di Chiara Santomiero
ROMA, lunedì, 23 novembre 2009 (ZENIT.org).- Si è collocato nelle celebrazioni del centenario della nascita di Giuseppe Lazzati, una delle più eminenti figure del laicato cattolico del Novecento italiano, il convegno “Lazzati, il Concilio… e noi”, che si è tenuto il 21 novembre scorso a Roma.
L’iniziativa, promossa dal Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic), dall’Azione cattolica italiana, dalla Federazione degli universitari cattolici italiani (Fuci), dal Movimento di impegno educativo dell’Azione cattolica (Mieac) e dall’Associazione Città dell’uomo, ha inteso sottolineare la profonda attualità del pensiero del professore milanese per la Chiesa e la società di oggi.
“Lazzati – ha ricordato il presidente del Meic, Carlo Cirotto – è vissuto in un difficile periodo di transizione tra un passato che resisteva ai cambiamenti e novità che stentavano ad affermarsi come acquisizioni stabili”. Egli fu capace di attraversare quel momento storico “mantenendo una fedeltà incondizionata al proprio ideale cristiano. Adesso tocca a noi continuare con lo stile lazzatiano e, in particolare, con una profonda azione culturale di tipo formativo”.
Molte le intuizioni di Lazzati che, secondo i relatori intervenuti, meritano di essere riproposte. Tra queste, secondo Luigi Pizzolato, docente all’Università Cattolica, “quella sull’opera dei laici nel mondo, vista non come semplicemente preparatoria all’evangelizzazione, ma già direttamente opera di consacrazione della realtà temporale”.
“Insieme all’affermazione del ruolo centrale della mediazione culturale – ha precisato Marco Ivaldo, docente all’Università di Napoli Federico II – perché i cristiani sono chiamati a costruire la ‘polis’ non solo a propria misura, ma a misura di ogni uomo”.
I lavori del convegno si sono soffermati sull’eredità di Lazzati rispetto alla lezione del Vaticano II, della cui stagione il professore fu un protagonista. Per Serena Noceti della Facoltà teologica dell’Italia centrale, “se nella Chiesa sparisce la parola dei laici, viene a mancare una parte necessaria della trasmissione della fede”.
Si tratta di uno squilibrio che “il Concilio ha denunciato e dal quale Lazzati aveva messo in guardia. Oggi corriamo ancora questo rischio. La risposta è in una formazione di qualità del laicato, che metterebbe anche al riparo dal pericolo di cadere nella cosiddetta religione civile”.
Appartiene al laicato, secondo Stella Morra del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, “la sfida della traduzione del patrimonio della fede”. “Riceviamo – ha affermato la teologa – un insieme vitale che siamo chiamati ad abitare e a comunicare al mondo in modo che gli altri riescano a riconoscerlo”.
Lazzati non è solo un maestro della dimensione intellettuale. “Ci troviamo di fronte – ha affermato Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica italiana, tracciando le conclusioni dell’incontro – ad una testimonianza esemplare, ad un maestro di santità” che va colta soprattutto “nello stretto nesso tra dimensione intellettuale e dimensione morale, onestà intellettuale e pratica di vita, di cui c’è oggi particolarmente bisogno”.