La Terra Santa si prepara alla beatificazione di Madre Ghattas

Fondatrice della Congregazione del Santo Rosario

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di Carmen Elena Villa

GERUSALEMME, venerdì, 20 novembre 2009 (ZENIT.org).- Marie-Alphonsine Danil Ghattas è morta il 25 marzo 1927, durante la solennità del’Annunciazione-Incarnazione del Signore, mentre recitava il quarto mistero glorioso del Rosario, quello dell’Assunzione di Maria in cielo.

Questa domenica, la religiosa nata a Gerusalemme sarà beatificata proprio nella Basilica dell’Annunciazione di Nazareth. E’ la cofondatrice della Congregazione del Santo Rosario, l’unica comunità religiosa nata in Terra Santa.

La cerimonia sarà presieduta da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e inviato speciale di Benedetto XVI all’evento.

Rosario

Fin da piccola Maryam Soultaneh nutrì una speciale devozione per la Madonna e per la recita del Rosario: “Che bella madre, Maria! Non la posso descrivere, nessuna immagine assomiglia anche lontanamente alla sua immensa bellezza. Beato chi ne gode eternamente!”, dice in uno dei scritti, divulgati dalla sua comunità.

Fu grazie al suo stretto rapporto con Maria che ad appena 14 anni poté capire chiaramente la sua chiamata alla vita religiosa. Il suo amore per la Vergine l’aiutò ad affrontare anche alcune difficoltà, come l’opposizione di suo padre alla vocazione. Ad ogni modo, nel 1860 vestì l’abito nella comunità di San Giuseppe dell’apparizione, prendendo il nome di Marie-Alphonsine.

“Si distingueva per la sua profonda pietà e la sua ferma adesione alla fede cattolica – ha detto il postulatore della sua causa, padre Vito Tomás Gómez, OP, in un comunicato inviato a ZENIT -. Fondò l’associazione delle Figlie di Maria e anche un’altra orientata alle madri cristiane. Proseguì la sua opera apostolica a Betlemme”.

Dopo 14 anni di vita comunitaria, sentì una forte chiamata della Madonna a lasciare le suore di San Giuseppe dell’apparizione per fondare una Congregazione che si dedicasse alla recita del rosario. Per questo dovette chiedere una dispensa a Roma e tornare a vivere a casa dei genitori. Ottenne questo permesso nel 1880, dopo molte difficoltà e con l’aiuto di padre Josèph Tannùs Yammìn, un sacerdote del Patriarcato latino.

Accanto a lei, altre cinque postulanti iniziarono a far parte della nuova comunità. Il 6 ottobre 1883 suor Marie-Alphonsine, che volle conservare il suo nome nella nuova realtà, ricevette l’abito della Congregazione del Rosario. Nel 1885 venne ammessa alla professione e a pronunciare i primi voti.

Marie-Alphonsine trascorse 42 anni al servizio della sua comunità: aprì a Betlemme un laboratorio per dare lavoro ai giovani poveri della città, poi andò a Jaffa e a Nazareth, a Beit Sahur, Salt, Nablus, Zababdeh, Betlemme, Gerusalemme e infine ad Ain Karem, dove fece fondare un orfanotrofio. Vi rimase fino alla morte, avvenuta nel 1927.

“O Signore! E’ così che ti mostri generoso e che consoli i peccatori che non ti supplicano! Di cosa sarà fatta la tua carità verso i tuoi amici ed eletti? O Maria, madre mia! Chi ti può comprendere? Chi può rendersi conto della tua compassione verso le figlie della tua razza, soprattutto quelle che si sentono disorientate nella loro vita?”, ha scritto la futura beata.

In ogni luogo in cui abitava si concentrò a insegnare a leggere o a scrivere, a far apprendere i lavori manuali, a fondare confraternite per donne, a insegnare il catechismo e, ovviamente, a diffondere la recita del rosario. “La mortificazione di se stessi attira grazie immense, così come la preghiera e la modestia”, ripeteva costantemente Marie-Alphonsine.

Oggi la Congregazione ha circa 300 suore, presenti in Palestina e Israele, in Giordania, Libano, Siria, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Roma.

La segretaria generale della Congregazione, suor Ildefonsa, ha spiegato in alcune dichiarazioni all’agenzia SIR che non solo la Congregazione, ma tutta la comunità cristiana, soprattutto in Galilea, si sta preparando da tempo per la cerimonia.

La beatificazione, ha affermato, sarà per i cristiani “un invito al coraggio, a restare nonostante le difficoltà”.

“Mi sono donata con un’offerta totale per tutto ciò che la Divina Provvidenza voleva da me. Non trovo alcun male in ciò che soffro perché sono un’offerta del Rosario”, diceva la futura beata.

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ZENIT Staff

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