia ACS, provoca lo smembramento di molte famiglie: ci sono bambini rimasti soli perché non sono riusciti a ritrovare i propri genitori che erano stati espulsi, così come gli angolani sposati con cittadini congolesi devono abbandonare il coniuge.

I collaboratori di ACS hanno parlato di persone costrette a percorrere fino a 900 chilometri a piedi e di donne che partoriscono per strada. Molti anziani, donne e bambini arrivano ai campi di rifugiati senza aver mangiato da giorni.

Di fronte a questa tragica emergenza, le Diocesi congolesi di Uíje e Mbanza Congo si sono mobilitate per assistere migliaia di rifugiati affamati, stremati e non di rado gravemente malati.

A Damba sono stati allestiti cinque campi di accoglienza, ma le forti piogge hanno impregnato il terreno occupato dalle tende fornite dalla città, provocando una situazione catastrofica.

“Alcuni rifugiati decidono di proseguire subito il cammino verso altri villaggi dove si trovano dei loro familiari – ha riferito Ulrich Kny –. Altri non sanno dove andare: i loro paesi sono stati totalmente distrutti durante la guerra civile e i loro parenti sono fuggiti. C’è anche chi non viene accolto dai propri familiari e che, con un dolore ancor maggiore, torna a uno dei campi di accoglienza”.

A Damba, quattro cappuccini e quattro suore della Misericordia assistono la marea incessante di rifugiati offrendo assistenza spirituale, ospitando nel convento, distribuendo cibo, stoviglie, medicinali e vestiti e incaricandosi della vaccinazione contro il tetano, la poliomielite e altre malattie.

Le suore assistono ogni giorno centinaia di persone, contando sul sostegno di numerosi volontari della parrocchia, ma i rifugiati aumentano continuamente ed è molto difficile far fronte a tutte le loro necessità.

Nelle ultime settimane, si stima che siano stati espulsi circa 40.000 angolani. “Tutto sembre indicare che si tratti di una rappresaglia per l’espulsione dall’Angola di immigrati clandestini provenienti dai Paesi congolesi, iniziata due anni fa”, commenta ACS.

I rappresentanti dell’associazione, tuttavia, hanno sottolineato che le espulsioni degli angolani non riguardano solo gli immigrati illegali, ma anche quelli che risiedono regolarmente in una delle due Repubbliche congolesi, come rifugiati della guerra civile o per qualsiasi altro motivo.

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ZENIT Staff

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